(red.) L’auto si ferma “lungo uno stradone davanti a una casa su tre piani che guarda il lago. Un cubo di cemento grigio arredato in modo accogliente. Il salotto. La macchina per il caffè. Un letto spazioso”. Ecco come all’inizio di marzo un quotidiano , La Stampa, di Torino, ha descritto quella che i giornalisti italiani qualificano “una clinica” in cui viene praticato il suicidio assistito. “Pratica vietata in Italia – si leggeva nel giornale – ma a dieci chilometri dal confine, in Svizzera, c’è una delle cliniche in cui è possibile scegliere come morire. Tutto è molto accogliente, ma anche formale: la scelta del paziente è sacra”. La clinica è, in realtà, un semplice appartamento, in cui i membri dell’Associazione Liberty Life praticano quella che viene definita “la dolce morte”; attività che il Municipio di Melano, la scorsa settimana, ha deciso di sospendere. Ne ha dato notizia la RSI nella serata di lunedì 21 marzo. Ufficialmente la misura è legata a questioni di licenze, un po’ come accade con la prostituzione in diversi centri ticinesi: si invocano i permessi rilasciati o le norme pianificatorie per ostacolare attività che infastidiscono la popolazione. La dolce morte, in ogni caso, non può certo lasciar tranquilli i cittadini o i vicini di casa, al di là delle questioni etiche che hanno fatto la loro comparsa anche all’inizio di questa settimana in Gran Consiglio. Carri funebri che vanno e vengono in mezzo alle case non è un bel vedere.
La vicenda narrata dal quotidiano italiano è quella di una signora italiana alle prese da molti anni con una malattia degenerativa. Ha pagato 10 mila euro “per non soffrire più”. Le spese funebri sono escluse da questo importo. In Svizzera il diritto di morire è legale “ed è possibile appena 10 km oltre il confine, dove, partendo dall’acqua, la linea dell’orizzonte si alza vertiginosamente sulla cima delle montagne per poi confondersi in un cielo luminoso e sterminato”. Subito dopo il decesso, la sorella della signora, che l’ha accompagnata insieme ad altre persone “attraversa la strada ancora piena di neve. Entra in un bar e si offre un bicchiere di rosso alla salute della sorella (…). Poi si volta a guardare la casa davanti al lago come se stesse osservando un paesaggio lontano”.
Martedì 22 marzo il Municipio di Melano ha reso noto che “intende chiarire la situazione legata all’esercizio dell’attività dell’Associazione Liberty Life sul territorio comunale, attiva nella pratica del suicidio assistito. Visto che l’attività svolta si discosta da quanto approvato con la licenza edilizia è stato ordinato al proprietario, rispettivamente all’Associazione, la sospensione dell’attività e la presentazione di una domanda di costruzione per cambiamento di destinazione. Fintanto che non verrà chiarito l’aspetto edilizio legato a questo genere di attività, la pratica del suicidio assistito nello stabile in questione è sospesa”.