
(red.) Il Ticino, istituendo il Master in medicina umana – quarto, quinto e sesto anno – oltre a rafforzare la dimensione universitaria del cantone e creare posti di lavolo molto qualificati, vuole dare il proprio contributo alla soluzione di un problema ben visibile nel settore sanitario: la mancanza di posti di formazione negli ospedali che costringe le università di Zurigo, Basilea, Berna e Friborgo ad introdurre il test attitudinale, ammettendo al massimo 800 candidati. Troppo pochi. Una restrizione che si riflette, alla fine degli studi, in una carenza importante di medici con diploma svizzero e nella necessità di andarli a cercare all’estero.
Troppo pochi
rispetto al fabbisogno
Per capire meglio: le facoltà svizzere formano meno di 1/3 dei medici necessari a coprire il fabbisogno. Una situazione paradossale perché chi, per un solo punto o per pochi non ce la fa, potrebbe essere potenzialmente preparato ed idoneo; ma rimane escluso perché la graduatoria è istituita in funzione del numero chiuso, che rappresenta solo un parziale criterio di idoneità. In questo modo, ogni anno centinaia di giovani che potrebbero avere le qualità e la voglia di studiare medicina rimangono tagliati fuori, mentre si cercano medici all’estero, con non pochi problemi d’inserimento nella nostra realtà.
Questo il ragionamento che sta alla base della decisione del governo di progettare una Facoltà di scienze biomediche che integri un’unità di formazione clinica, la Master medical school, MMS e un’unità di ricerca biomedica fondamentale, a sua volta in grado di sviluppare ulteriormente realtà già presenti sul territorio, come l’IRB di Bellinzona e la ricerca oncologica (v. Informatore venerdì 22 agosto).
Come funzionerà
la formazione
La nuova struttura, basata sul campus USI di Lugano, avrà Basilea quale università di riferimento. Si prevede l’istituzione di una dozzina di cattedere – medicina interna con nefrologia, metabolismo, geriatria; chirurgia; pediatria; ginecologia-ostetricia; psichiatria; patologia; oncologia; neurologia, cardiologia; medicina sociale e preventiva; medicina di famiglia – dirette da altrettanti professori ordinari, allo stesso tempo coinvolti come medici primari negli ospedali e al Cardiocentro; con loro diversi assistenti e docenti a tempo parziale, cioè medici del folto drappello ticinese (una settantina) che già oggi dispongono del riconoscimento FMH per poter formare medici specialisti.
Si comincia
con 50 studenti
Il nuovo percorso riunisce le caratteristiche di una facoltà di scienze e di una facoltà di medicina. Per il Master sono coinvolti gli ospedali maggiori, quelli di Lugano e Bellinzona, ma anche le strutture di Locarno e Mendrisio. Gli studenti seguiranno la formazione in corsia da soli o in piccoli gruppi. Il Master dovrebbe vedere la luce nel semestre invernale 2017 o nel 2018, con 50 studenti del quarto anno; ciclo completo nel 2020 con circa 250 studenti, i primi 50, al termine del Master, ormai pronti per sostenere l’esame federale. Una nuova presenza “che esige un cambiamento di abitudini e di modalità di funzione da parte del personale medico, paramedico e anche in termini logistici”, che non incida tuttavia sul normale funzionamento delle cure. Non sarà facile organizzare la formazione distribuendola su 4 ospedali; ma non è una novità: l’Università di Zurigo, per esempio, fa capo a una ventina di ospedali, Lehrspitäler. Il progetto è stato tradotto in un Messaggio, pubblicato nei mesi scorsi, ora all’esame delle commissioni parlamentari. Il dossier è stato sviluppato per fasi e per diversi anni da gruppi di studio e team più operativi che si sono succeduti dal 2009 al 2013, redigendo puntuali e approfonditi rapporti. Per prima cosa è stato accertato che nel territorio cantonale ci sono le risorse umane, logistiche e operative adeguate – dopo taluni rafforzamenti – per il Master in medicina. Ma non è così per i primi tre anni, perché mancano le basi per le materie propedeutiche, come la chimica, la fisica, la biologia, ecc.
Uno dei punti deboli:
verranno davvero?
Nessuna università, tranne quella di Friborgo, obbliga gli studenti, dopo il bachelor, a frequentare altrove il Master. Il Consiglio federale, pensando al Ticino, ha dichiarato di essere favorevole a sviluppi del percorso formativo dei medici che facilitino la mobilità. Berna, per esempio, ritiene possibile generare un sistema in cui ci siano più diplomati bachelor rispetto ai posti di master nelle facoltà di medicina della Svizzera interna. Si tratta dunque di trovare gli studenti disponibili a proseguire gli studi negli ospedali ticinesi.
E quello di convincere giovani d’Oltralpe, ma anche altri che hanno ottenuto il bachelor altrove, a frequentare il Master in Ticino – si legge nel messaggio – è una delle debolezze del progetto, non essendo evidentemente sufficiente, per istituire il Master, il numero degli studenti ticinesi di Medicina disposti a frequentarlo in Ticino dopo il bachelor conseguito nelle università degli altri cantoni. Oltre a ciò, il quinto anno, che è di pratica clinica può ulteriormente ridurre il numero degli studenti in Ticino in quanto la pratica può essere svolta in qualsiasi ospedale certificato: una studentessa di medicina di Zurigo, in Ticino per il Master, può dunque tornare nella regione più affine alle sue origini per frequentare il quinto anno.
Altro aspetto critico: la lingua. L’insegnamento potrà essere svolto in inglese, come accade per altri Master all’USI, ma al letto del paziente lo studente, evidentemente, dovrà trovare il modo di parlare la lingua di chi gli sta davanti.