
(red.) Un punto per andare avanti e non per scrivere uno zero, perché passerebbero degli anni prima di poter ricominciare. Il sindaco spiega così, davanti al Consiglio comunale di Mendrisio, riunito lunedì, la decisione del Municipio, presa a maggioranza, di lasciare nel preventivo 2018 la spesa di gestione invero modesta, di 57 mila franchi, cui si aggiunge un sussidio cantonale ricorrente di 40 mila fr, per proseguire nella gestione del Cento giovani all’ex Foft, tema al quale l’amministrazione ha dedicato varie sedute. Partiamo insomma da qualcosa, fidandoci, come abbiamo fatto, del capo dicastero, dice Carlo Croci, dando ragione a Insieme a Sinistra, secondo cui a perderci, in caso di chiusura, saranno i giovani.
I conti, i partiti della città li avevano già fatti e lunedì non è una sorpresa quando il presidente del Legislativo Lorenzo Rusconi annuncia che la cancellazione voluta dal PLR, seguito dal gruppo Lega-Udc-Indipendenti, ha raccolto 27 sì, contro 30 no giunti dal PPD, dalla Sinistra e dai Verdi. Il responsabile del dicastero Giorgio Comi, a chi lo critica per aver presentato soluzioni all’ultimo momento, spiega che gli interventi per migliorare le cose sono stati avviati 4 anni fa; e proseguono; l’integrazione degli animatori nell’Ufficio antenna sociale e giovani ha risolto un problema sentito, quello della loro solitudine nella conduzione del servizio; gli orari di apertura sono stati estesi; società e gruppi possono frequentare il centro in modo autonomo, sottoscrivendo un contratto con il Comune; è pronto un mansionario che sarà sottoposto ai responsabili sottoforma di un contratto a termine di 2 anni, poi la verifica.
Un confronto di oltre tre ore
Il confronto è lungo, più di tre ore. È il merito, riconosciuto un po’ da tutti, della decisione del PLR di contestare in aula il rinnovo della gestione del Centro giovani. Ma nessuno, a quanto pare, cambia idea rispetto alle posizioni espresse nei rapporti della commissione, nonostante la mozione generica di tre consiglieri dei tre gruppi contrari alla chiusura, presentata seduta stante, di rinviare lo stop per il tempo necessario, ad una commissione istituita ad hoc per elaborare il rapporto sulla mozione stessa.
Ecco una sintesi degli interventi favorevoli alla chiusura e di quelli che danno al Centro ancora una chance.
Le ragioni per bocciarlo
Gli argomenti di chi nei mesi scorsi si è speso per la chiusura sono ribaditi durante la seduta: la scuola media, invocandone il mantenimento, ha fatto cose che esulano dalla sue competenze e questo lo sappia anche il DECS perché è chiaro che un ragazzino di undici anni, se un docente gli chiede di firmare, non ha grandi alternative; i giovani in questi anni sono cambiati radicalmente nel loro modo di porsi, e non ce ne siamo accorti; non bisogna fare “i carini” all’ultimo momento, come si fa a scuola quando a giugno si rischia di bocciare; lo stabile resterà comunque in piedi e servirà per allestirvi un’unità dell’amministrazione comunale; le attività possono benissimo svolgersi alla Filanda e la chiusura del centro sia una sorta di “avvicinamento” a quanto ci potrà offrire il restaurando stabile di Via Industria; è ora di voltare pagina: non è che non si voglia stare con i giovani, ma bisogna farlo in modo diverso; il Cantone ha una “legge giovani” soffocante, ferma al 1996, che non li porta di certo verso l’autonomia che loro auspicano, anche nelle attività di un Centro giovani comunale come il nostro; non ci troveremmo a questo punto se il dicastero, in questo e nelle precedenti legislature, avesse ascoltato chi poneva il problema; lasciarlo aperto è a rischio di recidiva: meglio una pausa di riflessione
Ascoltare gli allievi della scuola media
Tutti i gruppi manifestano durante la seduta un atteggiamento molto critico nei confronti del Centro e della conduzione, anche del dicastero, tanto che qualcuno invoca un trasferimento di queste attività ad un dicastero diverso; insomma, sotto un’altra regia politica. Ma chi ritiene il centro meritevole di ulteriore fiducia fa presente che presto la zona della stazione conoscerà un notevole aumento di ragazzi, gli studenti della SUPSI, ormai in arrivo nel nuovissimo quartiere che sta nascendo dietro la stazione cittadina.
Il riorientamento, già in atto, deve fare in modo che all’ex FOFT ci siano spazi rivolti all’autogestione e altri più legati ad attività condotte dagli animatori; un colpo di spugna come questo è assolutamente ingeneroso; impensabile non offrire un nuovo banco di prova; per farlo funzionare, un Centro giovani, non ci vuole molto: servono accoglienza e ascolto, come si fa a Chiasso e a Coldrerio; le manchevolezze degli adulti non ricadano sui giovani; non assistiamo passivamente alla chiusura, ma vediamo cosa si può fare per migliorare; gli allievi della scuola media che hanno scritto in favore del centro non bisogna ignorarli, ma ascoltarli; il raddoppio della voce del bilancio “attività giovanili” chiesto da chi vuole chiuderlo è un gesto compassionevole; i ragazzi devono trovare la loro strada e l’autogestione va favorita: infatti le pareti sono meno bianche di prima; si sacrificano i giovani per un ben piccolo risparmio; i ragazzi chiedono uno spazio che sia tutto per loro.
“Mi merito cinque meno”
Il contrasto politico tra favorevoli e contrari conosce un picco, seppur brevissimo, quando i Verdi spiegano perché hanno firmato la mozione con PPD e Sinistra: per ragioni di democrazia, principio che dovrebbe “essere caro anche alla Lega”. Il presidente del Legislativo, Lorenzo Rusconi, che appartiene a quel gruppo, riprende il Verde, ricordandogli bruscamente che si sta dibattendo sul Centro giovani e non sui partiti. A nulla serve il balzo sulla sedia di un esponente della Sinistra, che a gran voce grida al presidente, senza alzare la mano, che in aula si sta facendo politica (e che si danno perciò anche dei giudizi sui partiti). Il presidente rimane sulle sue e manda avanti il dibattito. Il Verde accusa il colpo da parte del primo cittadino di Mendrisio e toglie dalla propria pagella di consigliere un quarto di punto: “ho capito, mi merito cinque meno”.