I residenti di Genestrerio aspettano con maggiore impazienza la nuova piazza Baraini, promessa da anni, oggi adibita a posteggio, oppure un grande palazzo sul curvone della “cantonale” che porta a Ligornetto, fino a oggi rimasto un bel prato, dopo la demolizione di una vecchia villa?
Due pensionati in gamba camminano sul marciapiede proprio in quel punto e vedendo qualcuno con la macchina fotografica, martedì pomeriggio, chiedono che ne sarà, allora, della loro piazza, dopo la decisione di lunedì 7 ottobre del Consiglio comunale. Quanto al prato e all’idea, “di ricreare il fronte mancante della piazza e quindi riqualificare questo spazio urbano con un nuovo edificio” – approvata a maggioranza dai loro rappresentanti politici – i due pensionati non ricordano, intorno al fondo, il 148, nessuna corona. Non parla, la coppia, in modo specifico di quel prato ma riflette sul paesino in cui abitano, rimasto un po’ vuoto, senza negozi, forse pensando che un nuovo edificio possa dare un alito di vitalità a Genestrerio: “l’ufficio postale è ancora aperto, ma fino a quando?”
Durante la seduta legislativa PPD, PLR e Lega-Udc hanno fatto muro per difendere l’edificabilità del mappale, soprattutto dagli attacchi dei Verdi e della Sinistra. E se questi due gruppi hanno giustificato la richiesta di dezonare il fondo sostenendo che anche a Mendrisio, come altrove, si è già costruito troppo e male, PPD e PLR si sono attenuti strettamente all’esito dell’annosa procedura del piano regolatore di Genestrerio, che ha reso edificabile il terreno nel 1993 nell’ambito della procedura di pianificazione di Piazza Baraini, poi approvata anche dal Cantone. Per capire quanto siano state lunghe le procedure, basta pensare che la serata pubblica di presentazione si è svolta 8 anni fa.
Lì vicino, accanto alla casa comunale, c’è uno stabile piuttosto recente con una quindicina di alloggi, ma solo due sono occupati. Un edificio “triste” lo ha definito la sinistra che inutilmente aveva chiesto in sede di commissione della pianificazione di ridurre di 1/3 gli indici. I Verdi hanno parlato, dal canto loro, di “idee vecchie” e hanno ammonito che i piani regolatori non li fanno gli extraterrestri ma i consiglieri comunali. Ma non c’è stato niente da fare: i due partiti maggiori e la Lega sono stati inamovibili. Qualche voce, è vero, si è levata lanciando appelli per un’architettura di qualità, di posteggi sotterranei che lascino libera dalle auto la futura corte interna, di rispetto rigoroso delle NAPR.
Neppure il Municipio ha saputo dire se effettivamente la popolazione della città abbia bisogno di nuovi alloggi a Genestrerio e di piccoli commerci che favoriscano la vitalità dello spazio urbano disegnato dalla nuova piazza, dall’altra parte della strada, destinata soprattutto ai pedoni; per la quale i consiglieri hanno speso poche parole, essendo tutti d’accordo.
Hanno avuto buon gioco, Verdi e Sinistra, allora, nel rimproverare al Municipio l’incapacità di pensare in maniera diversa lo sviluppo della città, considerato anche il ricorrente richiamo alla Carta dei Valori, sottoscritta al formarsi delle aggregazioni. La maggioranza ha ritenuto prevalente la pianificazione acquisita, seppur ben lontana, nel tempo, rispetto alle nuove norme federali in materia di pianificazione del territorio, che limitano fortemente i nuovi insediamenti. Senza dimenticare la questione degli indennizzi, che potrebbero costare caro ai contribuenti di Mendrisio nel caso in cui si privasse i proprietari del loro bene. Timore infondato per gli oppositori: mai, finora, era stata dichiarata la volontà di costruire; e il terreno, da quel che si è saputo in questi giorni, non è sul mercato immobiliare. In ogni caso l’edificabilità del fondo potrebbe essere in contrasto con le nuove norme pianificatorie federali e dunque non beneficiario di indennizzi. Uno studio d’architettura, incaricato dai pianificatori, ha immaginato la nuova costruzione che però non piace molto, neppure a qualche consigliere dei partiti maggiori che durante la seduta di lunedì hanno chiesto maggiore attenzione.