Giada Borin racconta i “suoi” Mondiali Under 20 a Lima

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Si sono svolti negli ultimi giorni di agosto a Lima, in Perù, i Campionati del mondo Under 20 di atletica leggera. Della delegazione svizzera faceva parte anche la lanciatrice dell’ASSPO Riva San Vitale, Giada Borin, che al momento detiene il record ticinese giovanile assoluto nel disco con m 49.40. Con lei abbiamo ripercorso questa importante tappa del suo cammino sportivo.

Giada, qual è stata la tua prima sensazione arrivando a Lima?
Ho provato una grande felicità! Non avevo mai viaggiato così lontano ed ero molto curiosa di scoprire dal vivo questa realtà. Peccato che al nostro arrivo il tempo fosse grigio e piovoso e non sia stato possibile ammirare il paesaggio dall’alto. D’altra parte lì era inverno e lo choc termico l’abbiamo sentito subito: venivamo da 35/36 gradi e ne abbiamo trovati 13/14. Lima mi è sembrata comunque abbastanza pulita sebbene l’aria fosse piuttosto pesante per lo smog. Sulle strade circolavano mezzi pubblici datati, ma nel complesso la prima impressione è stata positiva.

Di quanti atleti era composta la squadra rossocrociata? C’erano altri ticinesi oltre a te?
Tra atleti e allenatori eravamo una cinquantina di persone, la più grande delegazione mai raggiunta dalla Svizzera. Altri ticinesi non ce n’erano, io ero accompagnata dalla mia allenatrice Cristina Pezzatti.

Come e dove eravate alloggiati? Ci puoi descrivere un po’ l’ambiente?
Per usare un termine molto in voga direi “Work in progress”! Al nostro arrivo in albergo ci è stato detto che non erano pronti ad accoglierci e che dovevamo cambiare destinazione. Così ci hanno spostato in un Hotel a 5 stelle con la raccomandazione di non disfare le valigie in quanto, probabilmente, avremmo dovuto cambiare ancora, essendo quello troppo costoso. Per finire è stato trovato un accordo e abbiamo potuto rimanere. Mai avuto un trattamento migliore! Neanche da paragonare alle sistemazioni degli Europei: letti comodi, cibo buono, grande comfort.

Quanti giorni prima delle competizioni siete arrivati sul posto? Avete potuto allenarvi subito sul terreno di gara?
Dovendo io gareggiare già il primo giorno di competizioni, sono arrivata con il primo gruppo di svizzeri cinque giorni prima del via ufficiale. Ma non è stato possibile allenarci nello stadio scelto per le competizioni. L’accesso lì era vietato, salvo che per un breve sopralluogo nel corso del quale abbiamo potuto verificare il tipo di pedana destinato alla competizione. Le pedane possono infatti essere piuttosto diverse e non su tutte ci si trova a proprio agio. Per allenarci avevamo comunque a disposizione uno stadio proprio di fronte a quello principale.

Con quali aspettative eri partita dal Ticino?
Guardando la graduatoria delle 35 partecipanti, io ero situata in 30.a posizione. Considerato che le prime otto erano davvero di un altro livello e che però tra la decima e la trentesima le misure variavano di un metro e mezzo circa, mi sarebbe piaciuto entrare nelle prime 12, ma ero ben conscia che sarebbe stato difficile.

Sappiamo però che hai gareggiato nonostante uno stato influenzale importante… Quanto ha influito sulle tue prestazioni?
Purtroppo ha influito molto. Quando sono partita stavo bene, mi devo essere ammalata in viaggio… Il giorno prima della gara avevo la febbre a 39 e stavo davvero male, tanto che il medico della nazionale mi ha consigliato di non scendere in pedana ma, arrivata fino a lì – dopo tutti i sacrifici compiuti, gli allenamenti extra, la rinuncia alle vacanze estive – non me la sono sentita di abbandonare e ho fatto il possibile per esserci, sostenuta anche dai compagni di squadra. Posso dire che questa gara l’ho portata a termine più con la testa che con il corpo. Ma sono contenta di quello che ho fatto. Il 26° posto in quelle condizioni mi appaga!

Che misure hanno raggiunto le prime classificate? Pensi di avere margine per avvicinarti nel prossimo futuro?
Hanno lanciato una decina di metri oltre il mio limite massimo. Che è il mio obiettivo futuro. Infatti vorrei raggiungere i 56 m che costituirebbero il record svizzero U23.

Facendo i debiti paragoni con le tue avversarie, quali considerazioni ti senti di esprimere?
In Svizzera sono considerata una ragazza grande, ma la maggior parte delle atlete contro le quali mi sono ritrovata a competere erano più alte e decisamente più possenti di me. Mi dicono che tecnicamente sono molto elegante e fluida, ma adesso è tempo di migliorare la forza. Considerato che in inverno non abbiamo gare indoor, potrò lavorare proprio su questo aspetto che è comunque fondamentale tanto quanto la tecnica.
Cosa hai riportato da questa esperienza?
La determinazione a gareggiare in ogni circostanza e l’umiltà di riconoscere i propri limiti. A non giudicare solo in base alla prestazione, perché questa è data da tante variabili che non sempre possiamo conoscere. La bellezza di queste esperienze è quella di poter condividere con altri coetanei le stesse passioni e gli stessi problemi, perché infine la parte umana è quella che resta più nitida nei miei ricordi.

Il prossimo anno entrerai nella categoria U23. Continuerai con il lancio del disco o ti concentrerai su altro? Magari sul martello, che pure ti ha dato delle belle soddisfazioni…
Il disco sarà sempre la mia disciplina favorita, quella alla quale dedicherò la gran parte del mio tempo. Il resto è svago, diversivo, passatempo…