
“Chi può metta e chi non può prenda”. All’insegna di questo principio, è in funzione da quasi un anno un cestino solidale all’entrata della Migros del Serfontana. Funziona così: chi ha disponibilità può offrire dei prodotti lasciandoli nel cestino. Pasta, pane, dolci e ogni bene sarà quindi a disposizione di chi invece fa fatica a far quadrare il bilancio, in quel periodo della propria vita.
Chi c’è dietro quest’idea? È partita da un gruppo di medici fra i quali sono tuttora impegnati il dottor Gianfranco Bolognini e la dottoressa Olivia Pagani. E poi l’iniziativa si è sviluppata con la San Vincenzo de’ Paoli di Morbio Inferiore, con l’avallo del Comune di Morbio e della sindaca Claudia Canova. E naturalmente è coinvolto il punto-vendita in questione.
La proposta funziona bene. Chi mette panettoni, dolciumi, scatolame e chi toglie quello che gli serve. A preoccupare tuttavia è la velocità con la quale crescono i bisogni della gente. Di questo parliamo con Gianfranco Plebani, presidente cantonale della San Vincenzo de’ Paoli e membro anche della San Vincenzo (Conferenza) di Morbio. Plebani, fra l’altro, è volto conosciuto a Morbio quale ex capotecnico del Comune.
Siete sul fronte della povertà con questa e altre iniziative, cosa può dirci ancora? Come vede la situazione?
Nel nostro gruppo caritativo di Morbio, ma anche nel resto del Cantone vediamo che la povertà aumenta perché i bisogni sono tanti e le risorse finanziarie diventano sempre meno. Non passa giorno che ci vengano segnalate situazioni difficili come quella di mezz’ora fa che è giunta a noi tramite un conoscente. A volte sono gli assistenti sociali che ci contattano ma spesso le persone e i bisogni ci vengono segnalati dai sacerdoti attivi nelle Parrocchie, oppure da fra Martino o per via di altri gruppi caritativi non presenti sul nostro territorio.
Si può quantificare l’aiuto della vostra Conferenza?
Le Conferenze di San Vincenzo approfondiscono e decidono l’aiuto dopo la visita delle persone al loro domicilio, ed è per questo che il nostro raggio d’azione è specialmente nel Basso Mendrisiotto (Chiasso, Balerna, Morbio, Vacallo) e a volte anche Mendrisio. In questi 26 anni di appartenenza a questo gruppo caritativo, ho visto aumentare in modo considerevole gli importi finanziari elargiti, e negli ultimi 3 anni, grazie sempre alla generosità delle persone, abbiamo anche distribuito molte borse alimentari. Per dare un’idea: l’anno scorso, come San Vincenzo de’ Paoli di Morbio, nel Basso Mendrisiotto abbiamo aiutato per 113 mila franchi mentre l’anno prima (2022) per 124 mila franchi. Pensate che nel ‘97 l’aiuto è stato di 11 mila franchi, importo questo che è andato aumentando negli anni fino a raggiungere nel 2018 i 69 mila franchi. Negli ultimi 2 anni, come detto prima, sono esplosi i bisogni. Tutto ciò però è stato possibile grazie ai benefattori che ci hanno sempre sostenuto.
Nel Mendrisiotto quanti gruppi siete?
Due. A Morbio Inferiore il gruppo conta 13 volontari mentre la San Vincenzo di Stabio conta 14 membri. Anche le loro cifre di aiuto sono elevatissime: raggiungono gli 89 mila franchi nel 2023. In Ticino i gruppi della San Vincenzo sono 11 e lo scorso anno hanno distribuito globalmente 613 mila franchi di solidarietà.
Parliamo dei bisogni e di come si manifestano a voi.
Dal mio osservatorio di presidente cantonale posso dire che Mendrisiotto e Luganese sono le regioni più densamente abitate e quindi anche con il più alto tasso di povertà.
Come se lo spiega?
Il Luganese perché fa capo a una grande città e quasi sempre in simili contesti si concentrano anche abitanti più bisognosi. Il Mendrisiotto invece, essendo una regione di transito internazionale, registra il passaggio anche momentaneo di stranieri che faticano.
Che fascia d’età è più colpita dalla mancanza di risorse?
Da ciò che vediamo ci sono difficoltà nelle famiglie giovani dove mamma e papà hanno un’età compresa fra i 25 e i 45 anni. In questa fascia d’età molti riescono bene a gestire il budget famigliare, altri usano male il denaro oppure incontrano difficoltà nella coppia che li manda in crisi: divorzi, separazioni, perdita di lavoro anche improvvisa o malattia. Altra fascia d’età delicata è quella dai 55 ai 65 anni. In questo caso i motivi di povertà sono la perdita di lavoro o le malattie.
E gli anziani?
Gli anziani che chiedono aiuto sono pochi. Di solito, con le risorse che hanno, riescono a vivere e si accontentano del poco. Ce ne sono alcuni però che vanno in difficoltà perché, sostenendo i figli, non tirano a loro volta la fine del mese.
Altre ragioni di disagio?
L’alloggio sempre più caro, sommato ad altri problemi, a volte è causa di sfratto, e noi corrispondendo loro 1 o 2 affitti riusciamo ad evitare il peggio.
Abuso d’alcol o dipendenza dal gioco, quanto possono influire?
Sì, in questi casi, vediamo gente che perde la bussola e poi finisce in povertà. Per il gioco abbiamo riscontrato 2 o 3 situazioni che poi si sono dichiarate e hanno potuto essere aiutate facendo riferimento agli specialisti messi in campo dal Cantone. Sul fronte dell’alcol, abbiamo avuto a che fare con alcune persone che sono state accompagnate anche loro da professionisti coordinati dallo Stato.
Come si può definire il ruolo della San Vincenzo nella società d’oggi?
Per il Vincenziano l’attenzione alla persona è importante e pur essendo, la nostra, una realtà piccola, ci sentiamo un’antenna del territorio.