
Nel filone delle rassegne dedicate alle donne artiste, la Pinacoteca Giovanni Züst di Rancate ospita fino all’8 settembre prossimo la mostra Sylva Galli (1919-1943) e le artiste del suo tempo. Con questa edizione l’Informatore realizza un primo approfondimento legato al panorama artistico al femminile che la rassegna mette in luce negli spazi espositivi. I riflettori sono puntati sulla sala 4 dedicata a “I Chiesa: una stirpe di artisti” e in particolare sulla figura di grande interesse di Germaine Petitpierre (1890-1963), sposata con Pietro, che si dedicava al ricamo anche con lo scopo di sviluppare l’artigianato ticinese femminile.
A corredo della rassegna dedicata a Sylva Galli, la Pinacoteca cantonale ha voluto concentrare l’attenzione sull’attività di alcune artiste che operarono nei suoi stessi anni, cercando di affermarsi in un contesto difficile, all’interno di un Cantone dove si doveva ancora combattere con la povertà.
I fratelli Francesco e Pietro Chiesa – scrittore e pittore – appoggiavano e condividevano gli interessi delle consorti. Corinna Galli (1878-1947), moglie di Francesco, era attiva nel mondo culturale ticinese. Fu autrice, fra le altre cose, del libretto La Chiesa degli Angeli in Lugano (1932) e della Bibliografia scritta da donne ticinesi o vissute nel Ticino, frutto di ricerche alla Biblioteca cantonale di Lugano. In questo testo, l’autrice sottolineava che il numero scarso di presenze femminili in campo artistico e culturale era da ascrivere al fatto che “poco più d’un secolo fa la gran maggioranza delle donne ticinesi non sapeva scrivere e che nel nostro paese, la coltura intellettuale era per il passato poco diffusa anche fra gli uomini”.
Nel catalogo che accompagna la mostra in corso alla Pinacoteca Züst, Mariangela Agliati Ruggia – curatrice dell’esposizione con Giulio Foletti – punta i riflettori sulla figura di Germaine Petitpierre che trascorreva le estati nella casa della famiglia Chiesa a Sagno. Durante l’arco della sua vita si impegnò per la valorizzazione dell’operato delle donne. Mossa da ideali sociali, mise le sue doti di ricamatrice al servizio della comunità femminile creando, negli anni Trenta, un’industria casalinga, così da permettere un lavoro in parte accessorio per le donne del posto non più costrette a raggiungere le fabbriche del piano per un salario misero.
I suoi lavori accompagnavano quelli del marito pittore Pietro in occasione di esposizioni; la stampa, in quegli anni, scriveva che Germaine “dipingeva con l’ago”.
Ideò anche, ispirandosi ai colori della Sicilia, visitata alcuni anni prima, 153 ricami artistici realizzati in lana su juta da poter utilizzare per realizzare cuscini, tappeti, tovaglie, centrini, utilizzando lana proveniente dalla Val Verzasca. Lavori sostenuti anche dal Cantone e mostrati all’Esposizione nazionale di Parigi nel ‘37. Due decenni più tardi, nel 1955 – in occasione della XXI esposizione delle donne pittrici, scultrici e artigiane – un suo arazzo venne acquistato dalla Commissione federale di Belle Arti.
La mostra in corso a Rancate mette in luce anche l’attività della figlia di Pietro, Simonetta (1920-1956) che seguì le orme paterne, frequentando l’Accademia di Brera. Poco si sa della sua vita. Morì in giovane età e le scarse opere rimaste rimandano alla pittura italiana del suo tempo. Espose poche volte in patria e all’estero, a causa forse anche del suo carattere schivo e malinconico.