Brusino e Porto si ritrovano

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A dir poco ottima è stata la riuscita della prima edizione di Porto-Brusino Trail sui sentieri del contrabbando. L’evento sportivo e culturale ha riunito molti abitanti di Porto Ceresio e di Brusino Arsizio nel finesettimana dell’11 e 12 ottobre. Gremita la sala municipale di Brusino la sera di sabato (nella fotografia) con la serata intitolata “Al di qua e al di là della ramina” che ha visto diversi relatori raccontare storie di confine legate al contrabbando.

Ad introdurre l’incontro il sindaco Lucio Negri. Nella sala del paese – possiamo dirlo – circa la metà dei presenti brusinesi o del Mendrisiotto e l’altra metà in arrivo da Porto Ceresio. A nome dell’organizzazione, Gianni Bernasconi (Titta) ha passato la parola ai relatori in un puzzle di ricordi e storie legate alla ramina. L’ex comandante del Corpo delle guardie di confine, Fiorenzo Rossinelli, ha ricordato come dopo la 1.a Guerra mondiale, si sia sviluppato un enorme contrabbando e per impedirlo un tenente comasco abbia fatto costruire la ramina anche detta “siepe metallica”: km e km di rete alta 3 metri con filo spinato nella parte alta e un campanello pronto a suonare ogni metro e mezzo, non appena la rete si fosse mossa. E poi i ricordi sono andati ai cani contrabbandieri con sale e tabacchi. Nel 1559 l’accordo a posare i ceppi per definire il confine nella parte sud della Svizzera. Altra tappa fondamentale: dopo il 2008 quando entrò in vigore l’Accordo di Schengen con libera circolazione. Fra gli aspetti del confine citati dal docente di Brusino e storico Alberto Poli, quello dei rapporti fra i due Comuni confinanti sempre buoni (tranne che nel periodo delle guerre) e l’evoluzione storica delle due comunità, nonché l’importante figura dell’artista di Porto Ceresio, Pietro Andreoletti vissuto fra il 1860 e il 1933 e autore di diverse opere realizzate anche in Ticino. Il filo del discorso è passato anche a Carlo Silini autore di “Storie dimenticate” (edito San Giorgio) in quanto la pubblicazione porta alla luce anche vicende come quella dell’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio che in tempo di guerra accoglieva malati che non erano malati, ma perseguitati (ebrei e italiani) in fuga dalla barbarie nazi-fascista.
Il pubblico poi ha accolto con grande simpatia i ricordi narrati da Rodolfa, memoria storica del tempo di guerra vissuto a Porto Ceresio con il suo Bar Cervo che era il punto di riferimento per i contatti, e di suo figlio Diego (medico). “La Svizzera ci ha sempre dato da mangiare anche in tempo di guerra” ha ricordato Rodolfa. “A Porto Ceresio avevamo solo il pesce”. E poi gli episodi di quando le amiche che andavano a lavorare in Svizzera le raccontavano che “aprivi il rubinetto e veniva giù l’acqua calda!”. Erano gli anni Cinquanta ed appariva sul mercato anche la lavatrice. “Fra noi e i ticinesi c’era molta amicizia e ricordo che nascevano anche storie d’amore”. Dopo di lei ha preso la parola suo figlio Diego che negli anni ‘70/‘80 giocava nei boschi con gli amici ed incontrava i contrabbandieri con le bricolle “che ci davano 100/200 lire… forse per non farci parlare. Reggevano grossi pesi di stecche di sigarette percorrendo sentieri davvero impervi. Noi italiani di Porto Ceresio – ha continuato – guardavamo la TV svizzera (Scacciapensieri, il Regionale i film del sabato e lo sport); alla Radio sentivamo “La voce della terra”. Quanto ci sono mancate questi programmi e queste voci negli anni a seguire!”.

L’evento completo Porto-Brusino Trail sui sentieri del contrabbando era costituito da una gara podistica, una passeggiata per tutte le famiglie e il momento culturale di cui abbiamo riferito. Ad organizzare l’intera proposta l’associazione A.S.D.Runner Varese in collaborazione con un comitato italo-svizzero. Il clima respirato lascia immaginare che possano seguire altre edizioni e che i rapporti fra le due comunità possano continuare a rinsaldarsi attraverso lo sport, la cultura e i ricordi comuni.