Quell’arte nata a Castello

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Ernst L. Kirchner, Bauernmittag, 1920. Collezione privata, Svizzera.

Cent’anni fa, nella notte di San Silvestro del 1924, il Mendrisiotto fu al centro di una delle più significative esperienze artistiche della Svizzera: a Castel San Pietro – ispirati dall’arte di Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938) – Paul Camenisch, Albert Müller e Hermann Scherer, fondarono il gruppo espressionista Rot-Blau. I tre artisti basilesi soggiornarono regolarmente a casa dell’artista tedesco a Davos, dove consolidarono le loro ricerche lavorando fianco a fianco del grande artista e durante il resto del tempo risiedettero anche a Mendrisio dove si fecero ispirare al paesaggio.

Queste significative pagine della storia dell’arte che riguardano da vicino il Mendrisiotto affiorano con determinazione nella bella mostra da poco inaugurata e visitabile fino al 23 marzo 2025 al Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI) di Lugano presso il LAC. L’esposizione, curata da Cristina Sonderegger, attraverso una selezione di dieci dipinti anche rari, di medie e grandi dimensioni, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, pone in evidenza i legami e le relazioni del maestro tedesco con il Ticino e Davos.
Il percorso espositivo mette inoltre in luce l’influenza profonda che Kirchner ha avuto su un’intera generazione di giovani artisti basilesi, quali Hermann Scherer, Albert Müller e Paul Camenisch, fondatori del gruppo artistico Rot-Blau. Concepito come approfondimento tematico all’interno dell’esposizione permanente della collezione del MASI intitolata “Sentimento e osservazione”, il focus su Kirchner è quindi in dialogo con uno spaccato delle collezioni del Museo, in particolare con la sala dedicata alle opere del gruppo Rot-Blau nel Mendrisiotto.
Kirchner – ricostruisce la curatrice della mostra – trascorre l’ultima parte della sua vita nei pressi di Davos, dove giunge da Berlino nel 1917 in condizioni fisiche e psichiche precarie, traumatizzato dall’esperienza della prima guerra mondiale. Il periodo trascorso nella località turistica grigionese, culminato nella morte suicida nel 1938, segna fortemente la produzione dell’artista, che nella popolazione locale e nel paesaggio montano trova nuove ispirazioni.
Mentre il linguaggio pittorico si apre verso tonalità più luminose, le cupe scene della frenetica vita urbana berlinese, del circo e del cabaret, che hanno caratterizzato gli anni precedenti, lasciano il posto a paesaggi di vita alpestre, transumanze, contadini, alberi e boschi di larici, fino alla sagoma inconfondibile del Tinzenhorn. Il cambiamento è visibile, nella mostra al MASI, nei lavori realizzati da Kirchner nei primi anni di soggiorno nelle alpi svizzere tra il 1918 e il 1923 e da una scelta di opere del biennio 1925-1926, quando gli esponenti del gruppo Rot-Blau frequentano con una certa assiduità il loro mentore.
Tra i lavori esposti, Bauernmittag (Il mezzogiorno dei contadini) confiscato alla Kunsthalle di Amburgo dal regime nazionalsocialista e additato come esempio di cattiva arte nella mostra “Entartete Kunst” (Arte degenerata) a Monaco.