(red.) Uno tsunami. Un terremoto. Il caos. Le prime reazioni a caldo, sette giorni fa, alla notizia della revoca della soglia minima di cambio con l’euro decisa dalla Banca Nazionale Svizzera, dipingono lo sfondo sul quale gli operatori economico-finanziari si sono trovati a operare. Uno scenario testimoniato dal panico scatenatosi a livello borsistico che ha provocato il crollo degli indici.
Cosa è accaduto? Concretamente, la BNS – a sorpresa – ha deciso di abbandonare la soglia minima di cambio fissata a 1.20. Il franco di conseguenza si è impennato e il rapporto, in brevissimo tempo, si è attestato sull’uno a uno.
Il contraccolpo è stato violento. Il mondo economico non ha tardato a parlare di conseguenze gravissime, soprattutto per quanto riguarda l’industria d’esportazione, il commercio e il turismo. A maggior ragione in un Cantone di frontiera come il Ticino, e in un distretto, il Mendrisiotto, chiamato a metabolizzare i cambiamenti che periodicamente si vivono sulla linea di confine.
Cosa accadrà, nessuno può di fatto prevederlo in quanto il cambio ha riconquistato la prerogativa di fluttuare liberamente.
Giovedì e venerdì gli uffici cambio sono stati presi d’assalto. Qualcuno non ha esitato a parlare di perdita di centinaia di migliaia di franchi in un solo giorno. Altri hanno subito agitato lo spettro dei licenziamenti.
I commerci corrono ai ripari con sconti supplementari
“Diversi commercianti si sono premuniti, iniziando ad abbassare i prezzi. In pratica, vengono praticati sconti supplementari a quelli già in vigore, essendo questo il periodo dei saldi” dichiara il presidente della Società Commercianti di Chiasso, Carlo Coen. Per fare un esempio, merce esposta con sconto del 30% può ora essere proposta al 50% del prezzo originale. Un momento d’oro quindi per fare dello shopping? “Sì, l’obiettivo è quello di mantenere la clientela svizzera; – continua il presidente – corriamo ai ripari. Diciamo che preferiamo incassare di meno ma almeno incassare. Sono momenti di crisi molto forte e la decisione della Banca Nazionale Svizzera di togliere il tasso fisso nel cambio, per noi è stata un colpo forte. In un attimo abbiamo perso il 20% del valore della merce acquistata nelle nazioni euro. Si è verificata una svalutazione o grossa perdita – che dir si voglia – nel valore del nostro stock. Il problema non riguarda la merce nuova che arriverà in primavera. Quella sarà pagata 1 a 1. Il problema invece è legato alla merce acquistata prima della decisione della BNS nella zona euro che non è solo l’Italia ma anche la Germania e gli altri Paesi”. A distanza di una settimana, si può già fare un bilancio sulle possibili perdite nelle vendite? “Per quello direi che è troppo presto. Dobbiamo aspettare la fine del mese per valutare dei riscontri oggettivi. Al momento comunque la gente ha pochi soldi in tasca ed aspetta la fine del mese per fare acquisti”.
Non c’è stato l’assalto ai negozi in Lombardia
Molti si attendevano una vera e propria presa d’assalto dei negozi al di là della frontiera, da parte della clientela ticinese. Ma nel primo fine settimana dopo la decisione della BNS di abbandonare la soglia minima di cambio, il clima è stato per così dire improntato a una certa prudenza. I negozi di generi alimentari, forse, hanno beneficiato di qualche acquisto in più. Quelli nei centri cittadini, orientati maggiormente all’abbigliamento e agli accessori, non hanno notato un particolare incremento di vendite.
Nessuno scossone all’outlet
L’affluenza domenicale alla città della volpe di Mendrisio è stata tutto sommato in linea con i dati registrati abitualmente. Come si sono orientate le boutiques all’interno del FoxTown? Ciascuno è libero di gestire il cambio franco-euro applicato alle vendite. L’unico vincolo è legato all’obbligo di garantire uno sconto di almeno il 30% rispetto ai prezzi praticati nei negozi di grandi marchi oltre confine.
Salari in euro?
Intanto, come si era già verificato nell’estate del 2011, prima che la Banca Nazionale Svizzera decidesse il cambio fisso franco-euro, rispunta l’ipotesi del versamento degli stipendi in euro agli impiegati frontalieri da parte dei datori di lavoro in Ticino. I primi casi, stando al GdP di martedì, sono emersi già lo scorso venerdì, all’indomani della comunicazione della BNS. La conferma è giunta dall’Organizzazione Cristiano-Sociale: le segnalazioni sono giunte dai dipendenti che hanno riferito la volontà, presso alcune aziende, di modificare il contratto di lavoro con una retribuzione in moneta europea. Un’altra opzione, peraltro già praticata negli scorsi anni, consiste nell’abbassamento dei salari allo scopo di ricondurli ai livelli precedenti la “tempesta” scatenata la scorsa settimana.
Il turismo, i pernottamenti e l’Expo 2015
Uno dei settori che si dovranno maggiormente confrontare ai nuovi scenari è quello del turismo. Una vacanza in Svizzera, per uno straniero, costa oggi il 20% in più rispetto a una settimana fa. Un bel grattacapo per gli operatori, gli albergatori e i ristoratori. Soprattutto nell’anno di Expo 2015, l’esposizione universale milanese – che si aprirà il prossimo mese di maggio – e che negli auspici degli attori economici locali avrebbe dovuto portare una boccata di ossigeno, sia in termini di pernottamenti che di promozione delle strutture e del patrimonio locale.
Abbandono della soglia di cambio minimo: Governo preoccupato
La Commissione tripartita si è riunita mercoledì in seduta straordinaria. Il dialogo tra le parti sociali e con lo Stato è considerato l’elemento cardine per permettere di superare le difficoltà cagionate dall’abbandono da parte della BNS della difesa del cambio minimo. Lo strumento che permetterà di affrontare la situazione senza procedere a licenziamenti dovrebbe essere, come già avvenuto nel 2011, l’accesso all’indennità di lavoro ridotto; vale a dire una riduzione temporanea o una sospensione completa dell’attività dell’azienda, pur mantenendo i rapporti contrattuali di lavoro. Le parti sociali auspicano pure che il Governo ticinese valuti la possibilità di adottare misure congiunturali a sostegno dell’economia. Governo che, da parte sua, ha espresso la profonda preoccupazione a seguito della decisione della BNS, che “rischia di avere delle conseguenze pesantissime sull’economia e l’occupazione del Canton Ticino”. Vanifica inoltre i vantaggi ipotizzati dalla road map dell’accordo sulla fiscalità dei frontalieri per ridurre il dumping salariale.