Casa Astra a Mendrisio compie 20 anni

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Fuori, sulla parete dell’edificio rosa tenue, c’è ancora dipinta la vecchia insegna “Osteria del Ponte con alloggio”. Ma ormai tutti sanno che lo stabile in via Antonio Rinaldi 2 a Mendrisio non è più un esercizio pubblico, bensì un luogo prezioso: centro di accoglienza per chi chiede un letto, un pasto, un tetto.
C’era sin dal primo giorno, Donato Di Blasi. Dalla sua fondazione sono trascorsi vent’anni tondi, che hanno significato una grande mole di esperienze: Casa Astra, centro di prima accoglienza aperto 365 giorni all’anno compie un traguardo importante. E domani, sabato 14 settembre, apre le porte della struttura a bassa soglia con un programma che si propone di invitare chiunque voglia partecipare ai festeggiamenti sotto l’eloquente titolo “20 anni a mettere i margini al centro”. Si parte alle 10.30. Si prosegue alle 12.30 con un pranzo offerto e le porte aperte, quindi dalle 16 intrattenimento per bambini e merenda e, a seguire, i concerti di “Haara” e “Monte Mai” fino alle 20. Ad accompagnare la giornata la musica di Dj Giamma. Ma chi gestisce la ventennale struttura? Lo chiediamo al suo direttore, Donato Di Blasi (nella foto).

“Chi siamo? Fissi, con me, c’è Marco D’Erchie, che segue in prima persona gli ospiti con i diversi stagiaire, che provengono dalla Supsi Lavoro Sociale. Io, invece, mi occupo di altri progetti, sopratutto per quanto attiene la ricerca dei finanziamenti necessari a Casa Astra e altri progetti legati ma non diretti agli ospiti. C’è Roberto Rippa, presidente dell’Associazione Movimento dei Senza Voce a capo del progetto da anni. Fisso è anche il cuoco, Marco Galbiati. Alessandro Galli si occupa invece del progetto “Orto Terra Viva”, un orto biolgoico nel terreno di Casa Astra e in un altro con apiario a Riva San Vitale. Poi abbiamo collaboratori attivi in programmi di reintegrazione come attività di pubblica utilità dell’assistenza coadiuvati da Alessandro. Altre due persone si occupano delle pulizie degli spazi comuni, infine abbiamo dai 7 agli 8 vegliatori/trici notturni/e la cui maggioranza opera già nel sociale”.

Veniamo ora alla struttura.
“Casa Astra dispone di 23 posti letto, 8 camere per due-tre ospiti e 3 singole che mettiamo a disposizione di coloro che difficilmente possono convivere con altre persone o che dovranno soggiornare per periodi più lunghi. Si va da una notte a diversi mesi di permanenza. Dipende da quali sono i problemi da risolvere del singolo individuo, da una parte, e dall’altra anche da tempi amministrativi. Chiunque può alloggiare a Casa Astra (a parte i minorenni non accompagnati) essendo presenti sul territorio cantonale, residenti o meno. Non tuttavia i richiedenti l’asilo che seguono tutt’altro percorso. Ovvio che se qualche potenziale richiedente asilo arriva da noi lo accogliamo il tempo di fornirgli tutte le informazioni utili. Abbiamo l’obbligo di segnalare settimanalmente chi soggiorna qui sia al Comune sia alla polizia per un controllo loro e per una sicurezza nostra. Il 70% delle persone ospitate sono residenti, svizzeri o con permesso valido, e un 30% sono persone di passaggio. Si tratta spesso di persone sul territorio alla ricerca di lavoro che non hanno più i mezzi per sostenersi”.

