Un consorzio per tutti i pompieri

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(p.z.) Istituire un consorzio che raduni tutti i pompieri della regione Mendrisiotto. È il progetto al quale si sta lavorando dopo che il Consiglio di Stato è tornato alla carica, fissando un termine (il 31 dicembre 2016) per la completazione della riorganizzazione delle risorse pompieristiche nel Mendrisiotto. Ma perché non percorrere la semplice via della “fusione” fra i due corpi di Mendrisio e Chiasso o l’accorpamento dei militi chiassesi al Corpo della Città? Perché i pompieri della cittadina di confine vogliono mantenere voce in capitolo nel governo di questo ente di pronto intervento. Ecco spiegata la ragione per cui si pensa ad istituire un consorzio.

 

Ma tra il dire e il fare… ci sarà di mezzo il mare perché l’ipotesi dovrà piacere a tutti i Comuni convenzionati che saranno chiamati a votare la convenzione, i costi di gestione per l’alto Mendrisiotto potranno subire delle variazioni (fino ad oggi molte spese legate alla logistica erano solo a carico di Mendrisio) e non sarà possibile rispettare la scadenza imposta dal Consiglio di Stato (andrà quindi richiesta una proroga). I dettagli di quest’evoluzione in corso sono stati illustrati martedì dal capo del Dicastero sicurezza pubblica della Città, Samuel Maffi, e dal comandante del Corpo Civici Pompieri di Mendrisio, Corrado Tettamanti. “Non è facile per noi fare una sorta di passo indietro per non imporci con Chiasso – ha dichiarato il municipale – proprio nell’anno in cui ci apprestiamo a festeggiare il 150° del Corpo (ricorrerà l’11 marzo 2017). Nel caso in cui non si giunga alla riorganizzazione entro il termine della fine dell’anno, il Governo cantonale ha fatto sapere di essere intenzionato ad imporre di fatto l’unione. Per superare quest’impasse politica, nel bene di tutto il Mendrisiotto e della collaborazione futura, abbiamo pensato di entrare nel merito della richiesta chiassese a valutare un’entità giuridica diversa. Non sarà semplice. Per organizzare un consorzio occorre un business plan, bisognerà istituire una delegazione, creare l’assemblea e il progetto dovrà essere presentato a tutti i comuni”. Alla base di tutto, c’è una condizione posta da Mendrisio a Chiasso, hanno spiegato Maffi e Tettamanti con toni decisi: “Per noi resta fondamentale che si tratta di un ente di pronto intervento e perciò va salvaguardata l’autonomia di conduzione del comandante. Così come va mantenuto il contatto diretto fra l’autorità politica e i vertici dei pompieri. A fronte di quello che potrebbe essere il consiglio d’amministrazione del consorzio, servirà una cellula operativa più ristretta che sia pronta a scattare e prendere decisioni veloci in caso di eventi importanti. In sostanza non vogliamo una burocratizzazione”. Presentando in maniera  dettagliata il resoconto degli interventi del 2015 (ne riferiremo nella prossima edizione de L’Informatore) fra le mura della sede ex Riri di fronte alla stazione, il comandante e il capodicastero hanno annunciato l’imminente trasloco dei pompieri nel nuovo Centro di Pronto Intervento.

• Il trasloco nel CPI
Il trasloco dei pompieri di Mendrisio nel Centro di Pronto Intervento, disegnato dall’architetto Mario Botta alle porte della Città, è previsto dalla metà di aprile alla metà di maggio. I pompieri di Mendrisio (al momento attuale il Corpo conta 94 militi e 23 mezzi in dotazione) lasceranno la sede che li ospita dal 2013 in via Catenazzi. Lo stesso vecchio edificio che verrà raso al suolo per far posto all’edificazione del Campus SUPSI.
• Costi comuni contenuti
Garanzie sulla volontà di limitare al massimo i costi legati all’esercizio del 2016 sono state fornite durante la conferenza-stampa in relazione alla missiva inviata dai comuni convenzionati preoccupati per le spese del Corpo.

• Professionisti nel futuro
Tuttavia – è stato detto – non sarà possibile evitare in futuro la creazione di un piccolo nucleo di professionisti poiché le aziende – oggi come oggi – sono sempre meno disponibili a lasciar partire i militi per gli interventi. Un piccolo nucleo a fianco del quale non potrà mancare l’apporto fondamentale dei volontari, come dimostra il caso-Fela