Ambientalisti e cacciatori uniti

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Cacciatori e ambientalisti uniti da un obiettivo comune: un progetto di valorizzazione del territorio che nel concreto potremmo tradurre con la creazione di nuove radure sul Poncione d’Arzo per la biodiversità (nell’immagine, si lavora al taglio degli alberi).

Come è stato annunciato ieri mattina a Meride, prende avvio in questi giorni, nel comparto di Scargnora, la seconda fase del progetto volta al recupero di una superficie prativa con la presenza di una delle maggiori popolazioni di gladiolo (specie a rischio di estinzione), recupero di radure e strutturazione  dei margini boschivi. I lavori, programmati su un periodo di tre anni, vengono realizzati grazie al sostegno finanziario della Società Cacciatori del Mendrisiotto di cui è presidente Diego Allio, del WWF della Svizzera Italiana rappresentato da Francesco Maggi (Alleanza Territorio e Biodiversità, Fondazione Virginia Böger), dell’Ufficio caccia e pesca del Cantone, dell’Ufficio della natura e del paesaggio e della Sezione forestale.
“In Ticino – spiegano i promotori del progetto – con l’abbandono dell’agricoltura tradizionale ed il conseguente avanzamento del bosco, gli habitat per numerose specie animali e vegetali legate agli spazi aperti sono diminuiti drasticamente. Questo fenomeno non ha risparmiato le pendici del Poncione d’Arzo, caratterizzate in passato da ampie superfici con pascoli e prati ed oggi fagocitate dal ritorno del bosco”. Di fronte a questi mutamenti, nel 2012 la Società cacciatori del Mendrisiotto (SCM) con l’intento di coordinare al meglio gli sforzi profusi durante le attività di volontariato, si è appoggiata allo studio Oikos 2000 – Consulenza e ingegneria ambientale Sagl di Monte Carasso (Giuliano Greco progettista), per elaborare un progetto per tutto il comprensorio del Poncione d’Arzo, territorio dove la SCM è attiva da un ventennio. La fase operativa del progetto è entrata nel vivo già in primavera del 2015 nel settore prioritario di Bagno, dove, promossi dall’Ufficio della natura e del paesaggio, sono stati avviati gli interventi che permetteranno il recupero di quasi 6mila mq di superficie prativa.

La fine degli interventi è prevista per il 2017 con la riconsegna degli spazi recuperati ad aziende agricole attive nella regione, che ne garantiranno la cura a lungo termine.
Nei prossimi giorni invece, come detto, prenderà avvio la seconda fase con gli interventi nel comparto di Scargnora all’interno del quale si trova anche un prato secco di importanza cantonale nel quale è stata riscontrata la presenza del gladiolo. I lavori saranno spalmati su 3 anni e prevedono, oltre al recupero di una vasta radura, il contenimento dei rovi e degli arbusti, la strutturazione dei margini boschivi e il taglio di alcuni alberi. Questo intervento rientra nelle misure volte a gestire meglio le popolazioni di ungulati, in particolare cervi e cinghiali, e a contenere i danni provocati all’agricoltura e al bosco, fornendo loro la possibilità di un habitat alternativo. Questa fase vedrà implicata direttamente la SCM che oltre ad essere stata promotrice del progetto, si assumerà la committenza con il sostegno degli altri enti citati.