Casa Astra è dunque un crocevia, un luogo di approdo e di ripartenza?
“Idealmente è questo lo scopo della nostra struttura. In media ogni anno transitano da qui 120 persone. Nel 2023 le notti offerte sono state complessivamente 6256 con un tasso di occupazione del 74,52%. Siamo sempre abbastanza pieni, non sempre al cento per cento perché poi è complicato far convivere persone in camere da tre, poiché spesso hanno alle spalle dei trascorsi complessi. Biografie complicate e non sempre è possibile riempire la struttura fino all’orlo. Sempre di più accogliamo persone con problemi di dipendenze, non gravissime, già seguite sul territorio da servizi quali Ingrado con cui collaboriamo da anni; e molte persone con problemi psichici e in questo caso la collaborazione con la clinica OSC, che dista a pochi metri da noi, è preziosa. Un altro partner importante, da alcune settimane, è l’Associazione Assistenza e Cura a domicilio del Mendrisiotto. La nostra missione varia, e può conoscere l’emergenza per una persona trovata in strada e portata qui dalla polizia o da un privato. Alle 23 chiudiamo le porte ma chiunque può suonare il campanello anche dopo questo orario e chiedere di entrare: abbiamo i vegliatori per questo, e se c’è posto potrebbero essere ospitati. Per il 90% dei casi si tratta di segnalazioni, spesso dei Servizi sociali. Con i residenti teniamo un colloquio informativo e conoscitivo prima di decidere la loro entrata. Da anni abbiamo anche un collquio all’uscita degli ospiti in modo tale che chi lo desidera possa avere sostegno anche una volta lasciata Casa Astra. Dal 2021 questo progetto, prima più informale, denominato Per Aspera ad Astra, è stato finanziato dalla Catena della Solidarietà per due anni e rinnovato nel 2023 per altri due”.

Come si finanzia la vostra struttura di prima accoglienza?
“Il 12% da Swisslos, circa il 50-60% deriva invece dalle rette pagate dagli ospiti, 67 franchi a notte, somma stabilita con il Cantone (invariata dal 2018 nonostante l’aumento del costo della vita), comprensiva di alloggio e tre pasti (non è invece riconosciuto nella retta il lavoro sociale e educativo). Sono pochi coloro che possono pagare di tasca propria, la maggioranza è a beneficio dell’assistenza per coprire la spesa. Il rimanente delle risorse arriva dai nostri progetti che devono nel tempo autofinanziarsi”.

Parliamone.
“L’Orto Terra Viva è uno di questi e ci consente oltretutto di produrre per il nostro servizio mensa a chilometro zero; contempla inoltre una produzione vitivinicola con la Cantina Fontana di Balerna, dal 2015 produciamo miele e da quest’anno lo facciamo in collaborazione con Ca.Stella & Camping del Monte San Giorgio Sagl di Meride. Un altro progetto è il Buffet Migrante, un servizio catering per aperitivi, cene e altre ricorrenze. I progetti vengono assicurati in buona parte dal nostro personale. Chiediamo, a chi può ed è disponibile, collaborazione ai nostri ospiti. Abbiamo anche l’omonima fondazione che si occupa di reperire parte dei fondi necessari in particolare alla gestione ordinaria. Il servizio di accoglienza e gli altri progetti fanno di Casa Astra un’impresa sociale a tutti gli effetti”.
Quale consuntivo traccia Donato Di Blasi dopo vent’anni di piena dedizione?
“Rispetto al passato è più complesso oggi operare in questo settore.
Arrivano persone con problemi molteplici, dall’alcol a disturbi psichici, più in generale a disagi, problemi d’amministrazione personale, sfratti, situazioni debitorie, separazioni, rimpatri dall’estero, situazioni famigliari degradate, solitudine e altro ancora. Abbiamo iniziato 20 anni fa a Ligornetto in un appartamento in affitto. Oggi l’Associazione è proprietaria dell’edificio, abbiamo dei progetti innovativi sul territorio, siamo conosciuti e riconosciuti. Come impresa sociale è comunque complicato conseguire i mezzi finanziari per vivere, ma ci riusciamo con l’augurio che i nostri progetti vengano non solo apprezzati ma sostenuti, l’imperativo è seguire progetti che siano in grado di autofinanziarsi a medio termine”.

Un altro tema importante è la sicurezza, sia per il personale sia per gli ospiti.
“Offriamo sicurezza grazie a una presenza costante di operatrici e operatori. Vige di norma rispetto tra gli ospiti ai quali viene chiesto di sottoscrivere un regolamento della struttura e quindi di seguire delle norme di convivenza pacifiche e condivise”.