
Che ne sarà dell’edificio monumentale di Mario Botta? È anche questa una delle domande alle quali cerca di rispondere il documentario di Michele Cirigliano e Anton von Bredow, che sarà presentato in prima mondiale domani, sabato 25 gennaio alle 20.45 al Konzertsaal (replica il 29 gennaio alle 12.30 al Landhaus) alle 60.esime Giornate cinematografiche di Soletta.
La pellicola s’intitola “Architektur des Glücks” (Architettura della fortuna) e si addentra a Campione d’Italia, nell’enclave italiana sulle rive del lago di Lugano, dove “per più di un secolo – si legge nell’abstract dell’opera – il Comune ha tratto enormi profitti dal Casinò locale” e in cui “l’improvviso fallimento della sala da gioco ha gettato il paese in una crisi esistenziale”.
Il documentario, incentrato sul Casinò di Campione, dura 77 minuti ed è coprodotto dalla RSI. Realizzato con il sostegno della Ticino Film Commission, è firmato dal regista zurighese Michele Cirigliano, classe 1976, già autore di “Padrone e sotto”, un film ambientato nell’Italia meridionale con il quale ha partecipato a diversi festival europei. Coregista e co-sceneggiatore, è Anton von Bredow, classe 1996. Il documentario sarà trasmesso anche sul piccolo schermo in data da stabilire dalla RSI. L’emittente aveva già dedicato un ampio reportage alla sala da gioco, la più grande d’Europa, nel settembre 2021, intitolato “Senza Casinò”, quando la crisi era rovente. La data fatidica è quella del 18 aprile 2018, quando il Casinò progettato da Botta viene chiuso dalle forze dell’ordine, dopo il clamoroso fallimento che ha lasciato senza lavoro 500 dipendenti e gettando il Comune in pagine buie della sua storia: il gioco d’azzardo aveva infatti rappresentato infatti per decenni l’ossigeno economico per l’enclave. Dopo che il Tribunale di Como bocciò il piano di risanamento e decretò il fallimento, il Comune conobbe una crisi profonda.
Intanto, sempre a Soletta, dopo la proiezione in prima mondiale del 23 gennaio, il 28 gennaio alle 11.45 alla Canva sarà proiettato il cortometraggio della regista ticinese Valentina Shasivari girato alla Swiss Miniatur di Melide. Una pellicola sul “processo frammentario della memoria, inquietante e surreale”, che prende spunto da un ricordo di vacanza e vede al centro “una conversazione tra una madre e sua figlia, in cui il paesaggio e la narrazione sfumano gradualmente in una topografia della memoria”.