
(p.z.) “Per ora i richiedenti l’asilo che giungono a Chiasso provengono soprattutto dall’Eritrea, dal Gambia e dalla Somalia. Viaggiamo su una media di 250/300 arrivi a settimana e le persone vengono quasi tutte accolte e smistate nei vari centri”. Ricostruisce in questi termini la situazione al confine sud della Svizzera Edy Gaffuri, a capo della Gendarmeria del Mendrisiotto.
Avete ricevuto indicazioni precise per affrontare l’emergenza nel caso in cui i flussi di migranti in fuga dalla Siria dovessero abbandonare la rotta balcanica per indirizzarsi a nord passando dalla Svizzera? “La gestione è stata pianificata a livello di Comando e delle indicazioni ricevute non possiamo parlare” replica Edy Gaffuri chiarendo che l’entrata dei migranti è gestita dalle guardie di confine che – in periodi di grande sollecitazione – possono far capo anche all’aiuto dell’Esercito e della Protezione civile. Grande lavoro lo stanno compiendo i centri d’accoglienza. “Agli agenti della Polizia cantonale, spetta soprattutto il compito di gestire la situazione nelle retrovie, garantire cioè la sicurezza per tutti, anche quando dovessero essere in molti ad affluire e magari anche rimanere sul territorio: non nascondo che questa prospettiva desta in noi preoccupazione; – continua Edy Gaffuri – devo dire che per ora sono veramente sporadici i casi in cui le guardie di confine consegnano a noi della Polizia migranti con dei precedenti penali”. I flussi del momento in entrata a Chiasso ricalcano più o meno il fenomeno di questi mesi ma non sappiamo cosa accadrà nell’immediato futuro. Il numero di domande che saranno presentate in Svizzera dipende molto dall’evoluzione della situazione lungo le rotte migratorie attraverso il Mediterraneo centrale orientale. Ad oggi, i portavoce della Segreteria di Stato della migrazione parlano di una situazione calma e tuttavia evidenziano come i centri d’accoglienza siano pieni e siano stati aperti dei posti di Protezione civile (come a Stabio) per far fronte alla necessità di posti-letto. Proprio martedì è stato votato a maggioranza l’accordo europeo che prevede il piano di ricollocazione per 120 mila migranti con la Svizzera che intende fare la sua parte. E mentre a livello nazionale si prendono le decisioni, il Consiglio di Stato ha sollecitato la Diocesi di Lugano a collaborare nella ricerca di spazi che oratori o parrocchie – ma anche privati – possano mettere a disposizione in caso di emergenza migratoria. Come ha risposto il Mendrisiotto a questo appello del Governo e del Vescovo mons. Valerio Lazzeri? “Alcuni proprietari privati si sono fatti avanti” riferisce don Gian Pietro Ministrini, arciprete di Balerna e vicario foraneo del Mendrisiotto, lasciando intendere che Berna ha esigenze specifiche e non sempre le disponibilità locali si allineano con le richieste delle autorità. “Gli appelli al momento sembrano quasi inutili perché l’emergenza non è ancora realtà ma un elenco di spazi disponibili potrà rivelarsi prezioso qualora la situazione dovesse precipitare. Intanto rimane tutti lì, congelato. Abbiamo l’impressione che siano più richiesti spazi dove si possano radunare varie famiglie come avrebbero potuto essere la Villa vescovile di un tempo o l’ex Collegio don Bosco, per citare due esempi”. A Chiasso, parliamo con l’arciprete don Gianfranco Feliciani che allude alla possibilità che la Fondazione don Willy possa mettere a disposizione della causa la villetta attigua alla colonia di Catto. Un’ipotesi e nulla più poiché la Fondazione non ha preso alcuna decisione in tal senso. “Diverse famiglie hanno dato disponibilità per alcuni appartamenti” aggiunge l’arciprete spiegando che la Curia ha distribuito alle parrocchie dei formulari da diffondere nella comunità (cfr. scheda a sinistra). Sono chiamati a riempirli coloro che mettono a disposizione spazi per l’emergenza-profughi, poi sarà la Curia a trasmetterli alle autorità cantonali. “Se per ora tutto questo discorso di accoglienza rimane in sospeso, – continua l’arciprete di Chiasso – ritengo che invece qualcosa le parrocchie possano già fare: mettere a disposizione i loro saloni o locali per organizzare festicciole o incontri per i migranti che già vivono sul nostro territorio. Ad esempio a Chiasso, noi apriamo le porte dell’Oratorio ai migranti che frequentano i corsi di integrazione organizzati dal Comune. Venerdì abbiamo invece organizzato una fiaccolata per esprimere il nostro affetto nei loro confronti”.