di Renato Simoni
La Ditta di Goffredo Travaini e figli assicurò per oltre tre quarti del Novecento i servizi funebri e il taxi a Mendrisio. Gli eredi hanno ricuperato la documentazione rimasta per anni in una valigia e una serie di registri diligentemente conservati nel solaio di casa, eretta da Francesco, il capo famiglia, all’inizio del secolo.
Essi sono stati generosamente offerti all’Archivio storico della Città di Mendrisio. Ci auguriamo che questo esemplare ricupero delle fonti storiche di una ditta a gestione famigliare possa essere emulato. Il nostro tessuto economico tra Otto e Novecento fu caratterizzato da tante piccole aziende; conservarne la memoria e le testimonianze sopravvissute, anche minime, è un dovere oltre che di interesse culturale. Sono tessere di un mosaico che possono arricchire la lettura del nostro passato. Ripercorriamo qui alcuni momenti dell’impresa, a mo’ di assaggio, proponendoci di tornarvi prossimamente in modo più ampio e coerente.
I Travaini
da ombrellai
a vetturali
Il capostipite Francesco, fu Fortunato (1831-1909) detto “l’umbrelatt”, era giunto a Mendrisio da Paruzzaro (una località vicino ad Arona) nel gennaio del 1863 e fu naturalizzato nel 1870. Dal matrimonio con Orsola Andreoni (1835-1904) nacquero in rapida successione ben nove figli che ebbero la sorte di raggiungere una matura età adulta: Giovanni chiamato anche “Lenin”, Luigi, Guido, Maria Maddalena, Emilia Marta, Adele Girolama, Goffredo, Ercole, Edoardo detto “Biagio”.
La genealogia fu diligentemente ricostruita dal gioviale Guido Travaini (1932-2015), la memoria storica della famiglia, che ricordiamo per alcune sue passioni, tra cui il canto lirico e i trasporti. Al punto da trasformare la corte e le rimesse di casa in un piccolo museo, dove trovò posto addirittura una locomotiva a vapore che oggi sbuffa ancora trasportando turisti. In Via Giuseppe Motta sono rimaste due nobili carrozze – il Landò e la Vittoria –, la pompa di benzina Shell e quella delle gomme Michelin, mentre negli armadi si conservano gli addobbi scuri che servivano per le celebrazioni funebri. Oltre all’importante oggettistica – dicevamo – ad illustrarne la pluridecennale attività avviata da Goffredo (1871-1945) con i fratelli Edoardo, Ercole e Luigi, si conserva nella valigia parecchia documentazione cartacea, tra cui cartoline commerciali per assicurarsi i prodotti necessari: carri e carrozze, pneumatici, fusti, casse per i defunti dalla Carcano Mobili di Palazzolo (Milano), foraggi per i cavalli dal Salvi di Travegiato (Brescia).
Le fonti scritte sono state integrate da interviste orali agli eredi, con l’ausilio di fotografie, staccate se necessario dalle pareti di casa. Ringraziamo in particolare Isabella Canepa, Riccardo e Lorenzo Imperiali marito e figlio di Antonietta Imperiali Travaini (1937-2003) sorella di Guido, Francesco Travaini, Guido e Adriana Veri per la loro fiducia e la collaborazione, ma anche Tino Brenni per l’ampio servizio fotografico che ci ha messo a disposizione.
In appostamento
alla Stazione
ferroviaria
Trasporti individuali e collettivi sono ben documentati.
I vetturali Travaini, insediati nella parte alta dell’alberata Via alla stazione (oggi Via Giuseppe Motta), costruita con l’arrivo della Ferrovia del Gottardo (1874), avevano nelle loro stalle ben 14 cavalli a disposizione per un ampio ventaglio di carrozze.
Il Piazzale della stazione, come nelle altre città del Cantone, era territorio conteso per la ricerca dei clienti, al momento dell’arrivo dei treni. Ecco perché furono i vetturali stessi a chiedere al Municipio, sin dal 1902, norme che proteggessero la loro attività. Il 28 luglio il Municipio emanò un Regolamento per il servizio pubblico con le relative tariffe: ben quattro postazioni furono concesse ai Fratelli Travaini, due a Luigi Bogni, una rispettivamente ad Antonio Merlina, Felice Medici, Carlo Ceppi a cui si aggiungerà Giovanni Ghielmetti. Nel 1905 Goffredo, con la sua capiente “giardiniera”, ottenne anche l’aggiudicazione dell’ambíto servizio per le terme di Stabio.
Le gite collettive assicurate dalla nostra ditta ci sono ricordate dai quotidiani della Belle époque. Limitiamoci ad alcuni significativi episodi risalenti alla primavera del 1909.
La visita con tre vetture (landò e timonelle) all’impresa di Scisti bituminosi a Meride, offerta dal suo direttore Piero Neri Sizzo de Noris ai giornalisti, nel mese d’aprile.
Il Sacro Monte di Varese era una meta favorita per escursioni collettive: domenica 16 maggio le operaie della ditta di biancheria Bloch partirono cantando da Mendrisio alle 4.30 del mattino per la loro memorabile gita aziendale con due grandi giardiniere.
