“Mendrisiotto sacrificato”

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(p.z.) Per vivere fino in fondo questo periodo pre-elettorale, ha lasciato la sua carica di procuratrice pubblica che ricopriva dal 2011. E si è messa in cammino visitando tutte le regioni e i paesi del Ticino, parlando con la gente, cercando di capire quali sono le risorse locali e, viceversa, i problemi e le aspettative. Natalia Ferrara Micocci, candidata al Consiglio di Stato nelle fila del PLR, la sua esperienza politica l’ha maturata a Stabio dove vive da sempre: nel 2008 è stata eletta municipale, carica che ha mantenuto fino al 2010 quando è subentrato l’impegno professionale in Procura. È sempre stata attiva nella sezione liberale di Stabio, anche a livello cantonale quale delegata.

 

Lei abita a Stabio e dunque conosce bene la situazione dei Comuni di frontiera con rischi di rapine e furti. Come migliorare la situazione: ripristinare la sorveglianza fissa dei valichi, aumentare il personale di sicurezza o imparare a convivere con una certa criminalità?
Casa mia è a un passo dal bosco e dalla rete di confine. Vivo alla ramina da sempre. Posso dunque riferirmi alla sicurezza di cui mi sono occupata come Magistrato e all’insicurezza percepita di persona, quando sento un drone che vola di notte, la sirena della polizia durante il giorno, o ancora quando vedo un posto di blocco perché c’è stata una rapina. I valichi non sono tutti sorvegliati ma lo sono – nel limite del possibile – tutte le zone di frontiera. Con gli effettivi ora a disposizione, non si riuscirebbe a sorvegliare notte e giorno tutti i valichi e anche le zone di confine in maniera efficace. Bisogna fare delle scelte: potremmo chiuderli almeno di notte ma sappiamo che l’effetto deterrente non è dato tanto dal valico sorvegliato, perché i ladri hanno un’ottima conoscenza del territorio e quindi possono entrare da altre parti, bivaccare nei boschi, aspettare il momento giusto. Invece, avere un sistema di videosorveglianza sui valichi, lettori-targhe e la possibilità di coordinare e fare convergere subito tutte le forze dell’ordine, è più efficace, oltre che più sicuro. La collaborazione delle guardie di confine con la polizia sta dando buoni risultati. Agenti e guardie sono mobili sul territorio, attraverso una presenza capillare e discreta hanno un buon controllo anche notturno. I reati patrimoniali in Ticino sono circa 16 mila all’anno. Di questi, circa la metà sono furti. Si tratta di un fenomeno vasto per la nostra piccola regione, seppur limitato nel confronto europeo, che, in ogni caso va affrontato con impegno da parte dello Stato.

Polizia e guardie di confine sostengono che gli episodi di criminalità non sono in aumento ma si fatica ad immaginarlo…
È vero. Il tasso di criminalità legato ai furti è leggermente diminuito. Sono aumentati i furti con scasso nelle abitazioni ma non nel complesso (quindi anche nelle auto, scippi per strada, ecc.). Le statistiche non hanno mai consolato nessuno e se ci si sente insicuri non ci saranno cifre che possano far sentire meglio i cittadini. Purtroppo, nonostante i sistemi d’allarme, i cani da guardia e i molti accorgimenti, i ladri arrivano lo stesso e se gli episodi diminuiscono, la paura resta. Il sentimento di insicurezza che si prova soprattutto nella nostra regione non è un’impressione soggettiva, è una effettiva limitazione della qualità di vita. La sicurezza è libertà e in questo momento nel Mendrisiotto ci si sente meno liberi. Abbiamo la preoccupazione di lasciare la casa incustodita, di lasciare valori nelle abitazioni anche quando ci assentiamo solo per il fine settimana, o ancora di lasciare qualche oggetto in vista in auto, col timore che venga scassinata. Negli anni Settanta era tuttavia molto peggio, con sparatorie e sequestri di persona. Gli anni ‘80/’90 sono andati meglio. In generale è però chiaro che l’andamento dell’economia ha una ripercussione sui reati. La criminalità non viene da un altro mondo ma da quello in cui tutti viviamo.

