Note calde con onde elettriche

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Neanche un mese fa i Sun Over Waves hanno pubblicato un nuovo album inedito intitolato “Bellavista”. Questo quarto disco del terzetto celebra il decimo anniversario della nascita della formazione composta da . Per l’occasione l’Informatore propone una panoramica a 360° facendo raccontare proprio ai Sun over Waves i loro primi 10 anni di vita.

Come è nata la band?
La band è nata sui banchi di scuola, un po’ per caso per la verità. Il nucleo originale è composto da Michelangelo e Alberto, che si conoscono al Liceo di Mendrisio nel 2013 e condividono un interesse comune per la musica, anche se non per gli stessi generi: amante del reggae e dell’hip-hop il primo, della musica dura il secondo. Spinti da un compagno di classe (che non è altri che Fidel, futuro membro dei Vad Vuc!) a partecipare ad una serata open mic a Chiasso, i due suonano un paio di pezzi scritti qualche tempo prima da Michelangelo. Il caloroso e inaspettato apprezzamento del pubblico li convince a proseguire. Diversi altri compagni saranno reclutati per periodi più o meno lunghi, fino ad arrivare ad una formazione stabile, la stessa di oggi: Michelangelo (voce, produzioni), Alberto (basso, chitarra, produzioni) e Gabriele (controller e produzioni).

Da dove arriva il vostro nome?
Durante le prove per il primo concerto, ci siamo detti che avevamo bisogno di un nome. All’epoca, ascoltavamo spesso un brano del gruppo reggae Mellow Mood, “Immigrant Star”, il cui ritornello recita “I will rise like the sun over the water”. Ci piaceva molto questa frase, e per evitare di ripeterla tale quale, abbiamo cambiato “acqua” con “onde”. A posteriori, questo nome rappresenta molto bene la nostra musica, caratterizzata da un elemento caldo e solare (il sole della Giamaica, in un certo senso) e dalle onde più meccaniche e danzanti della musica elettronica, da sempre ingrediente centrale del Sun Over Waves-sound.

Che genere di musica fate e a chi vi rivolgete come target?
Definire il nostro genere di musica in una sola parola è sempre stata una sfida! Per semplicità, diciamo reggae elettronico, ma il nostro sound è in verità molto più sfaccettato, e si è evoluto negli anni. Gli elementi fondamentali sono però sempre rimasti gli stessi: l’hip-hop, il reggae e la musica elettronica. A questi si sono poi aggiunte influenze pop, dancehall, dub, reggaeton e parecchie altre. Ciò che sulla carta può apparire sfilacciato è tenuto insieme dalla voce di Michelangelo e dall’atmosfera generale, allo stesso tempo leggera e introspettiva. O almeno, è quello che speriamo!
Il target siamo inizialmente noi stessi, nel senso che facciamo musica per sfogare e soddisfare un bisogno intimo e personale. Detto ciò, le nostre canzoni si indirizzano a chiunque voglia ascoltarle. Parlano forse di più ai giovani perché ispirate dalla musica che ascoltiamo e che ci piace, e si rifanno a sensazioni e situazioni del nostro vissuto. Non crediamo però che questo sia un limite per altri ascoltatori. L’elemento più importante per noi è offrire una musica godibile e immediata, ma che sappia anche svelare dettagli interessanti ad un ascoltatore più attento.

Che evoluzione avete compiuto, come band e musicalmente?
I Sun Over Waves si sono molto evoluti nel corso degli anni. Inizialmente a livello di suono, che si è affinato e aperto ad influenze sempre più varie. Siamo innegabilmente cresciuti come musicisti, ma anche il nostro modo di lavorare è mutato, facendosi più disciplinato e professionale. Abitiamo lontani gli uni dagli altri e siamo presi con mille occupazioni: abbiamo dunque capito che una solida organizzazione è essenziale per lavorare efficacemente.

Dopo 4 album pubblicati, come vedete il futuro?
Facciamo musica da dieci anni, ma non è sempre facile. Quest’attività richiede tempo ed energie, che di certo non vengono “ripagate” a livello monetario. Come detto prima, oggi abitiamo in posti diversi, ciò che complica ulteriormente le cose quando si tratta di trovarsi per suonare e comporre nuovo materiale. Eppure, abbiamo sempre trovato un modo. La voglia, la motivazione e la necessità di fare musica sono sempre lì, malgrado le difficoltà. E questo è il miglior indicatore circa il futuro del progetto, che non abbiamo nessuna intenzione di abbandonare, anzi. Concretamente, si tratterà innanzitutto di promuovere il nuovo disco sui palchi, ma la pubblicazione di un quinto album, quando sarà il momento, non è affatto da escludere. Anche perché l’ultimo è stato molto ben accolto, in modo superiore alle nostre aspettative in ogni caso.

Qual è la più bella o affascinante collaborazione che avete avuto?
Sicuramente quella con Cerno e Fidel dei The Vad Vuc, presenti su un brano, “Dafalgan”, estratto dal nostro ultimo album. Come detto, fu proprio Fidel a spingerci a suonare per la prima volta. Poco tempo dopo quel concerto, ci siamo iscritti al concorso musicale Showtime, organizzato dalla RSI. Ogni partecipante aveva un coach: nel nostro caso, si trattava di Cerno, sotto la cui guida abbiamo vinto il primo premio. La nostra storia, specialmente all’inizio, è dunque strettamente legata ai Vad Vuc. Che stimiamo e apprezziamo molto anche a livello personale, per altro. Si tratta quindi di una collaborazione preziosa, tanto sul piano artistico che umano.

L’esperienza che vi è rimasta più nel cuore?
Le esperienze significative sono davvero tante. Potremmo citare la stesura del nostro terzo album, “Onde Sole”, avvenuta in pieno lockdown e marcata da una foga smisurata, così come il concerto tenutosi alla Festa della Musica a Mendrisio nel 2022, davanti ad una piazza gremita, il pubblico di casa. Talvolta, circostanze improbabili danno vita a bellissimi ricordi: il concerto al campo federale scout a Goms (VS), partito non sotto i migliori auspici ma rivelatosi un successo, ne è un esempio, così come, anni addietro, l’Open Air di Monte Carasso, vero e proprio momento formatore.

Il brano a cui siete più legati?
Ognuno di noi ha uno o più brani che occupano un posto particolare nel cuore, per i motivi più diversi. Come gruppo, ci sentiamo di citare “Warstep Against Babylon” e “Everyday”, due canzoni alquanto datate: la prima è stata scritta da Michelangelo prima ancora che il gruppo nascesse, diventando così la prima canzone dei Sun Over Waves, mentre la seconda risale al 2015. Sono due nostri classici, che non mancano mai in ogni nostro concerto. Tra i più recenti, vale la pena menzionare “Dafalgan”, per le ragioni elencate in precedenza.