(red.) “Stiamo rischiando la paralisi”: il direttore sanitario e primario di medicina Dr. Brenno Balestra usa le parole forti per definire la situazione all’OBV. L’ospedale è stracolmo.
La scorsa settimana 20 pazienti, una decina in chirurgia, gli altri in medicina, sono rimasti ricoverati all’Ospedale perché, al termine delle cure acute di cui avevano bisogno, non erano in grado di rientrare ancora a domicilio e non avevano trovato un letto nel “post-acuto”, che i medici dell’ospedale avevano loro prescritto. I 15 posti disponibili per il dopo-degenza situati ad Arzo, alla “Santa Lucia” (posti CAT, cure acute transitorie) ai quali fanno capo anche i medici curanti per inviare i loro pazienti, sono tutti occupati; medesima situazione nelle strutture analoghe del Luganese e del Sopraceneri.
È una situazione che si ripete sempre più frequentemente negli ultimi due, tre anni: 10 – 15 pazienti devono rimanere in ospedale oltre il necessario, fino a 7 – 10 giorni, perché non hanno alternative. L’occupazione “impropria” delle camere dell’OBV, sapendo che la degenza media è inferiore a 7 giornate, determina due conseguenze che il Dr. Balestra non esita a definire “spiacevoli” e “potenzialmente rischiose”: la dimissione di pazienti che dovrebbero invece rimanere ancora qualche giorno all’ospedale; e l’adozione di criteri più stretti per ammettere i pazienti che arrivano all’OBV attraverso il pronto soccorso. “Si può ben capire quanto sia difficile, per il nostro personale, spiegare ad un paziente o ai suoi famigliari che deve lasciare l’ospedale al più presto e ad un altro di rivolgersi al pronto soccorso di Lugano, o di ritornare se le condizioni si aggravano. Questa non è efficienza sanitaria!”.
Condizioni critiche
finora in 3 mesi su 7
La situazione potrebbe anche peggiorare se la meteo avesse ragione prevedendo ulteriori giorni di canicola. Il medico allinea sulla scrivania le statistiche e i grafici: “Nel 2015 almeno 3 mesi su 7 abbiamo lavorato in condizioni critiche, rischiando il collasso: in gennaio e febbraio ci siamo confrontati con un’influenza lunga e severa, in luglio con la canicola. E agosto, appena iniziato, non promette nulla di buono”. Il servizio sociale dell’OBV ha già accertato, scrivendo ai medici dell’ospedale, che i tempi d’attesa per essere ammessi in una delle strutture ticinesi del post-acuto varia da fine agosto a inizio ottobre.
Così già nel 2003
ma nulla è cambiato
Il quadro che si presenta in questi giorni non è nuovo. Anzi, è assai datato. Già nel 2003, ben 12 anni fa, il Dr. Balestra e il Circolo medico del Mendrisiotto avevano allertato il Cantone, ed in particolare il Dipartimento sanità e socialità, allora diretto da Patrizia Pesenti, spiegando che il distretto lamentava una carenza marcata di posti letto nel post-acuto. “Non è cambiato nulla e, anzi, ci siamo sentiti presi in giro quando abbiamo saputo, nei mesi scorsi, che l’imminente pianificazione ospedaliera vorrebbe riservare al Mendrisiotto soltanto 30 posti in questo settore così cruciale”, dice il direttore sanitario dell’Ospedale regionale.
Via 15 posti
dalle cure acute?
L’intenzione è di trasformare dei letti acuti, una quindicina, in letti post-acuti. “Una proposta incomprensibile: il Mendrisiotto, infatti, è perfettamente in linea con la media nazionale, per quanto riguarda i letti somatici acuti: 2,8 per mille abitanti (media CH: 2,9 per mille); sappiamo invece che nelle altre tre regioni, Lugano, Bellinzona e Locarno, la quota di letti acuti si situa tra il 4 e il 4,5 per mille abitanti. Perché, chiede l’ospedale di Mendrisio ai politici, volete togliere letti in una regione che rispetta i parametri nazionali? È ben noto l’esubero di letti in Ticino a causa della massiccia presenza di cliniche private; ma è un problema che altri devono risolvere…”, sostiene il Dr. Balestra.
L’ospedale è ben deciso a lottare. “Non vogliamo perdere i 15 letti acuti e chiediamo di avere almeno 45 letti per le cure acute transitorie, cioè i 15 già disponibili ad Arzo e 30 nella nuova ala” chiarisce il Dr. Balestra.