
• (red.) Era stato Hans Erni a pagare il trasporto del torchio fino a Colla, dove Gianstefano Galli aveva aperto da poco il proprio atelier calcografico.
Il torchio, costruito a Yverdon, aveva fatto tappa dapprima a Lucerna, dove la Fondazione intitolata all’artista lucernese aveva inaugurato nel 1979, adiacente al più famoso Verkehrshaus, il museo che ospita, da allora, la collezione principale di grafiche, disegni, sculture e quadri del grafico svizzero scomparso sabato scorso, 21 marzo, all’età di 106 anni.
La fondazione aveva allestito un’esposizione didattica per spiegare al grande pubblico la stampa d’arte. E quando la mostra chiuse i battenti, Hans Erni pagò il trasporto del torchio in Ticino: un piccolo contributo al mantenimento e allo sviluppo ulteriore, anche a sud delle Alpi, di questo antico artigianato artistico.
Erni aveva visto giusto: a distanza di 30 anni l’arte calcografica ticinese è più viva che mai. Il torchio funziona ancora benissimo ed è il principale strumento di lavoro di Gianstefano Galli nella piccola stamperia d’arte al pianterreno della casa di Novazzano, in via Torraccia, dove, proveniente da Colla, si è trasferito nel 1993 con la famiglia.
Galli, oltre che calcografo e litografo, è stato anche insegnante, la sua prima professione; l’esordio, per qualche anno, alla scuola elementare: “un periodo importantissimo per praticare la didattica, che poi mi sarebbe servita per lunghi decenni, essendo stato docente presso il Centro scolastico industrie artistiche di Lugano. La scuola è sempre rimasta il mio impegno professionale, che ho condiviso con la stampa d’arte”.
Tutti allievi e tutti maestri
In Ticino Galli aveva portato sia le competenze acquisite alla Scuola cantonale di Belle arti di Losanna, dove si è formato, sia le tecniche esercitate, per un decennio, nell’atelier di Saint – Prex, nel Canton Vaud. “Un periodo affascinante. Ci ero finito un po’ per caso, dovendo svolgere un anno di stage nella litografia; terminato quello, avevano bisogno di qualcuno che stampasse il rame per le calcografie. E così mi sono fermato per 10 anni… Credo che in una bottega rinascimentale l’ambiente fosse quello di Saint – Prex. Qualcosa di vivo, di umano; si mangiava insieme, una scuola senza essere scuola, tutti allievi e tutti maestri. Si stava anche un pomeriggio intero a discutere la stampa di un libro. Ho imparato che il calcografo non deve mai fare di testa sua, ma rispettare le indicazioni di chi ha inciso la lastra”.
Un calcografo originario di Chiasso
L’atelier l’avevano messo in piedi un calcografo originario di Chiasso, Pietro Sarto e un litografo, Edmond Quinque. Molti grandi nomi dell’incisione svizzera sono passati e passano tuttora da lì. Come Hans Erni, Albert Flocon – che fu maestro di Gianstefano Galli e diede la prima lastra all’Atelier calcografico ticinese – Tal Coat, Gérard de Palezieux, Albert Edgar Yersin, che incise fra le altre cose francobolli e banconote; Yersin fu pure maestro di Manlio Monti, fondatore con Gianstefano Galli dell’Associazione Amici dell’Atelier di Colla, del cui prezioso torchio hanno potuto beneficiare, per rimanere alla nostra regione, artisti come Daniele Cleis, Anita Spinelli, Samuele Gabai, Selim Abdullah, Fabrizio Soldini.