Gli studenti del CPT aprono il libro sul caso Caruso

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Gli studenti durante l'incontro con i media.

Sono in tre, ma parlano a nome di 200 compagni. Camicia, giacca elegante. Così martedì due ex studenti del CPT di Mendrisio Luca e Luka (con la k) e uno all’ultimo anno, Alex, hanno convocato una conferenza stampa a LaFilanda a difesa del loro professore Roberto Caruso licenziato lo scorso 9 settembre, dopo la sospensione avvenuta a giugno e nonostante il Tribunale amministrativo cantonale abbia annullato la prima decisione del DECS per non aver concesso al professore in carica da 34 anni, il diritto di essere sentito. “Lo sosteniamo poiché rivendichiamo una scuola degna di tale nome, in cui gli allievi possano contare su una scontata trasparenza che annulli qualsiasi timore”.
I tre giovani, professione elettrotecnici, riuniti sotto la costituita “Scintilla Studentesca” in rappresentanza di 1/4 degli studenti, hanno ripercorso le tappe principali della vicenda ed espresso i loro stati d’animo, uno su tutti: “frustrazione”. Luca: “Perché siamo qui oggi? Al CPT di Mendrisio i disagi erano presenti da molto tempo, il licenziamento di Caruso è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Il licenziamento di Caruso sarebbe avvenuto per “atteggiamenti irrispettosi verso i suoi superiori”. Ma sia il docente, che, assistito da un avvocato e dal sindacato OCST sta imboccando le vie ricorsuali, sia i tre studenti hanno un’altra versione: il docente si sarebbe semplicemente battuto contro il clima di tensione e disagio presente al Centro professionale tecnico di Mendrisio, segnatamente nel suo direttore e nel suo vice-direttore, nel frattempo rimosso dall’incarico (il posto è ancora vacante) ma non dalla docenza. I tre giovani hanno aperto il libro, riferendo alla stampa episodi raccontati anche durante il loro incontro con la direttrice del DECS, Marina Carobbio Guscetti, avvenuto il 13 settembre. “Il direttore divagava sul calcio tutto l’anno, così come nel passato e ha compromesso il nostro apprendimento”; “durante una supplenza con un’ora di anticipo ci lasciava andare a casa”; “alle verifiche il direttore giocava al cellulare, un atteggiamento irrispettoso”. Un altro episodio relativo al vice direttore, “che bestemmiava e a lezione raccontava perlopiù la sua storia personale”: un giorno con un allievo in infortunio a causa di una lesione al tendine e che aveva difficoltà a scrivere durante una verifica gli avrebbe risposto “impara con la sinistra sennò ti spezzo l’altro braccio”. E in circostanze come queste l’unico docente capace di offrire un valido supporto didattico e umano alle persone in formazione è stato – a dire dei tre giovani – il professor Caruso (che martedì ha assistito alla conferenza stampa in silenzio).
Ai media, i tre conferenzieri hanno parlato anche dell’incontro con la direttrice del DECS, la quale ha premesso di non potersi esprimere sul caso Caruso poiché la procedura era ancora aperta: “Secondo la consigliera di Stato Marina Carobbio il nostro appoggio al professore è una manipolazione. Abbiamo sentito una certa freddezza e poco interesse reale verso le nostre preoccupazioni”. I tre portavoce hanno inoltre dichiarato di aver ricevuto il verbale dell’incontro solo 12 giorni più tardi, “con errori, incoerente e riduttivo rispetto a quanto discusso”. “Dove noi abbiamo cercato trasparenza, abbiamo trovato chiusura. Siamo stati sentiti e non ascoltati” – hanno dichiarato Luca, Luka e Alex, che hanno sottolineato: “Il senso di frustrazione che proviamo è molto evidente”. “Abbiamo il sentore che il DECS non ci abbia a cuore”. E inoltre: “Continuiamo a sperare in Marina Carobbio perché risolva il problema. Crediamo che la trasparenza sia alla base di un ambiente educativo per tutti. Ma noi diciamo: il rapporto di fiducia va costruito”. Ancora sulla sede CPT di Mendrisio: “Abbiamo avvertito un’assenza quasi spettrale della direzione. Molti studenti si trovano a fare i conti con l’incertezza di quanto accaduto e come”. “Noi ci battiamo per il professor Caruso perché lui si è battuto per noi e per la scuola”. Dai giornalisti, una domanda è stata rivolta ad Alex, volta a sapere se non tema eventuali ripercussioni in vista degli esami. “Ho avuto molte discussioni con la mia famiglia sulla paura. Io rappresento una cosa bella della scuola, una cosa giusta, esprimo concetti che dovrebbero essere ovvi. Se ho paura? Sì, certo, molta. Ma qualcuno deve cominciare a fare qualcosa. Le ripercussioni esistono, potrebbe succedere a chiunque di noi. Tutti abbiamo paura, ma in questo buio dobbiamo accendere una luce”.

Il DECS: sono altre le questioni
Intanto, in una nota il DECS ribatte: “Il benessere degli alunni, come pure del corpo docente del CPT di Mendrisio, è una priorità del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport”. Che sottolinea: la procedura di disdetta decisa dal DECS “non è dovuta, come si lascia intendere, al fatto che quest’ultimo (Caruso, ndr.) avrebbe segnalato situazioni di disagio, bensì ad altre questioni”.