Manca poco alla tradizionale Festa campestre OSC (si terrà il 7 settembre) ma quest’anno è un anno speciale: ricorre il 50° del Club ‘74. Per l’occasione ospitiamo un approfondimento di Valentino Garrafa.
Il rapporto fra la popolazione e il Quartiere di Casvegno di Mendrisio è datato 1898, con la nascita dell’allora Manicomio cantonale dopo il lascito da parte di Agostino Maspoli nel 1870 per un «fondo pell’erezione e dotazione di un Manicomio». Da allora sono cambiate tante cose e nel corso dei decenni le stagioni sociali e culturali hanno fortemente influenzato l’approccio che abbiamo con quella che oggi viene definita salute mentale. Così, passeggiando nel parco, si può incontrare un drago: esatto, un drago, che si erige e scruta l’orizzonte. È nato ed è stato realizzato da un gruppo di operatori e utenti dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (OSC) e membri del Club ’74 in occasione di una Festa campestre. La ormai tradizionale Festa (che si svolge ogni primo sabato di settembre, quest’anno sarà il 7) nacque inizialmente per far incontrare i degenti con i parenti: questo perché tempo fa i ricoveri in clinica, al contrario di oggi, erano molto lunghi. Nel corso degli anni la festa si è trasformata in un incontro con la popolazione con l’intento di contribuire a diminuire i pregiudizi (che ancora oggi persistono) nei confronti di chi vive un disagio psichico e sociale. In questo contesto s’inserisce anche la nascita del Club ’74.
Formalmente istituito nel 1974, ha contribuito in maniera importante alle riforme democratiche della sociopsichiatria ticinese, garantendo la partecipazione ai processi decisionali delle persone che hanno delle problematiche di salute mentale e che fino ad allora non avevano nemmeno diritto alla parola. I principi ispiratori sono quelli della Psicoterapia Istituzionale di origine francese. La Psicoterapia istituzionale è stata fondata da un gruppo di psichiatri francesi (anni ‘50 e ‘60) tra cui Jean Oury, François Tosquelles, e Lucien Bonnafé, con un approccio terapeutico che pone attenzione alle dinamiche di gruppo e al contesto istituzionale in cui si svolge la terapia. Jean Oury ha contribuito in modo significativo allo sviluppo della psicoterapia istituzionale. Oury con Félix Guattari hanno fondato la clinica psichiatrica di La Borde, dove hanno implementato un approccio terapeutico basato sulla condivisione del potere tra pazienti e operatori, sull’importanza delle relazioni interpersonali e sull’ambiente terapeutico come parte integrante del processo di cura. Di fondamentale importanza per l’esperienza ticinese è stato Ettore Pellandini, fondatore del Club ’74 e che fu capo del Servizio di socioterapia OSC. Questo legame indissolubile è stato sancito e confermato con un Decreto legislativo (21 aprile 2010) votato dal Parlamento cantonale dove si garantisce “il sostegno al Club ’74 dei pazienti, attraverso il Servizio di socioterapia dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (OSC)”. La connotazione interpersonale e una certa informalità nell’incontrare le persone che volontariamente partecipano alle molte attività e progetti promossi dal Club, come appunto la Festa campestre, caratterizzano l’approccio territoriale di questa associazione. Sì perché il territorio, prima che uno spazio topografico, è uno spazio relazionale, dove i luoghi e le attività favoriscono l’incontro tra le persone, lo scambio di esperienze, dove vi è la volontà di rafforzare la comunità grazie al contributo di ogni suo singolo componente. Ecco perché il lavoro nell’ambito della cura si avvale anche di un approccio che pone attenzione all’ambito della formazione (vedi ad esempio le numerose collaborazioni con la Supsi), alle collaborazioni istituzionali (altre Istituzioni private e pubbliche o in ambiti Municipali) e alle cooperazioni con partner privati che sostengono direttamente o indirettamente il Club ’74. Un territorio formato da intrecci relazionali che nel corso degli anni, va continuamente alimentato e costruito sulla base delle esigenze che le persone e le comunità evidenziano. È un lavoro complesso e variegato ma che ben descrive la quotidianità di chi s’inserisce (per breve, medio o lungo termine) nel dare il proprio contributo. Le persone trovano o ritrovano così interesse, sono in relazione agli altri, sono portatori di competenze e/o ne acquisiscono di nuove e hanno anche tempo di confrontarsi con alcune questioni esistenziali che li riguardano.
Ognuno di noi è confrontato con periodi della vita difficili e crediamo che è proprio in questi momenti che si possono tessere le fila di un nuovo inizio, anche grazie all’aiuto e alla solidarietà di chi ci sta vicino: parenti, amici o professionisti che siano. Queste relazioni ci ricordano che non siamo mai soli. Il Drago di Casvegno scruta dunque l’orizzonte, attraversando le diverse stagioni, non solo quelle che caratterizzano Casvegno, ma della società tutta. Nel corso degli anni ha resistito anche alle intemperie del vento, del freddo e all’indifferenza. La sua rinascita per noi simboleggia quel percorso d’inclusione che ancora dobbiamo perseguire attraverso valori fondamentali quali la solidarietà, la partecipazione e la bellezza dell’esperienza umana: se tendiamo le nostre prassi verso questi valori e principi, possiamo ragionevolmente sentirci appagati. Tanto lavoro è stato fatto ma tanto resta ancora da fare e ci piace immaginare che il Club ’74 sarà ancora una volta un attore sociale importante e che darà il proprio contributo propositivo, creativo e a volte anche un po’ fuori dagli schemi. Vi diamo così appuntamento alla prossima Festa campestre, intitolata “Draghi” e che avrà luogo sabato 7 settembre dalle 10.30.
Valentino Garrafa, animatore socioculturale del Servizio di socioterapia OSC