
Per una storia del clima nelle Alpi lombarde sarà il tema della serata prevista giovedì prossimo 15 maggio alle 20.30 a La Filanda di Mendrisio.
Il geografo Marco Pellegrini (1941-1972) è stato l’autore di una ricerca pionieristica e innovativa sulla storia del clima nelle Alpi lombarde, parzialmente pubblicata postuma sulla rivista «Archivio Storico Ticinese» nel dicembre del 1973. La Fondazione “Piero e Marco Pellegrini – Guglielmo Canevascini” di Bellinzona (che porta quindi anche il suo nome) ha raccolto i lavori del ricercatore ticinese che ora sono disponibili in formato elettronico.
Pellegrini inizia le sue ricerche di climatologia storica in Ticino e in Valtellina nell’estate del 1968, per poi laurearsi tre anni dopo – il 6 luglio 1971 – in geografia con Lucio Gambi all’Università degli studi di Milano discutendo una tesi dal titolo Materiali per una storia del clima nelle Alpi lombarde durante gli ultimi cinque secoli.
Un lavoro innovativo e fortemente interdisciplinare in grado di utilizzare metodi e coniugare risultati di settori della ricerca diversi: dalle osservazioni fenologiche alla dendrocronologia e alla glaciologia sino alla ricerca archivistica in Valtellina e in Ticino.
Studio pionieristico e fondamentale per gli ambiti disciplinari storico-geografici di area italiana, che mirava alla complessa ricostruzione del clima in età moderna nelle due regioni limitrofe delle Alpi Centrali. Nell’approccio interdisciplinare e nell’intento di far dialogare scienze naturali e scienze umane risiede il carattere innovativo dello studio. Di grande interesse, ad esempio, il tentativo di mettere in relazione le oscillazioni climatiche con le vicende della storia economica e sociale delle comunità montane.
Mente brillante e ricercatore appassionato, nel 1971 consegue una borsa di studio presso l’Istituto di studi storici di Napoli, per poter continuare a coltivare i suoi interessi per l’Arco alpino e per abbozzare ulteriori campi d’indagine in regioni dell’Italia meridionale. I progetti di ricerca delineati e la preparazione dei materiali per la prevista pubblicazione verranno purtroppo tragicamente troncati la notte del 12 agosto 1972. Marco Pellegrini muore prematuramente, all’età di 31 anni, in un tragico incidente stradale.
Il 2 e 3 febbraio 1999, presso il Centro culturale svizzero di Milano, verrà organizzato un importante incontro scientifico sul tema “Che tempo faceva? Variazioni climatiche nelle Alpi. Stato dell’arte, prospettive di ricerca, metodologie di studio, fonti documentarie”. Il convegno, organizzato dall’Istituto di Geografia umana della locale Università, dalla Fondazione Pellegrini Canevascini e da GEA-associazione dei geografi, sarà dedicato alla memoria di Marco Pellegrini che “di questi problemi e di una esemplare impostazione metodologica fu maestro”. Ambiti di ricerca che mai come oggi appaiono fondamentali rispetto alle necessità di conoscenza imposte dal mutamento climatico in atto e dalle sue ripercussioni.
Durante la serata di giovedì 15 maggio a LaFilanda, saranno presentati i materiali attualmente digitalizzati; il ruolo avuto da Marco Pellegrini in qualità di segretario e animatore della neonata Fondazione; la formazione accademica e il rapporto con Lucio Gambi all’Università Statale di Milano.
Luca Bonardi, docente di geografia e storia del clima presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, che a più riprese si è occupato del lavoro dello studioso ticinese, traccerà infine un bilancio della sua opera.
L’evento, con inizio alle 20.30, è organizzato da GEA-associazione dei geografi in collaborazione con la Fondazione Pellegrini Canevascini e con la Biblioteca cantonale di Mendrisio e prevede interventi di Francesca Mariani Arcobello (presidente della Fondazione Pellegrini Canevascini), Ivano Fosanelli (GEA-associazione dei geografi) e Luca Bonardi (Università Ca’ Foscari di Venezia).
Ivano Fosanelli
Immagini tratte da: L. Bonardi (a cura di), Che tempo faceva? Variazioni del clima e conseguenze sul popolamento umano. Fonti, metodologie e prospettive, Milano, FrancoAngeli, 2004 (possibili figure 23 e 24).