Non passò inosservata neppure la trasferta ufficiale della delegazione granconsigliare, durante un interminabile sabato temporalesco, per un sopralluogo alla strada della Valle di Muggio, balzata alla cronaca soprattutto per i consistenti sorpassi di spesa. Vediamo un passaggio del movimentato avvio tra le contrade del borgo da Gazzetta Ticinese del 14 giugno.
Tra tuoni e fulmini
“A Mendrisio attendevano due landeaus dei fratelli Travaini, che davano affidamento (i landeaus) di esserci valido usbergo contro le furie del maltempo. […] Giunti ad un certo punto d’una stretta viuzza del Magnifico Borgo, ci imbattiamo in carro funebre, che ritorna dal Cimitero, e vediamo, non senza sorpresa voltare il landeau per seguire il non lieto carro, che riede dal Camposanto. Quando ci fermiamo, dopo alcuni minuti, siamo nel rustico d’una scuderia, a fianco del carro funebre, dal quale si vanno staccando i cavalli neri; ma si staccano anche quelli bianchi della nostra carrozza. Usciamo e chiediamo che cosa significhi quel diversivo “fuori programma”. I fratelli Travaini sanno fare le cose ammodo. Devono essere iscritti alla società per la protezione degli animali, e sanno aver cura dei loro cavalli e del prossimo che menano in giro. Ecco: i due cavalli bianchi, sono giovani e vispi; con un tempo indiavolato come quello che fa, su strade orribili come quella della Valle di Muggio, col pericolo di qualche frana, o di tuoni forti e lampi improvvisi, oppure di qualche fulmine (grazie tante!) potrebbero impennarsi, e sull’orlo degli abissi della valle non si potrebbe prevedere dove si andrebbe a finire!… Quelli del carro funebre sono invece cavalli di maggiore esperienza e di maggiore giudizio: hanno visto più volte la morte senza smarrirsi, né commuoversi. I fratelli Travaini vistili di ritorno dalla mesta cerimonia, alla quale avevano dato l’opera loro colla solita compunzione e solennità, hanno pensato subito che le nostre preziose esistenze sarebbero state più sicure se affidate alla posatezza di questi cavalli neri. Donde il cambio. E per questo, l’imprevista prima tappa della Commissione della gestione nella scuderia”.
Servizi funebri e trasporti erano registrati puntualmente, alla fine della giornata di lavoro, da Goffredo e successivamente dal primogenito Elvezio.
Nel primo dopoguerra i veicoli a motore affiancarono gli animali da traino e anche i Travaini vi si adattarono ricorrendo ai servizi del Garage Malacrida, rappresentante della FIAT.
I cavalli continuarono però ancora a lungo a svolgere la loro funzione: l’ultimo esemplare della lunga serie di equini, conclusasi nel 1959, fu il Moro, che sapeva tornare a casa da solo da ogni angolo del Borgo.
Pompe funebri
Nel 1924 la Ditta Travaini vinse facilmente l’appalto comunale per i servizi funebri, una specie di monopolio che sarebbe durato fino agli anni Ottanta.
In quell’occasione, in Consiglio comunale, vi fu un intenso e per certi versi elevato dibattito tra diverse concezioni di questo servizio pubblico: gratuito o a pagamento, con classe unica o con categorie differenziate? I centri urbani ticinesi avevano avviato soluzioni diverse e la Mendrisio del sindaco Elvezio Borella seguì per finire il modello più liberale di Chiasso. I trasporti erano gratuiti o a pagamento: gratis per i nullatenenti sussidiati dalla Cassa comunale, mentre quelli a pagamento si distinguevano in tre classi.
A metà degli anni Sessanta, tra le 29 aziende di pompe funebri in possesso dell’autorizzazione dipartimentale ad esercitare la loro attività sul territorio del Cantone, a Chiasso figuravano Antonio Bazzurri e Aldo Bernasconi, a Mendrisio, in collaborazione con Ettore Pellegrini, c’erano i Fratelli Travaini: Egidio (1905-1987), Elvezio (1900-1982) che, con Bruno (deceduto nel 1959), si erano associati ufficialmente al padre Goffredo quali titolari all’inizio del 1936.
In viaggio
con la potente Dodge
o la lussuosa Cadillac
Di alcuni clienti facoltosi, che usufruivano frequentemente del servizio taxi, rimangono ampie e dettagliate tracce degli spostamenti, attraverso periodiche fatture personalizzate agli industriali Moresi, Eigenmann e Lanz, al signor Landolt di Salorino (puntualmente atteso in stazione all’arrivo del treno da Zurigo), alla signora Maria Bernasconi di Villa Argentina. Vi erano poi i frequenti servizi per gli istituti pubblici, una vera manna: l’Ospedale Beata Vergine e il Manicomio, la Gendarmeria e il comando dell’esercito per il campo di rifugiati di Mendrisio nel 1944/45. Il 31 dicembre 1974 prese fine l’esercizio taxi in comune tra i due fratelli Egidio ed Elvezio. Un documento scritto ne attesta la ripartizione di benefici ed oneri. Esso conferma invece la continuità della ditta nell’altro ramo di attività, quello delle pompe funebri, che continuerà la sua vita ancora per un decennio.