Petrarca e Boccaccio: due sguardi diversi sul mondo:

0
48

È duplice il percorso che qualifica il nuovo ciclo di incontri letterari a LaFilanda di Mendrisio animati dal professor Francesco Bianchi. I riflettori si accendono su due grandi autori del Trecento, Francesco Petrarca (1304-1374) e Giovanni Boccaccio (1313-1375), contemporanei, legati da un rapporto d’amicizia e da interessi comuni, ma anche distanti dal profilo della sensibilità letteraria e umana. “Due sguardi diversi sul mondo” è il titolo della rassegna che si aprirà domenica 9 novembre alle 17: i successivi appuntamenti sono in agenda per i giorni 16, 23 e 30 novembre alla stessa ora.

La formula è consolidata. Ad affiancare il relatore ci saranno Maria Luisa Cregut, Francesco Crescimanno e Roberto Regazzoni ai quali verrà affidata la lettura dei testi selezionati.
Nel corso del primo appuntamento, domenica 9 novembre, verrà approfondito il rapporto tra Petrarca e Boccaccio, fra l’intellettuale solitario e tormentato, e l’osservatore della realtà, tra l’uomo che ha cambiato la poesia e l’uomo che ha cambiato la prosa. I due autori hanno intrattenuto nell’arco della loro vita un’amicizia vera che si è viepiù consolidata nel tempo. Ne è testimonianza l’Epistola status tui che verrà letta in occasione del primo incontro. Boccaccio ammira Petrarca come maestro di vita e grande uomo di cultura; quest’ultimo considera l’autore di Certaldo come un fratello minore, meno acculturato. Quello che divide i due, anticipa il prof. Bianchi, è una diversa visione della letteratura e della lingua.
La serata si concentrerà poi sulle contraddizioni che permeano tutta la produzione di Francesco Petrarca, partendo dalla lettura della lettera comunemente conosciuta come “Ascesa al Monte Ventoso” che ha un significato allegorico e che mette in luce la contraddizione tra l’aspirazione a una vita beata e d’altro canto il bisogno che il poeta avverte di beni terreni. Quella del Petrarca è un’esistenza sempre oscillante tra valori morali e attaccamento alle cose di questo mondo.
Un altro tema che sarà approfondito riguarda il rapporto del poeta aretino con la Natura: in questo contesto verrà affrontato il celebre sonetto “Solo et pensoso i più deserti campi” in cui lui va alla ricerca di luoghi solitari per nascondere la sua sofferenza. Il primo incontro si concluderà con la canzone “Di pensier in pensier, di monte in monte” dove è centrale la presenza di Laura.
Per dare avvio alla seconda serata, dal “Canzoniere” Francesco Bianchi ha selezionato il sonetto “Benedetto sia ‘l giorno”, festoso elenco di cose belle, a cui farà seguito uno scritto del Petrarca che vede l’amore come qualcosa che condanna.
“Si passerà quindi ai sonetti della paradossalità” spiega il relatore. “Pace non trovo, et non ò da far guerra”: ossia, non trovo pace, ma non ho nemmeno modo di combattere. Il testo è tutto giocato sulle antitesi.
Infine, l’attenzione si concentrerà su due sonetti in morte di Laura e sul noto “Zephiro torna e ‘l bel tempo rimena”.
Nei successivi due incontri, l’opera del Boccaccio sarà posta sotto la lente. “La terza serata sarà un poco licenziosa” anticipa il relatore. La prima novella che sarà interpretata dagli attori è un vero capolavoro: in “Masetto da Lamporecchio” il protagonista, fingendosi muto, va a lavorare in un convento di suore. La serata via via proseguirà tra sorrisi e colpi di scena, attraverso le situazioni comicissime descritte dall’autore trecentesco, fra le vicende di Peronella e Gianni Lotteringhi.
Nell’ambito del quarto e ultimo appuntamento, il 30 novembre, il professor Bianchi virerà sulle novelle tragiche del Boccaccio contraddistinte da sfumature quasi horror. La lettura integrale di “Lisabetta da Messina” darà il via a una serata nella quale la componente femminile sarà predominante. La riflessione toccherà le figure di Tancredi e Ghismunda, magnificamente delineate dall’autore. Non mancheranno accenni anche a testi meno conosciuti come la novella intitolata “Guiglielmo Russiglione”. La tensione di allenterà, parzialmente, in “Madonna Filippa”. Per chiudere il cerchio, i lettori accenneranno ad alcuni passaggi della “Griselda” che fu tradotta proprio dal Petrarca.