• (red.) Per la prima volta nella loro storia i Trasparenti della Settimana Santa di Mendrisio portano la firma “di due signore”: così Samuele Cavadini, responsabile del Dicastero musei e cultura, chiama Anna Bianchi e Simonetta Martini, le artiste che hanno ricevuto un mandato affascinante quanto oneroso: rinnovare mantenendo la tradizione.
Nuovi sono anche anche il logo e la cartellonistica promozionale del Museo del Trasparente: i grafici Sebastian Gandt e Alice Bertone – spiega Barbara Paltenghi Malacrida – hanno saputo, con intelligenza, costruire un simbolo capace di portare nel circuito nazionale ed internazionale il piccolo museo di Casa Croci. Hanno lavorato sul tema della luce e della trasparenza, che emergono dal contrasto tra il nero e il grigio dei due rettangoli che a loro volta riflettono la struttura classica del Trasparente con la doppia facciata, come quello della decima porta: qui, dove la tradizione vuole che si chiuda il percorso delle Processioni, è tornata la luce, dopo che per anni le tele originali non hanno potuto essere esposte a causa dell’irreparabile stato di conservazione di quelle antiche.
Adesso, appunto, la luce è ritornata grazie alle nuove opere, presentate la scorsa settimana su L’Informatore: l’Entrata in Gerusalemme sul lato di Via Motta, di Martini, e la Resurrezione di Cristo, di Bianchi. Sono i risultati, tecnici ed artistici, di un lavoro complesso, non fosse che per le dimensioni, quasi 10 metri di larghezza per 3 metri di altezza. “Quando arrivai qui, 35 anni fa, ho avuto l’impressione che la tradizione si stesse perdendo e con essa gli aspetti tecnici irrinunciabili, come l’impermeabilità e la capacità di dipingere senza usare pigmenti bianchi. Lanciai dunque degli appelli agli artisti, affinché si cercasse di tenerla in vita” precisa Jacopo Gilardi, specialista di restauro.
“Furono sostenuti, finanziariamente, dai privati; oggi c’è stato un ulteriore passo, perché il sostegno finanziario per queste due opere è stato garantito dall’ente pubblico”, continua Gilardi. Da qualche anno la tradizione ha ripreso vigore, grazie anche alla costituzione nel 2011 di una Commissione artistica del Trasparente. L’anno successivo Matteo Gilardi ha ricevuto l’incarico per due opere da montare sui balconi di Casa Grigioni, con l’obiettivo di testare le difficoltà di realizzazione, nel XXI secolo, di opere comparse la prima volta nelle strade di Mendrisio nel 1791; una “tradizione Baguttiana”, che è andata avanti per secoli, in particolare con gli artisti della famiglia Gilardi, Silvio, Mario, Silvano, che oggi ha 85 anni, padre di Anastasia, storica dell’arte e Jacopo. “Ci fu anche la discussa “porta” di Cassinari che suscitò polemiche”, ricorda Simone Soldini, alla testa del Museo d’arte, la struttura in cui da qualche anno hanno trovato casa le istanze che si dedicano ai Trasparenti, alla loro storia e al loro futuro.
Futuro che equivale a continuità, il principio che sta alla base della candidatura delle Processioni della Settimana Santa di Mendrisio nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco. “Il dossier è stato ufficialmente depositato dall’Ufficio federale della cultura questa mattina, martedì 27 marzo a Parigi”, annuncia, felice, Nadia Fontana Lupi, direttrice dell’organizzazione turistica regionale e coordinatrice del dossier. Ma le Processioni della Settimana Santa, al di là del fatto che richiamano l’attenzione ben al di là dei confini cantonali, sono, prima di tutto, un bene della comunità, precisa Fontana-Lupi, proprio perché è un bene immateriale, che appartiene al cuore della popolazione. La quale si è rimboccata le maniche, attraverso le istituzioni, per farle vivere anche in futuro. In questo senso il Museo del trasparente è strategico per il dossier che Berna ha spedito a Parigi, essendo a disposizione di tutti, delle varie sensibilità, che non necessariamente sono legate alla religione.