Casualità è la parola chiave di questo progetto che si è trasformato ora in documentario. “Da pensionato e parkinsoniano – felice di essere così anche se con qualche difficoltà – per caso, gironzolando in bicicletta a Riva San Vitale alla ricerca di un luogo d’energia, sono capitato nella chiesa parrocchiale. Lì, c’era una porticina… e dentro c’era il sarcofago che conserva il corpo del Beato Manfredo Settala (morto il 27 gennaio 1217, ndr.), personaggio venerato nel Mendrisiotto, ma poco conosciuto al di fuori del distretto. Diciamo che questo incontro “casuale”, a ben guardare non è stato così fortuito visto che mi ha colpito così tanto da ispirarmi un documentario. Perché sì, volevo che il Beato Manfredo Settala avesse di più!”.
Andrea Netzer, giornalista momò in pensione, ci parla a ruota libera sulle vicende che lo hanno portato a realizzare un documentario di 51 minuti intitolato “La via della beatitudine” che verrà trasmesso in prima tv su RSI La1 domenica 29 ottobre alle 20.40; “ma un’anteprima – ci rivela l’autore – verrà proiettata, col sostegno della locale Parrocchia e della RSI, nella scuola media di Riva San Vitale martedì 24 alle 20, seguirà poi un aperitivo per i presenti. Un gesto che ho fortemente voluto perché ci tenevo a ringraziare soprattutto i fedeli, ma tutta la popolazione di Riva e del Mendrisiotto, perché realizzando questo documentario mi si è aperto il cuore!”.
Andrea Netzer ha curato regia e testi, Emanuele di Marco le immagini mentre Teo Buvoli la musica (a cui ha partecipato anche Netzer in qualità di sassofonista insieme alla figlia Elisa, arpista).
Dicevamo che il contatto quasi del tutto casuale con i resti di un eremita vissuto 8 secoli fa sul Monte San Giorgio ha colpito e ispirato il protagonista del documentario. Netzer riflette da tempo sul senso della vita e della malattia (soffre del morbo di Parkinson), si affida ad un cammino spirituale buddhista ed è interessato al confronto con altre esperienze interiori. Decide quindi di approfondire la conoscenza di questo mistico medievale incontrando alcuni testimoni della fede nel Beato Manfredo Settala, ricavando una nuova consapevolezza per il suo percorso e scoprendo come questa presenza sia ancora viva e significativa oggi per la comunità di Riva San Vitale. “Questi incontri coi fedeli mi hanno aperto il cuore: tutti coloro che mi hanno dato modo di entrare nel loro mondo mi hanno regalato degli scampoli di fede autentica, mi hanno trasmesso genuinità e un grande spirito di collaborazione. Al di là di essere buddhista, sono riuscito – senza stravolgere la religione di nessuno – a capire che effetti può avere la fede: dà un’energia, una sorta d’intuizione in più. Il corpo del Beato mi ha coinvolto al punto da non smettere più di pensare alla sua vita. E quindi mi sono ritrovato a scrivere una lettera a uno dei pochi e rari sacerdoti eremiti. Padre Michele vive da oltre vent’anni in Valsassina, è eremita e traendo ispirazione della vita del Beato Manfredo, ha scritto un romanzo intitolato “La via della solitudine”. Un anno e mezzo dopo ho ricevuto una risposta! E non mi sono certo lasciato sfuggire l’occasione di incontralo!”.
Netzer ci spiega come le storie dei mistici di ieri e di oggi presenti nella tradizione cristiana ma pure in quella buddhista lo hanno sempre interessato. Sono forme di spiritualità controcorrente, coraggiose, e a volte un po’ distorte. “Che senso attribuire a questo incontro casuale? Esiste un cammino spirituale comune alle varie religioni? È possibile percorrere anche ai giorni nostri la via che conduce alla santità o all’illuminazione? È necessario ritirarsi dalle attività quotidiane? Ma soprattutto: in che modo, oggi come ieri, la fede e la devozione ci aiutano a trasformare il nostro vissuto, imparando ad accettare e a trasformare la sofferenza?”. Sono questi alcuni quesiti che si è posto l’autore del documentario che alla fine partirà per qualche settimana in Vallese per praticare la contemplazione e la meditazione e rafforzare così la sua ricerca interiore. “Il documentario mi ha fatto svestire parzialmente i panni del giornalista per raccontare la mia vita ed esprimere l’urgenza della fede… tanto che mi ha spinto a prendermi qualche settimana di pausa. Andrò in ritiro per cercare di fare un passo verso la profondità della fede, un bene prezioso che va coltivato col tempo… sperando poi di poter infine riemergere”.