Prima dell’apertura della mostra – nella Sala del Torchio di Balerna – sono andata in un magazzino a dare un primo sguardo alle opere di Evylin Van Der Wielen, artista nata in Cecoslovacchia nel 1945, trasferitasi poi in Ticino nel 1965, e venuta a mancare lo scorso anno.
La prima impressione è stata quella di immergermi in una tavolozza di colori: tutto era acceso da una luce che solo chi sa davvero usare il colore riesce a rendere con la propria arte. I dipinti, gli assemblaggi, le ceramiche, infine le lampade spuntavano da ogni dove, e portavano con loro forme più o meno geometriche, pennellate ora dure, ora morbide, e una grande varietà di materiali. In quel luogo mi sono accorta del potere contagioso che ha il colore: me ne sono tornata a casa un po’ meno grigia.
La scena si ripete, questa volta al vernissage della mostra, lo scorso 10 maggio. La mostra viene presentata da Daria Caverzasio. Le opere di Evylin Van Der Wielen sono esposte coerentemente al suo percorso artistico. Il grande autoritratto (nella foto a sinistra) inaugura la prima fase di Evylin, cioè quella naïve, caratterizzata da uno stile sfumato di ingenuità, quasi infantile, ma di un fortissimo contenuto emotivo e simbolico. Il riferimento a Frida Kahlo è quasi d’obbligo sia per elementi presenti nelle stesse opere di Evylin Van Der Wielen che richiamano l’illustre pittrice messicana, sia per l’arte di entrambe che è propriamente naïve, in quanto non si formarono mai presso una scuola d’arte vera e propria. Le unisce, inoltre, la loro comune essenza di artiste che furono prima di tutto donne, e di una straordinaria profondità.
Un’importante porzione dell’esposizione ci mostra come l’artista si sia ispirata alle avanguardie artistiche d’inizio Novecento; amò in modo particolare l’Espressionismo, movimento che esaltava la superiorità del lato emotivo della realtà, a discapito di quello più razionale e puramente oggettivo. Hermann Bahr, scrittore e critico letterario tedesco, affermava che “l’Espressionismo scopre in noi i sintomi dell’ignoto in cui confidiamo perché ci salvi, segni dello spirito imprigionato che vuole spezzare le catene, segni dell’allarme di tutte le anime angosciate”. I colori allegri e la dolcezza delle prime opere dell’artista in parte ingannano: il tormento, inteso come continua ricerca di una verità, sarà sempre presente in lei e nella sua arte.
In seguito, l’artista realizzò opere contraddistinte da un progressivo astrattismo, attraverso un puro e intenso gioco di forme e colori. Inoltre, Evylin Van Der Wielen si ritrovò a privilegiare un’essenzialità, emotivamente ricca, sia nella sua arte, sia nel suo stile di vita. Ciò è riscontrabile nel trasferimento, dopo aver vissuto prima ad Arzo poi a Salorino, in Valle di Muggio vivendo in modo molto semplice ma spiritualmente fecondo.
L’ultima fase della sua attività artistica consiste nella realizzazione di coloratissimi assemblaggi di oggetti e materiali di vario genere, come piume, sassi, pezzi di legno, gusci di lumache, foglie, vetri, ecc. trovati e raccolti durante le passeggiate che era solita fare. In queste opere (immagine a destra) è possibile individuare un frammento del passato di Evylin Van Der Wielen, cioè la formazione presso una scuola di artigianato in Germania e l’attività di decoratrice e quindi, di conseguenza, la sua esclusiva originalità.
Negli ultimi anni della sua vita l’artista abbandona il pennello e prende in mano la penna. Il punto di arrivo della mostra coincide, infatti, con i suoi scritti. Che sia stato davvero il suo punto di arrivo, una sorta di risoluzione cercata per un’intera vita attraverso l’arte? Non sappiamo rispondere a questa domanda. Il consiglio tuttavia rivolto a tutti è quello di percorrere il “sentiero artistico” tracciato presso la Sala del Torchio di Balerna, pronti a saper raccogliere o scoprire qualcosa di prezioso, sia anche solo puro colore, o bellezza immediata, o una piccola verità personale. Proprio come faceva Evylin Van Der Wielen nei boschi, insieme ai suoi cani.
Marta CeppiLa mostra durerà fino al 25 maggio ed è visibile dalle 15.30 alle 19 tutti i giorni o su appuntamento (chiamando Gini allo 077/488 80 63).