A fine maggio gli è stato consegnato il premio al merito sportivo dall’ATGS, l’Associazione dei Giornalisti Sportivi Ticinesi. Un premio arrivato a coronamento di una lunga, lunghissima carriera nel mondo del basket, sia come responsabile del settore giovanile della SAV Vacallo, sia come leggendario speaker della società gialloverde.
Orazio Zannoni, originario di Castel Bolognese, un Comune dell’Emilia-Romagna, ha dato parecchio alla società che lo accoglie il 5 maggio (“il giorno della morte di Napoleone”) 1966, quando si trasferisce definitivamente in Ticino. Il suo percorso professionale, legato al mondo della ferrovia, non ha niente a che fare con la pallacanestro. E allora, da dove viene la passione per la palla a spicchi? “Io tra oratorio o tornei dei bar giocavo a calcio o a volley, ma la passione per questo sport l’ho sempre avuta. A 16 o 17 anni un mio amico mi portò a vedere una partita a Bologna, che è Basket City, ancora adesso. Virtus Minganti contro Simmenthal Milano, dei giganti che giocavano ad una velocità…”.
Nel 1976, dieci anni dopo il suo arrivo a Chiasso, viene costruita la palestra in quel di Vacallo e Orazio, una persona dal carattere decisamente socievole, viene chiamato a lanciare il movimento giovanile: “Io fermavo sempre le persone e parlavo con loro cercando di promuovere il basket. E così a settembre 1976, tra passaparola e pubblicità nelle scuole, abbiamo aperto con 11 bambini (tra cui i miei figli Luca e Marco), allenati da Monica Rusca a Mario Tettamanti”. Da quel momento ricopre per un lunghissimo periodo il ruolo di responsabile del settore giovanile e sotto la sua ala crescono diversi elementi promettenti, che negli anni fanno le fortune della società momò.
E poi, in concomitanza con gli impegni legati alle nuove leve, negli anni ‘90 arriva pure un nuovo ruolo, quello da speaker: “Mi chiesero se avessi voluto provare e, visto che io leggevo in chiesa e tutti mi dicevano che avevo una voce abbastanza chiara, decisi di farlo”. Inizia così un percorso leggendario, che porta la sua voce ad essere una delle più caratteristiche del panorama ticinese, ma non solo. I ricordi non possono che essere indimenticabili e straordinari, dalla partita degli Harlem Globetrotters a Bellinzona, alla finale di B giocata in campo nemico contro la SAM, oppure il titolo del 2009 “in cui prima chiedo a fatica di liberare il parquet per la premiazione e poi urlo ‘Popolo gialloverde, ora date sfogo alla vostra gioia, scatenate l’inferno’ e il Palapenz diventa una bolgia”.
Durante questo lungo periodo vede con i suoi occhi giocatori di altissimo livello indossare la maglia gialloverde: “Il migliore era Lamont Jones, peccato che si sia rotto prima delle finali”. La sua natura affabile e socievole lo porta ad apprezzare anche altri stranieri che a Vacallo hanno trovato una seconda casa: “Gary Stich è stato uno di noi, così come Rickey Gibson, che veniva in chiesa e ci ha fatto vincere il titolo svizzero nella stagione 2008/09”.
Evidentemente, e chi conosce la storia del club lo sa, il suo lungo percorso non è composto unicamente da momenti avvincenti e festosi, ma pure da situazioni estremamente spiacevoli, come i fallimenti del 2000 (dell’ABV) e del 2013. “Il primo l’ho vissuto malissimo perché è stato un fulmine a ciel sereno. La presidente Nicoletta Mettel all’epoca per due anni e mezzo ha rispettato quello che aveva promesso, ma poi ha sbagliato, perché ci ha lasciato senza soldi a campionato iniziato. In quel caso, anche se non mi piace mettermi in mostra, la SAV Vacallo l’ho salvata io. Perché a quell’epoca si era votato di dare tutto il movimento giovanile all’ABV e così sarebbe sparita la sezione basket della SAV. Ma a furia di rompere le scatole sono riuscito a tenere il minibasket e la squadra di terza divisione. Così quando è fallita l’ABV abbiamo chiamato in Federazione e abbiamo spostato tutte le tessere del settore giovanile da ABV a SAV. Il secondo fallimento invece è stato un disastro, da stenderci un velo pietoso”.
Dopo i periodi infelici, questa chiacchierata la vogliamo chiudere con una lode al suo impegno e alla passione che ha messo nella pallacanestro. Grazie all’avvolgente e magnetica voce di Orazio Zannoni, una miriade di giovani si è affacciata al mondo del basket e non ha potuto far altro che innamorarsi della palla a spicchi. Il suo “Triplaaa” è senz’alcun dubbio uno dei più grandi marchi di fabbrica: “Quel ‘Triplaaa’ è mio, dovrei chiedere i diritti”, ha chiosato con il sorriso.