
L’edizione 2025 del Festival internazionale di narrazione di Arzo, ormai alle porte (21-24 agosto), si annuncia una delle più giovani degli ultimi anni. Accanto a spettacoli rodati e nomi ben conosciuti, infatti, la programmazione di quest’anno propone alcune opere prime e porta sulla montagna diversi volti giovani.
Dal panorama svizzero, e in particolare da Bienne, arriva la compagnia La Dalle, fondata su iniziativa di Fanny Krähenbühl e attiva dal 2016. Fury room, lo spettacolo che vedrà Krähenbühl sul palco di Arzo il 23 agosto alle 21.30, ha vinto la borsa per le arti sceniche PREMIO ed è stato finalista alle giornate svizzere del teatro 2025. La scena si trasforma in una “stanza della rabbia” (una Fury room, appunto) e lascia spazio alle emozioni e al flusso di coscienza della protagonista: cosa si cela dietro il crescente bisogno di sfogare le proprie frustrazioni in un momento di violenza controllata? Quale catarsi ricercare nella distruzione – a pagamento, s’intende – di un dispositivo che non ha altra funzione se non quella di lasciarsi distruggere?
Già conosciuto alle nostre latitudini e vincitore di Testinscena 2024, è neonato anche il collettivo Divano Project, che porterà in scena Un live podcast (21 agosto, ore 21.30). Scritto da Marzio Gandola e Margherita Fusi Fontana, lo spettacolo vede in scena Maria Canino, Michele Correra, Alessandra Curia e Gionata Soncini (la regia è di Giammarco Pignatiello). I quattro si confrontano con il formato del podcast, interessandosi alle scelte legate alla narrazione, al confine fra verità e finzione, alla difficoltà di un racconto che si vorrebbe fedele ai fatti ma che non può prescindere da una loro interpretazione.
Il 21 agosto, alle 18.30, il Festival sarà invece aperto da A volo d’angelo, per la regia di Federica Cottini e con Michelangelo Canzi in scena. Una riflessione sulla memoria condotta da una guida turistica, un personaggio sopra le righe che, mentre percorre le strade di Mostar, accompagna il pubblico attraverso la storia recente della Bosnia Erzegovina. Ferite aperte tra ricordo e nostalgia, che forse possono aiutarci nella nostra navigazione del presente.
Ormai affermatissimo e pluripremiato (due premi Ubu nel 2023), non si può tuttavia non citare in chiusura la presenza al Festival dello spettacolo Gli anni (24 agosto, 18.30): la regia è di Marco D’Agostin, già ad Arzo con First Love nel 2021, e in scena danza Marta Ciappina. Anche in questo caso storie personali e grandi avvenimenti si intrecciano, mentre dal palco si cerca di tracciare una linea che dia un senso al presente e al passato che l’ha determinato: ispirato all’opera di Annie Ernaux, Gli anni coinvolge il pubblico con una coreografia che invita a riconsiderare i propri ricordi, creando una sorta di romanzo collettivo.
Grazie a collaborazioni con altre realtà del territorio (teatri, festival e fondazioni), il Festival ha potuto continuare il suo percorso di ricerca, portando ad Arzo spettacoli vicini alle sue sensibilità e cogliendo l’occasione per presentare al suo fedelissimo pubblico alcune nuove proposte, a cavallo tra Svizzera e Italia. Dalla prossima settimana, spazio alla scena e ai Mondi che ci attraversano.
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