Campione, i soldi che non ci sono più

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I grembiuli sono appesi alle corde stese del presidio, insieme agli striscioni di protesta. È quasi mezzogiorno, mercoledì 27 febbraio. Alcuni bimbi cui erano destinati corrono in monopattino sul lungolago, sotto l’occhio vigile dei loro papà, senza più lavoro dopo il fallimento del Casinò Municipale. Sono rimasti senza stipendio giusto 7 mesi fa, il 27 luglio 2018.

L’asilo di Campione d’Italia appartiene a una fondazione gestita dal Comune, rimasto senza soldi né per pagare le maestre né per far funzionare la refezione. Alcune famiglie li portano all’asilo dei paesi ticinesi del Basso Ceresio, che hanno offerto generosamente il loro aiuto, ma la tariffa, pur modesta, non per tutti è sopportabile. Volontarie stanno preparando un asilo presso l’oratorio.
Sono i bambini le vittime innocenti di un disastro economico e finanziario di cui si stenta a rintracciare risposte razionali: i clienti c’erano, anche se in misura minore rispetto agli anni d’oro; il casinò, secondo gli ex dipendenti, incassava nei giorni normali almeno 200 mila franchi, ben di più nei fine settimana. La perdita, finora, con il Casinò chiuso è di 43 milioni di franchi. “finiti nelle casse dei casinò ticinesi”. Ma i campionesi sono grati al Ticino: alla ditta che porta via la spazzatura, al panettiere che porta gratis il pane del giorno prima, ai pensionati di Coldrerio, di Pugerna, agli Evangelici che hanno donato generi alimentari, ai Comuni del Basso Ceresio, a un medico generoso di quella stessa regione, ai media che si occupano di loro; al proprietario del locale in cui è stata installata la Dispensa, cui sono iscritte 240 persone bisognose di beni di prima necessità.

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