Norman Gobbi: il CPI di Mendrisio è un unicum a livello svizzero

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I lavori di costruzione del CPI, fase 2, si concluderanno nella primavera del prossimo anno.

La politica di delocalizzazione dei servizi è uno dei progetti strategici del Dipartimento delle istituzioni. La scelta di presentare i traguardi valicati e i passi futuri a Mendrisio non è stata casuale. Lo ha confermato il direttore del DI Norman Gobbi, che lunedì ha preso parte a un incontro con la stampa organizzato all’interno del nuovo Centro di pronto intervento. Accompagnato dal capo del dicastero Sicurezza pubblica della Città Samuel Maffi e dal comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi, il consigliere di Stato ha infatti preso ufficialmente in consegna gli spazi “grezzi” dello stabile in costruzione nell’ambito della fase II, che ospiteranno la Polcantonale. La futura struttura è stata illustrata dagli architetti Mario Botta e Tommaso Botta. La conclusione del cantiere è prevista nella primavera del prossimo anno.
È proprio da Mendrisio – ha ricordato il ministro – che siamo partiti quattro anni fa per riportare le sedi della gendarmeria della Polizia cantonale sul territorio: per aumentare il presidio e il senso di sicurezza percepito dalla popolazione. Il comandante ha ribadito i vantaggi derivati dalla regionalizzazione della gendarmeria: garantire un presidio permanente e la vicinanza alla popolazione, ai partner e alle autorità 24 ore su 24. Il CPI “è un centro comune dove i diversi partner siedono insieme”. Parte della gendarmeria e del commissariato attualmente in attività a Chiasso si trasferiranno nel nuovo edificio alle porte del Borgo. “Non sguarniremo tuttavia Chiasso – ha assicurato Matteo Cocchi – che rimarrà centrale nella lotta agli stupefacenti”. In ambito di Polizia giudiziaria, si trasferirà da Lugano nella cittadina di confine la sezione che si occupa di combattere la tratta di esseri umani e la prostituzione illegale.
Il municipale mendrisiense ha ripercorso le tappe che hanno condotto alla nascita del Centro di pronto intervento, costituite “da decisioni politiche coraggiose, da perseveranza e lungimiranza” delle autorità locali. Sotto un unico tetto trovano ora sede i principali enti preposti alla sicurezza. La realizzazione del CPI è stata resa possibile dal sovrapporsi di interessi diversi della Città e del Cantone: i primi contatti risalgono agli anni 2012-2013. Maffi ha evidenziato le positive sinergie createsi tra la Polizia comunale, la cantonale e le Guardie di confine. Sono stati raggiunti – ha affermato – obiettivi impensabili in termini di sicurezza oggettiva, livelli mai toccati fino ad ora.
Il modello del CPI, ha soggiunto Norman Gobbi, rappresenta di fatto un unicum a livello svizzero per i contenuti. E un biglietto da visita significativo per il capoluogo, grazie al progetto curato dall’architetto Mario Botta. Dieci anni fa, in questo luogo – ha fatto notare il progettista – sorgeva la vecchia caserma dei pompieri. Oggi trova spazio un nucleo di strutture legate alla sicurezza. Mario Botta ha posto l’accento sul concetto di ricucitura urbana, laddove un’area che era di fatto esterna alla Città (“andiamo giù dai pompieri”) ha ritrovato delle connessioni con il borgo. L’ultimazione del complesso permetterà di realizzare un nuovo significativo collegamento pedonale con il centro storico.