Ci sono anche cuochi, autisti professionisti, selvicoltori, persone che lavorano nella finanza, nei servizi di sicurezza, nel settore sanitario, che studiano all’università..; sono sposati, fidanzati, amici, pensionati, single, giovani, attempati… I volontari del Servizio Autoambulanza Mendrisiotto, una cinquantina, “visti nel loro insieme, riflettono il territorio sociale della nostra regione; e per questo motivo sono preziosi, oltre che per l’aiuto concreto e indispensabile che danno al funzionamento del SAM; conoscono i loro paesi, chi li abita, sanno informazioni che si rivelano di grande aiuto per i professionisti”, spiega a L’Informatore Carlo Realini, da gennaio direttore generale del SAM.
Realini, nel periodico informativo pubblicato nelle scorse settimane, prefigura per i volontari nuove opportunità. “Spesso – precisa al nostro settimanale – si pensa che l’accresciuta professionalizzazione nel primo soccorso d’urgenza porterà, prima o poi, all’abbandono del ruolo del volontario. Ma non sarà così. Come si richiede al soccorritore e alla soccorritrice professionale una preparazione vasta e aggiornata, anche nel campo del volontariato non si scherza, pur considerando il fatto che il volontario non può mai agire da solo nel servizio d’ambulanza”.
Richieste energia e prontezza
È l’Interassociazione di salvataggio, con sede a Berna, a dettare agli enti le regole per l’accreditamento, che inducono gli enti stessi a essere molto esigenti con i volontari. Fra le norme da rispettare c’è la composizione degli equipaggi, a seconda dell’intervento per cui è suonato il 144, che includono anche la presenza degli accompagnatori volontari.
In queste settimane termina la formazione, avviata a inizio anno, per una decina di candidati. Garantiranno il naturale ricambio al corpo. Vi sono volontari che rimangono “in funzione” per decenni; la maggior parte di coloro che a un certo punto lasciano il SAM, lo fanno per privilegiare le responsabilità famigliari o quelle professionali. Ma si smette anche perché le emergenze “sono attività ad alto rischio di consumo” per chi le gestisce, osserva Carlo Realini, che, avendo fatto il volontario per 9 anni, sa bene quanta energia e prontezza viene richiesta a questa figura.
Chi se la sente, oltre ad acquisire le competenze sanitarie, può accedere alla formazione per autisti, “liberando” da questo compito, comunque delicato e gravoso, un soccorritore professionista.
Preziose antenne sanitarie
Altri volontari preferiscono formarsi esclusivamente nelle cure, seguendo un percorso tutt’altro che banale: “Il loro profilo – spiega Realini – li porta ad essere delle vere “antenne sanitarie”. Ci rendiamo conto che ai volontari non si possono chiedere ulteriori impegni rispetto a quelli che già sostengono. Ma le opportunità sono numerose, soprattutto per i più giovani. Penso alle possibilità d’impiego nell’ambito degli interventi maggiori, con compiti, ad esempio, legati alla logistica, al pre-triage, al salvataggio, permettendo in questo modo al soccorritore di dedicarsi prioritariamente alle cure”.
Giovani che si mettono alla prova
Il volontariato nel SAM attira sempre diversi giovani che prima di intraprendere una professione sociosanitaria si mettono alla prova per vedere se quella sarà la giusta strada: diversi professionisti del SAM vengono da lì e hanno mosso i primi passi nel volontariato.
Negli ultimi anni il SAM ha ampliato notevolmente il raggio d’azione, ben oltre quello di primo intervento. “Il SAM è diventato gradualmente un vero e proprio centro di salute multiservizio che, nel rispetto dei ruoli di ciascun ente, lavora in sinergia con le altre realtà sociosanitarie presenti nel territorio. Tenendo sempre presente che si tratta di scelte individuali, e che nessuno, naturalmente, si deve sentire in obbligo, credo sia interessante, anche per i volontari, prestare il loro impegno in questa dimensione”, conclude il direttore generale.