Le difficoltà economiche e la mancanza di lavoro in Lombardia peggioreranno la situazione.
Da noi circa il 30% degli autori dei reati che vengono commessi sono dei turisti del crimine, sono di passaggio. Quando si dice che sono gli stranieri a delinquere di più, è vero, ma va detto che parliamo di stranieri non residenti. Spesso queste persone hanno già precedenti in altri Paesi, sono molto mobili e, quando vengono da paesi poveri, fanno spesso registrare dei picchi di arresti nel periodo invernale. Il loro pensiero è: “se vengo arrestato, in carcere almeno ho un posto dove stare”. Quindi, la nostra è insicurezza, la loro è criminalità, che nasce però da disperazione, quindi è ancora più temibile.

Parliamo delle aggregazioni. Il Piano cantonale varato dal Governo prevede una riduzione enorme del numero dei Comuni entro il 2020. Potrebbe essere una strategia vincente?
Non è un progetto, è un’utopia. È vero che possiamo decidere di sognare… ma visto che abbiamo tanti problemi, cerchiamo di risolverli! Il Piano cantonale d’aggregazione prevedeva di passare dai 135 comuni attuali a 20 entro il 2020. Si è visto il caso di Lugano dove lo sviluppo del polo urbano ha portato a delle chances ma ci si è anche resi conto che mantenere gli standard dei servizi e adeguare le strutture amministrative non è facile. Le fusioni sono processi lenti, dove la fretta fa nascere gattini ciechi. Il progetto del Bellinzonese mi sembra interessante: non punta tanto all’aspetto economico quanto alla progettualità. Non serve tirar confini su un pezzo di carta, molto meglio avere un’idea concreta dei progetti che si vuole realizzare sul territorio.

E per il Mendrisiotto?
Il Mendrisiotto è sacrificato da molti anni, quindi ritengo che prima di aderire al Piano cantonale delle aggregazioni, questa regione debba semmai poter contare – nero su bianco – su un piano cantonale della mobilità e di rilancio economico delle piccole/medie imprese.

Per quale ragione il Mendrisiotto sarebbe stato sacrificato?
Il nostro ultimo consigliere di Stato risale a 30 anni fa. Dopo Rossano Bervini nessuno ha fatto sentire la voce momò in Governo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Lei pensa che in un territorio così ristretto, conti tanto la provenienza di un ministro?
Chiediamolo ai ticinesi per rapporto al Consiglio federale! Noi momò stiamo a Bellinzona come il Ticino sta a Berna. Negli ultimi anni non si sono registrati dei miglioramenti per il Mendrisiotto, se non quelli promossi dai Comuni. Lo svincolo di Mendrisio lo aspettiamo da 40 anni, la ferrovia Mendrisio-Stabio-Varese l’abbiamo inaugurata a dicembre a Stabio con un investimento comunale di circa 6 milioni e mezzo: un paio di treni la mattina e un paio la sera, senza sbocco in Italia. Quest’opera – per ora – non toglie dalla strada il traffico transfrontaliero. Oppure prendiamo in considerazione la continuazione della superstrada: si può decidere se realizzarla o no, ma un intervento è indubbiamente necessario. Solo dal valico del Gaggiolo, ogni giorno, transitano circa 20’000 veicoli, che viaggiano, o meglio, sostano, sulla strada cantonale.

C’è chi critica i momò che si lamentano…
In Ticino a volte si sente dire che i momò si lamentano sempre ma i momò hanno dato, e molto. E i sacrifici ambientali non riguardano solo il traffico, e dunque le polveri fini e le limitazioni di movimento per tutti, guardiamo anche le discariche. Oltre alla Valle della Motta, a Stabio c’è la discarica di inerti. Tappa 1, tappa 2 con rassicurazioni tipo “Non preoccupatevi adesso smettiamo”. Poi tappa 3 e ci viene detto “Solo in via eccezionale”. O ancora tutto il lavoro fatto sul fronte dei richiedenti l’asilo, che non ha ricevuto grande sostegno altrove e che ha creato non poche difficoltà a località periferiche già in situazioni di emergenza, che hanno comunque aperto i rifugi della Protezione civile e hanno ospitato i migranti. Malgrado questa mancanza generale di ascolto e sostegno, i Comuni del Mendrisiotto lavorano strenuamente per la gestione corrente, e, soprattutto, per contribuire a realizzare grandi progetti, uno su tutti l’acquedotto a lago. Ma anche il Parco delle Gole della Breggia o il museo all’aria aperta del Monte San Giorgio o l’Accademia di architettura. Ecco, non sono riuscita a citare un solo esempio. Sono fiera della mia regione e, mi chiedo, se abbiamo fatto tutto questo nonostante le difficoltà, cosa possiamo ancora raggiungere se liberati dai problemi che ci opprimono? Mendrisiotto, è arrivata l’ora.