O si cambia o si chiude

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(red.) È all’Osteria della Posta che la Cooperativa  annuncia i conti in rosso e la possibile fine del negozio entro la metà dell’anno venturo; neanche il tempo, dunque, se le perdite non cessano, per celebrare il secolo di vita della bottega, aperta nel 1917 dai bisnonni.  
A Castel San Pietro questa minuscola osteria di paese con tante buone cose andrà avanti a chiamarsi così con una certa fierezza perché la Posta – e tutti in paese fanno gli scongiuri – lascia aperti gli sportelli; quando proprio stasera, nella vicina Città, quelli storici di Mendrisio Borgo verranno chiusi  per sempre.

A Castello ci sono 800 nuclei famigliari e la posizione dell’ufficio postale, lungo la “cantonale” è strategica per chi va e viene dalla Valle di Muggio. Ma il negozio, a due passi da lì, pure dotato di posteggi, accumula perdite consistenti; e le notizie arrivate in settimana dal centro di Novazzano, dove l’unico negoziante si è arreso dopo un anno  di fatiche, non rallegrano di certo il presidente Mattia Crivelli e gli altri amministatori. Sulla bacheca vetrata che illustra i pregi del paese figurano una ventina di gruppi ed associazioni; ma fra loro ce ne sono di quelle che stentano a trovare i ricambi. Un po’ quel che succede alla clientela del negozio, porto sicuro per gli anziani lì intorno, per qualche famiglia che ci tiene fino in fondo alla bottega di paese; e pochi di più. Le giovani generazioni vanno altrove e il negozio, che pure dispone di un assortimento dignitoso, per molti è lì soltanto per trovare il burro che manca in cucina all’ultimo momento, prima delle sei e mezza.
Così, insomma, non si può andare avanti. Bisognerebbe che ciascuna famiglia comperasse generi per 25 franchi a settimana, spiega Crivelli. Anche la fornitura – fosse solo in piccola parte – alla Casa degli anziani Guanella e all’Istituto di Loverciano, da sempre  radicate nella realtà sociale del villaggio,  potrebbe essere interessante per il negozio. Ma per ora non è successo nulla. Spese ridotte all’osso
Il sindaco Alessia Ponti e il collega Giorgio Cereghetti sono ben consapevoli della situazione e vedranno quale sostegno garantire discutendone in seno al Municipio. Già oggi il Comune è fidejussore quando si tratta di aprire una linea di credito in banca. Della situazione scriverà anche la rivista informativa comunale.
Per  l’amministrazione è tutto un fare e rifare i conti: i fornitori, la bolletta della luce, la manutenzione dello stabile, che è di proprietà della cooperativa, quella dei frigo, gli stipendi per le venditrici (due posti al 90%, uno al 50%).  Spese ridotte all’osso, grazie anche al volontariato, sempre tenendo davanti, comunque, l’obiettivo di acccontentare i clienti, di offrire sugli scaffali merci di ottima qualità a prezzi sostenibili;  e in diversi casi inferiori a quelli della concorrenza. I conti non tornano
Ma i conti non tornano. Sull’altro piatto della bilancia ecco i ricavi, in forte e rapida discesa. Già sono in crisi le grandi catene di distribuzione in un libero mercato diventato feroce; figurarsi come soffrono le realtà piccoline come questa, o quelle della valle di Muggio, di Balerna, Tremona, Brusino Arsizio…
È per un senso di responsabilità che la Cooperativa  si rivolge alla popolazione attraverso i giornali: diamoci tutti una mano, dicono gli amministratori: dalle risposte che giungeranno decideremo se e come andare avanti.