
(red.) Un luogo scelto in modo accurato, raggiunto con una moto che portava numeri di targa sconosciuti nel registro italiano delle immatricolazioni. Una targa falsa, probabilmente, sulla quale le telecamere poste sul versante italiano della strada che porta al valico doganale nulla hanno potuto dire. Ma la rapina, durata non più di novanta secondi è stata vera e feroce. Tanto che l’impiegata, sotto shock, segue tuttora una terapia psicologica gestita dai servizi cantonali, che la terrà lontana dal suo rischioso lavoro per parecchio tempo.
Le tornano in mente di giorno e di notte, i caschi neri. E le parole, violente, minacciose, di morte; gli insulti, i peggiori con cui si possa trattare una donna; poi l’ordine di consegnare tutto il danaro, “tutto, tutto”, non solo quello della cassaforte, prontamente aperta strisciando per terra. Come se i due sapessero bene, avendo frequentato il negozio da clienti, dove il bottino era custodito, chi ci sarebbe stato a quell’ora – l’ora migliore – e quanti soldi avrebbero potuto portarsi via quel preciso giorno.
I gerenti tentano qualche ragionamento. La rapina è andata in porto, con il suo contorno traumatico, qualche giorno dopo l’entrata in vigore della chiusura notturna per 6 mesi, dal 1. aprile, dalle 23 alle 5, di tre valichi secondari di confine, Novazzano-Marcetto, Pedrinate, Ponte Cremenaga. “La soluzione del nostro problema non passa dunque da lì, come si vede bene dagli orari delle ultime rapine”.
Ma non si può neppure tornare indietro, quando i valichi erano presidiati dalle nostre guardie, dalla Finanza e dalla Polizia italiana. “A noi non ci possono rapinare, mi diceva mio padre, perché siamo troppo vicini alla linea di confine, non ce la faranno mai a scappare”, ricorda un gerente. Oggi i valichi minori, prossimi o lontani dalle aree di servizio, sono incustoditi: l’Accordo di Schengen, in vigore dal 1985, promuovendo la libera circolazione, ha abolito il controllo sistematico delle persone alle frontiere interne, effettuato senza sospetti fondati, all’interno del cosiddetto “spazio Schengen”, firmato anche dalla Svizzera. Via libera in altre parole, anche ai delinquenti pericolosi. Anche se bisogna sempre ricordare che i valichi sono sorvegliati dalle telecamere, mentre le guardie si appostano, piuttosto, all’interno del territorio.
La redditività delle aree di servizio è cambiata: in questo momento le sigarette costano meno di là, la vendita di carburante e i relativi margini sono diminuiti, il guadagno sul cambio è altalenante; alcune compagnie hanno parato il colpo affiancando, alle pompe, bar, ristoranti e negozi molto ben frequentati dai ticinesi e dai frontalieri; altri distributori, per ragioni di sicurezza, hanno rinunciato al cambio; altri ancora hanno venduto o stanno per farlo.
A Stabio la visita serale di una pattuglia della Polizia comunale – una volta all’una, una volta all’altra stazione di benzina – secondo la stessa Polizia, è un utile strumento di prevenzione. Ma i rapinatori sembra non abbiano orario: martedì 18 aprile, proprio a San Pietro di Stabio, i rapinatori, ben tre, assai pericolosi, sono entrati in azione verso le 13.30.