La domanda di costruzione per l’insediamento a Riva San Vitale di una lavorazione legata agli inerti è conforme alle norme vigenti, in particolare al Piano regolatore in vigore dal 1. luglio 2014, tanto che l’incarto dispone del preavviso favorevole del Cantone. Ma la petizione dei Cittadini per il territorio con 920 firme di cittadini – di cui 464 domiciliati, gli altri residenti altrove – contraria a questo tipo di attività, non ha potuto essere ignorata dal Municipio che all’unanimità ha giocato la carta delle nuove concezioni dell’uso del territorio.
Così i due mappali, il 1732 e 1739, sono finiti con molti altri in una zona di pianificazione (ZP). Una “Zetapì” che intanto è sulla carta, visto che la domanda è stata inoltrata al Dipartimento del territorio appena all’inizio di febbraio; ma che già produce effetti concreti, il blocco, appunto, di questa ed eventualmente altre domande di costruzione, qui, nella zona verso Segoma, dove la petizione aveva chiesto appunto di istituire una ZP. Ma, evidentemente, il Municipio ha dovuto trattare allo stesso modo anche le ben più vaste superfici che si trovano andando verso la Rossa di Rancate, dove si trovano i grandi capannoni, tra i quali alcuni sono in attesa di nuove destinazioni.
Il dossier dell’Officina della ghiaia SA è sul tavolo del Municipio dalla primavera dello scorso anno; un vero e proprio rompicapo: “ci ha dato molto da lavorare e da pensare”, ammette il sindaco Fausto Medici. L’esercizio è stato quello di distinguere due aspetti: da una parte l’esame della domanda di costruzione, che oltre ad avere il nulla osta da parte del Cantone rilasciato il 17 ottobre 2017 – pur con alcune condizioni puntuali sull’esercizio delle attività – non ha ricevuto censure neppure da parte di Mendrisio per la parte del progetto che guarda su Capolago (canalizzazioni); dall’altra la procedura per formulare la ZP. In realtà nella comunicazione uffficiale del Municipio che riguarda la zona di pianificazione, l’iter della domanda di costruzione inoltrata dell’Officina della ghiaia non compare neppure. Ma è chiaro “che le due situazioni si intersecano”, rileva il sindaco. A tal punto che “tutte le domande di costruzione saranno giudicate negativamente”, se in contrasto con i concetti espressi nella richiesta di ZP inoltrata al Cantone. L’autorità comunale, tuttavia, non vuole tirarla per le lunghe; e appena avuto il segnale verde dal DT e dal Governo, intende mettersi all’opera per definire nel dettaglio la sorte di quei numerosi e preziosi fondi, alla luce di quanto indicato nella Legge sullo sviluppo territoriale, entrata in vigore dopo il PR.
In sostanza il Municipio vuole rendere consona la zona industriale con i disposti della nuova concezione d’uso del territorio e della Legge edilizia. I quali pressentano almeno due aspetti importanti: il divieto fatto ai Comuni di estendere le zone edificabili; e l’ordine di cambiare in “aree destinate al lavoro” le attuali zone industriali, che obbediscono al principio della trasformazione in prodotti di altre materie e materiali; rendendo così possibile l’inserimento, in zone come quelle considerate dall’Officina della ghiaia SA, di un utilizzo più ampio. Per esempio di servizi, meno molesti, evidentemente, di un frantoio che rompe sassi e materiali provenienti da demolizioni.
Avrebbe potuto, il Comune, andare in altre direzioni? “Si poteva inserire i fondi in questione in zona residenziale, ma la Confedereazione chiede di non estendere le zone edilizie; neppure l’estensione della zona verde sarebbe stata possibile in quanto avremmo dovuto pagare indennizzi milionari”, ha precisato la capo dicastero pianificazione Luisa Vassalli Zorzi. Fra le possibilità, naturalmente, quella di rilasciare la licenza.
Ma, aldilà di tutto ciò, il Municipio è consapevole, anzi, è fiero, di aver operato una scelta politica precisa; peraltro coerente, afferma l’amministrazione comunale, con l’impegno con cui da anni si prende cura del territorio per accrescere la qualità di vita dei cittadini, come la riqualifica del fiume Laveggio e il progetto di interrare il vasto posteggio a lago.
Probabilmente Riva San Vitale è il primo Comune ad andare nella nuova direzione che, da quanto si riesce a capire, è… piuttosto obbligatoria da percorrere. Sarà dunque interessante capire come si muoveranno altri Comuni, per esempio la Città di Mendrisio, la cui zona industriale ha un lungo confine con quella di Riva. L’approccio dell’amministrazione cittadina alla domanda di costruzione dell’Officina della ghiaia è stato assai diverso: nella risposta all’interrogazione con cui tre consiglieri comunali, Gian Paolo Tommasini, Francesca Luisoni, Vera Bosshard manifestavano preoccupazione per questo insediamento a confine con Capolago (Segoma), il Municipo, il 25 agosto 2017, ha scritto di non aver trovato nell’incarto “possibili e notevoli disagi conseguenti”. Mendrisio aveva tuttavia messo per iscritto alcune condizioni, da considerare nell’eventuale licenza edilizia il cui rilascio era di competenza di Riva san Vitale; ma aveva deciso “di non interporre opposizione alla domanda di costruzione”.
Possibilità di cui hanno invece usufruito i cittadini di Riva, che ne hanno inoltrate 5, di cui una sottoscritta da 67 persone.