Frontalieri del porcino alla cassa?

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(red.) Troppi frontalieri, troppi posteggi abusivi; anche troppi “fungiatt”? Il Cantone, attraverso il Dipartimento del territorio ha messo in consultazione la volontà di introdurre i tesserini, gratuiti per i residenti, a pagamento per gli italiani, per la raccolta di funghi.

 

I cercatori dovranno munirsi del tesserino prima di partire. I residenti lo potranno ottenere  “tramite semplice richiesta” telefonando, scrivendo un’e-mail o inoltrando la richiesta per posta al Comune di domicilio. Per loro la licenza avrà una durata annua e sarà gratuita. Più complessa la procedura cui dovranno sottoporsi i cercatori provenienti dall’estero, cioè dalle province del nord Italia. Per loro non vale la richiesta telefonica, né quella con la posta elettronica: stando al comunicato stampa del 3 aprile diffuso dalla Cancelleria dello Stato, “dovranno recarsi a ritirare il tesserino (durata settimanale) nelle cancellerie dei Comuni situati all’interno delle aree regolamentate, pagando una tassa che potrà ammontare fino a 100 franchi”.

Trafila… scoraggiante
Una trafila che da sola potrebbe scoraggiare i cercatori italiani, se soltanto si pensa che le cancellerie dei piccoli Comuni, in particolare nelle valli, o non esistono più oppure hanno orari d’apertura molto limitati. I cercatori italiani dovranno dunque informarsi bene e pianificare la loro trasferta, andando a cercare il tesserino nella cancelleria giusta. Difficile, poi, trovarne aperte al mattino presto, quando i cercatori vanno al fronte, soprattutto al sabato e alla domenica. I frontalieri del porcino dovranno probabilmente venire in Ticino qualche giorno prima e poi tornare nel giorno o nella settimana scelta. Misure discriminatorie? Affatto: quelle proposte, secondo il Cantone, hanno piuttosto un significato protezionistico: occorre proteggere “le aree più sensibili del nostro Cantone dall’eccessivo afflusso di cercatori di funghi, causato dai non residenti”; e ancora: l’afflusso di cercatori italiani “comporta crescenti disagi causati dal traffico indotto e dai parcheggi selvaggi, oltre naturalmente all’eccessiva pressione sulle componenti naturali del paesaggio”. Saranno pure stabiliti dei contingenti, in funzione delle peculiarità locali. E anche a tale riguardo saranno favoriti i residenti. Il numero dei tesserini a disposizione sarà limitato e in caso di eccessiva richiesta “sarà data la priorità ai domiciliati”.
La proposta è andata in consultazione presso le cerchie interessate e si aggiunge alle norme già in vigore. Oltre frontiera vigono “severi regimi di controllo”, ricorda il Dipartimento del territorio.

Chi deve controllare
Oggi la raccolta dei funghi, in Ticino, è regolata dalla relativa Legge cantonale del 30 maggio 2005. La raccolta “deve avvenire nel pieno rispetto dello spazio vitale dei funghi e dell’ambiente naturale in genere”.  Le uniche limitazioni sono la quantità (massimo 3 kg per persona al giorno) e gli orari (dalle 20 alle 7 raccolta vietata); raccolta proibita  in zone “ritenute degne di protezione temporanea dall’Ufficio natura e paesaggio”. Quanto al controllo sul rispetto della Legge, la funzione è esercitata  “dal personale forestale, dai guardiacaccia e guardiapesca, dalle polizie cantonali e comunali e dalle guardie della natura. I Municipi e le autorità patriziali sono tenuti a collaborare”. Accanto alle regole sulla raccolta ci sono poi quelle sulla tutela, contenute nella Legge cantonale sulla protezione della natura, chiamata a tutelare “le componenti naturali su tutto il territorio cantonale”; fra le componenti, insieme a minerali, fossili, animali e quant’altro figurano appunto i funghi. Valgono pure le misure contenute nel regolamento relativo alla legge citata.

“Proteggiamo anche l’aglio ursino”
Oggi, per principio, la raccolta è libera a tutti, ma domani non sarà più così, stando all’orientamento. La misura messa in consultazione ha ricevuto consensi ma anche critiche. Al “Corriere del Ticino” il Consigliere di Stato Zali ha ribadito la legittimità delle misure che si vorrebbero adottare e la sostenibilità dal profilo giuridico, precisando che “in pratica si tratta di dare la priorità ai residenti nell’utilizzo del bosco, come è giusto che sia”. “La Regione”, invece, ha proposto ironicamente al Dipartimento del territorio “di mettere mano anche alla raccolta sconsiderata dell’aglio ursino, il cui odore richiama sciami di confederati e, in estate, quella di mirtilli e more”.

Sentimenti antiitaliani?
Chi sostiene le misure rese note la scorsa settimana, le giustifica ritenendo che la pressione sull’ambiente naturale, pur limitata alle poche settimane di raccolta, diventa vieppiù eccessiva e i cercatori italiani non sono propriamente dei modelli per posteggiare le auto dove si deve. In conto bisogna mettere anche gli infortuni (con gravi esiti, anche mortali) che coinvolgono soprattutto cercatori delle province lombarde. Non è raro, per i cercatori ticinesi, incontrare sui sentieri appassionati italiani smarriti, che non sanno neppure dove si trovano. Sullo stesso piatto della bilancia – ma qui si sale già… di livello –  qualcuno ci mette anche le promesse non mantenute in materia di trasporti transfrontalieri (collegamento ferroviario Mendrisio – Varese interrotto a Stabio, bus dell’Autolinea verso Porto Ceresio, sacrificato dall’Italia sull’altare della burocrazia): insomma, “non è che gli italiani ci trattino bene…”. Coloro che non condividono il provvedimento sostengono che i rapporti tra Ticino e Italia vicina, fattisi piuttosto rudi negli ultimi anni, non potranno che peggiorare perché “un provvedimento così limitativo e discriminatorio rinfocola i sentimenti “antiitaliani” che albergano tradizionalmente nel cuore di molti ticinesi”. E poi i frontalieri del porcino non sono così tanti come si vuol far credere.