
Sala del Consiglio comunale gremita a Chiasso – martedì sera – per la costituzione dell’Associazione Mendrisiotto Regione Aperta, quale rete sociale di supporto ai migranti. Oltre una sessantina infatti le persone che hanno partecipato all’evento con la voglia di prestarsi, collaborare, essere presenti su questo fronte. All’ordine del giorno anche la costituzione del Comitato che guiderà l’Associazione in questa esperienza. Sono stati eletti due coordinatori nelle persone di Gianna Riva e Willy Lubrini, un vicecoordinatore ossia Fernando Buzzi, Mauro Stanga quale segretario, Carlito Tamburini fungerà da cassiere e Giorgio Broder sarà il revisore dei conti. Durante l’assemblea costituente sono stati presentati i risultati dell’inchiesta sociologica sulla convivenza fra i cittadini di Chiasso, Basso Mendrisiotto, e i richiedenti l’asilo accolti nei Centri federali d’Asilo di Chiasso e Balerna-Novazzano (Pasture). Ne hanno riferito Spartaco Greppi e Christian Marazzi. Di seguito il risultato dell’inchiesta.
Chi sono
gli intervistati
Gli intervistati sono 49 donne e 41 uomini. 54 di loro è in età fra i 36 e 65 anni; 12 sono nella fascia fra i 18 e i 35 e 24 persone hanno oltre 65 anni. Per 52 di loro Chiasso è il Comune dove lavorano. Un altro elemento per capire come è composto lo spettro degli intervistati riguarda la loro posizione: 33 sono dipendenti, 22 indipendenti, 2 titolari di un’azienda, 22 sono in pensione e 3 sono in formazione. Di seguito i risultati e le conclusioni cui giunge l’inchiesta.
Richiedenti l’asilo
a Chiasso: narrazione e percezione
Nel momento in cui, con l’avanzare della campagna elettorale per le elezioni federali, la questione “immigrazione” si è rivelata particolarmente centrale e drammatizzata (“Chiasso come Lampedusa”), un gruppo di cittadine e cittadini di Chiasso ha deciso di sondare la fondatezza della narrazione che si stava imponendo con veemenza.
Una decina di volontari e volontarie ha effettuato un’indagine di campo per esplorare la percezione della realtà chiassese sulla base di una serie di domande di cui qui diamo conto sintetizzando le risposte. Inizialmente erano 120 persone intervistate di cui 90 sondaggi ritenuti validi ai fini dell’interpretazione. Si tratta chiaramente di un approccio empirico/indiziario, senza pretesa di alcuna rappresentatività. Senonché, a differenza della narrazione, basata sul sentito dire, sui rumori, su poche voci sovrastanti, da quella che qui si propone e commenta, esce una (contro)narrazione. Il dato saliente è che, se la narrazione politicamente mediatizzata fosse del tutto veritiera, anche un “campione” costruito in maniera del tutto casuale dovrebbe riflettere l’esistenza di un disagio diffuso e profondo. Ma così non è.
Risultati principali
Le condizioni di vita nel Centro per richiedenti l’asilo a Chiasso sono problematiche per chi ci è ospitato: 41 concordano, lavorano a Chiasso, ma abitano prevalentemente fuori. Resta il fatto che più della metà (49) non menzionano o non concordano.
La presenza del Centro per richiedenti l’asilo a Chiasso è un problema per la popolazione: 36 concordano (tra cui prevalgono 21 chiassesi), ma 41 non concordano (o non si pongono la questione) e tra questi, 20 sono chiassesi: non si può affermare in modo perentorio che il problema è sentito dalla maggioranza della popolazione.
Sui media e in generale nell’opinione pubblica si stanno esacerbando gli animi su questo tema: ben 54 concordano.
La presenza dei richiedenti l’asilo mi provoca paura/timore/preoccupazione: 52 non concordano (o non si pongono la questione) e prevalentemente (32) lavorano a Chiasso. 19 sono domiciliati a Chiasso. Di nuovo conferma che l’inquietudine non è il dato prevalente.
Contatti effettivi (diretti) dell’intervistato/a con i migranti (scala da 1 “Nessun contatto” a 5 “Molti contatti”): 14 hanno contatti frequenti, tra questi 5 ne hanno molti.
Valutazione delle competenze dell’intervistato/a sui temi dell’asilo, le condizioni dei migranti, ecc. (scala da 1 “Nessuna competenza” a 5 “Competenze approfondite”): 17 ritengono di avere un livello di competenza 4 o 5, cioè buona o molto buona.
Conoscenza dei Centri federali d’asilo: 72 sanno dove sono. Dato da vagliare e valutare con gli intervistatori.
Proposte menzionate dall’intervistato/a per migliorare la situazione (più risposte possibili): 52 propongono lavori di utilità pubblica. Altri, pochi, propongono attività di incontro e formazione. Il dato sembra essere questo: gli intervistati proporrebbero misure di tipo integrativo, anche se prevalentemente improntate all’etica del lavoro, di contro a misure di tipo giuridico (ripartizione sul territorio).
Valutazioni personali a partire dalle domande e dai commenti: Lo spettro delle percezioni, dei riferimenti culturali e delle esperienze personali è decisamente ampio. Si va dall’assenza di paura, malgrado un furto subito, alla teoria del complotto e statisticamente le frequenze non permettono di stabilire delle dimensioni prevalenti. Questo dovrebbe in qualche modo vincolare il decisore politico a una strategia di medio-lungo termine che tenga conto non soltanto dei problemi contingenti e emergenziali percepiti da una parte della popolazione, magari attizzata dai media o da specifici gruppi d’interesse, ma di tutta la popolazione e dei rifugiati stessi che sicuramente continueranno ad affluire.