Polizia, per Stabio la riforma è indigesta

0
178
La sede della Polizia a Stabio.

“Si chiede al Consiglio di Stato di non proseguire oltre con questa riforma di polizia non ritenuta necessaria e politicamente indigesta e controversa”. Così il Municipio di Stabio, nero su bianco, ha inoltrato al Dipartimento delle Istituzioni la propria presa di posizione nell’ambito della procedura di consultazione concernente il “Rapporto Progetto Polizia ticinese”. Nelle sue conclusioni, l’Esecutivo scrive a chiare lettere che il progetto “appesantisce ulteriormente la struttura governativa di conduzione della Polizia cantonale e comunale, crea ulteriore burocrazia, trasferisce ai Comuni compiti amministrativi e burocratici, riduce le risorse che i Comuni potranno impiegare nella Polizia di prossimità, riduce l’autonomia dei Municipi nell’organizzazione dei compiti di Polizia, crea un clima di incertezza negli agenti di polizia, introduce una nuova ripartizione dei compiti e delle attività che genererà confusione nella cittadinanza, ma soprattutto cambia una struttura organizzativa oggi funzionante e che garantisce la sicurezza pubblica di questo Cantone”.
Il Municipio di Stabio si interroga sull’utilità della riforma e contesta inoltre la brevità del termine di consultazione e ritiene necessario che “all’ACUTI e all’Associazione delle polizie comunali ticinese sia dato il tempo necessario per analizzare gli aspetti dal punto di vista dei Comuni”. La riforma, lo scorso luglio, è stata accolta con preoccupazione anche dal PLR di Stabio che in un’interrogazione ha evidenziato come il progetto del Cantone contempli fra le novità un numero minimo di 13 agenti più un comandante per formare una Polizia comunale e “una tale configurazione comporterebbe la fine del Corpo di polizia nel nostro Comune”.

Nella sua presa di posizione, il Municipio di Stabio evidenzia ancora: “Si ritiene innanzitutto che, indipendentemente dall’impegno avuto dal gruppo di lavoro e dalle conclusioni scaturite nel rapporto, in uno Stato democratico e di diritto la decisione finale compete al Gran Consiglio e in caso di referendum ai cittadini di questo Cantone, non di sicuro al Dipartimento delle istituzioni o tantomeno al Gruppo di lavoro”. Scrive inoltre l’Esecutivo: “Non esistono solo due scenari, come specificato nel rapporto o come comunicato dal direttore Norman Gobbi, ma esiste anche il mantenimento della situazione attuale che negli anni ha permesso, con i necessari e dovuti adattamenti e accorgimenti, di rispondere ai bisogni della cittadinanza”. Il Municipio solleva diversi interrogativi, fra i quali: “Chi risponderà agli interventi richiesti all’OSC? Chi risponderà agli interventi richiesti dai centri rifugiati? Chi risponderà alla criminalità di confine? Chi garantirà la sicurezza nelle ambulanze confrontate con interventi sempre più delicati? (…)”.