Uve, la carta da giocare è quella della qualità

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Momento decisivo e punto di svolta dell’annata: alla vigilia della vendemmia 2024, incontriamo il presidente della sezione di Mendrisio di Federviti, Michele Piffaretti, in carica dallo scorso mese di aprile, ma già pienamente in funzione dall’autunno 2023 in sostituzione di Davide Cadenazzi che è diventato presidente cantonale e delegato ticinese presso la Federazione svizzera.
Il ruolo del presidente – “in parte devo ancora scoprirlo” confida – è sostanzialmente quello di traino: consiste nel suggerire idee e ascoltare le indicazioni che giungono dai membri del comitato e dalla base. Le serate organizzate dall’inizio del mandato hanno registrato una buona presenza, con una quarantina di partecipanti a ogni appuntamento su un totale di circa 180 affiliati: “l’ambiente è dinamico, grazie anche all’ingresso in comitato di alcuni giovani viticoltori professionisti; cerchiamo di proporre tematiche legate all’attualità e di concludere gli incontri con un momento conviviale dove è possibile scambiare opinioni”.
La sezione è in salute: alla stabilità del numero di aderenti corrisponde quella finanziaria. “Si sente aria di rilancio e questo è molto positivo” osserva il presidente che traccia un profilo della realtà nella quale opera: il Mendrisiotto consegna circa la metà di tutte le uve prodotte nel Cantone. Il nostro territorio – evidenzia – è caratterizzato da aree estese dove sono attive aziende medio-grandi, c’è poca collina difficile da coltivare e sono numerosi i viticoltori professionisti o semiprofessionisti, al contrario di altre regioni ticinesi dove troviamo numerose piccole realtà gestite da appassionati che coltivano i vigneti nel tempo libero. Rispetto a territori situati più a settentrione, nel Midi del Ticino sono relativamente pochi i viticoltori vinificatori; vige infatti perlopiù la consuetudine di convogliare le uve alle cantine.

Un’annata difficile
Quella targata 2024 è stata “di sicuro un’annata difficile” afferma Piffaretti. La primavera è stata molto umida e tanto stressante per tutti i viticoltori; alcuni hanno subito anche gelate tardive che “bruciano” germogli e grappolini. Le piogge frequenti hanno ridotto al minimo le possibilità di lavorare nei vigneti e acuito la difficoltà di proteggere le piante dalle malattie. In un breve lasso di tempo, si è passati dalle pozze tra i filari a condizioni – opposte – di siccità. Tutto sommato, però, le uve sono giunte a maturazione abbastanza sane.
La vendemmia è già iniziata per le uve bianche e rosse che vengono vinificate in bianco o rosato. La parte più consistente del lavoro verrà effettuata da questo fine settimana in avanti. Ogni situazione deve essere ponderata attentamente. “Molto dipende dai rapporti che i singoli produttori hanno con le cantine di riferimento”. Il consiglio rimane quello di non avere fretta. “Se abbiamo una chance da giocare sul mercato nazionale – prosegue il nostro interlocutore – questa è indiscutibilmente connessa alla qualità del prodotto offerto”.
Malattie che allarmano
La problematica più allarmante rimane la peronospora, causata da un fungo, che colpisce specialmente nei momenti prima e dopo la fioritura. “È capace di distruggere completamente il grappolo quando è nelle prime fasi” illustra Piffaretti. “E diventa sempre più aggressiva con le condizioni meteorologiche mutate negli ultimi anni”. A preoccupare i viticoltori sono proprio gli eventi climatici estremi. Ad esempio, sulla collina sopra l’abitato di Coldrerio “non avevo mai visto il gelo; adesso è una condizione divenuta quasi una costante annuale”.
In questo ambito di repentino cambiamento, alcune aziende stanno riflettendo all’opportunità di introdurre varietà maggiormente resistenti. Il Merlot rimane comunque un vitigno molto interessante alle nostre latitudini, poiché particolarmente versatile, anche se sensibile alle problematiche derivanti dalla peronospora. È anche apprezzato dal mercato, mentre per altri vitigni, ci sarebbe tutto un mondo da costruire attorno, “anche dal punto di vista agronomico” precisa il presidente che sottolinea, tuttavia, come “una parte del futuro va sicuramente in quella direzione”. Se ne parlerà nel contesto di una serata che Federviti ha programmato per il mese di ottobre.

Insetti sconosciuti
Alcuni anni fa, i viticoltori hanno “scoperto” la cimice marmorizzata. È stata poi la volta del coleottero giapponese. “A mio parere – dichiara Michele Piffaretti – la natura è in grado di ristabilire un equilibrio”. In altri termini, la fauna locale ha imparato ad “apprezzare” questi visitatori come fonte di nutrimento! “Per contrastare il moscerino Suzuky (che punge l’acino e predilige l’ombra) abbiamo soluzioni efficaci come la sfogliatura per dare aria e luce ai grappoli. Inoltre sappiamo che una leggera aggiunta di rame ai normali trattamenti indurisce la buccia degli acini mettendo in difficoltà questo insetto. È evidente che il lavoro diventa sempre più complicato e gli “hobbysti” faticano più di altri a rimanere al passo con la velocità dei cambiamenti”. In questo contesto rientra la tematica del “patentino” che diventerà obbligatorio per poter ricevere i prodotti ed eseguire i necessari trattamenti all’interno dei vigneti. Federviti è da tempo impegnata nell’ottica di sensibilizzare gli attori sul tema e sta pensando all’opportunità di proporre pure corsi online e momenti di ripetizione in gruppo per prepararsi agli esami.

I vini sul mercato
Grossi volumi transitano sugli scaffali della grande distribuzione dove è più difficile spuntare prezzi interessanti, ma il vantaggio è legato alla visibilità e alla capillarità della rete di distribuzione. “Alcune aziende – continua – faticano in questo momento, altre mi dicono di non avere abbastanza vino per soddisfare le richieste. Il trend turistico e della ristorazione è rallentato, ma il discorso è diverso per ogni singola cantina: molto dipende dal tipo di clientela a cui ci si rivolge”.

Viticoltura sostenibile
e turismo
Il mondo vitivinicolo locale è sensibile all’argomento, ad esempio per quanto riguarda la drastica diminuzione dell’uso di erbicidi. “Da alcuni anni si nota che l’ecosistema ne ha tratto giovamento: farfalle, coccinelle, lucciole appaiono più frequentemente tra i filari rispetto al passato” fa notare il presidente.
Viticoltura è anche sinonimo di cura del territorio e valorizzazione del paesaggio.
Numerose aziende partecipano da anni ai vari progetti di interconnessione che favoriscono la biodiversità, alcune collaborano con Mendrisiotto Turismo per l’organizzazione di visite con degustazione del nettare di Bacco. Alcune realtà accolgono le scolaresche per momenti didattici sul tema vite e vino oppure singoli e piccoli gruppi interessati alle giornate della vendemmia.