Ebrei in fuga dalla guerra e curati all’OBV

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Una fotografia di Gino Pedroli scattata all’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio negli anni ‘40. Era una camera di degenza. Figura sul volantino di invito alla serata del 13 settembre.

Cosa accadde ai fuggiaschi della Shoah che transitarono dall’ospedale di Mendrisio durante il Secondo conflitto mondiale? Quali storie si sono intessute fra il nostro territorio e questi uomini e donne in fuga per la salvezza? Saranno le ricerche inedite di Eliana Pezzoli a portare alla luce diverse di queste vicende umane. Scoperte che verranno presentate mercoledì 13 settembre alle 19 nell’Auditorio dell’Ospedale Regionale di Mendrisio.

Chi è interessato a partecipare alla serata, deve annunciarsi alla Direzione dell’OBV (tel. 091/811 32 49). L’incontro sarà introdotto dal medico Primario dell’OBV Brenno Balestra e moderato dal giornalista Carlo Silini. Sono previsti gli interventi dello storico Adriano Bazzocco (per un excursus sul contesto) oltre a quello principale della ricercatrice Eliana Pezzoli. Ed è a lei che chiediamo come è arrivata a questi risultati.

“Io non mi definisco una storica, sono una curiosa. E proprio questa curiosità di andare a fondo di queste vicende umane è nata sfogliando due antichi registri di ammissione dell’Ospedale di Mendrisio. Li avevo trovati da un antiquario, Luciano Mollard. Leggendoli, mi sono accorta che coprivano anche il periodo della Seconda guerra mondiale. È stato come seguire un filo… era il 2018 quando per il mio compleanno siamo andati al binario 21 a Milano, dove partivano i deportati e si possono vedere le carrozze sulle quali venivano caricati. Figura anche una tavola luminosa con i nomi di coloro che partirono da Milano. Mentre ero lì, ho pensato ai registri ed al fatto che risalivano a quel periodo”.

E poi?
“Ho iniziato a lavorarci seriamente visitando anche l’Archivio federale. La parte principale della mia ricerca è avvenuta nel 2018-2019 ma ancora oggi si aggiungono tasselli e piste. Nel 2020 stavamo per presentarne i risultati ottenuti fino a quel momento ed è scoppiato il Covid che ci ha costretti a rinviare.”

Che cosa si è capito dai registri e dagli studi sui fuggiaschi e il passaggio dall’OBV?
“L’80% degli ebrei che entravano in Svizzera è passato dal Mendrisiotto e sarà lo storico Adriano Bazzocco a ricostruire questo contesto. I libri ospedalieri ed i fogli di via sanitari emessi dall’OBV negli anni del Secondo conflitto mondiale, mostrano che alcuni di questi ebrei accolti erano davvero infortunati o malati ma altri presentavano problemi minori e grazie alla sensibilità e alle attenzioni dei medici, sono stati ospitati”.

Quindi i volumi riportano in alcuni casi di patologie fin troppo blande per giustificare i relativi ricoveri e inducono a ipotizzare che l’OBV fosse in quei momenti una sorta di rifugio per ebrei e fuggiaschi.
“Già ed è in quest’atmosfera che ho cercato di cogliere tante piccole cose umane capitate. Il territorio è ricco di storia per il passaggio delle persone ebree. I passaggi sono stati numerosi ma è difficile sentir raccontare le loro storie. Che cosa è rimasto di queste persone? Lo sappiamo da chi ha parlato, da una scrittrice come Liliana Segre (Milano, 1930), sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz. Ma in generale è difficile ricostruire le esistenze o parte di esse. Fra coloro che avevano accolto c’era chi non raccontava, magari per timore. Oggi emergono episodi o aspetti grazie anche alla voglia di raccontare di certe persone. Ad esempio mia nonna si ricordava che durante la guerra qualcuno di sua conoscenza aveva ospitato un uomo polacco che, alla fine, per riconoscenza aveva disegnato un intero mazzo di carte e lo aveva regalato. Il mazzo è poi andato perduto”.

E di conoscenze, amicizie, legami e circostanze narrano le storie umane raccolte da Eliana. Si potranno un giorno pubblicare i risultati di questi studi?
“Non lo so. È un punto di domanda”.

Il programma della serata
Inizia alle 19 nell’Auditorio dell’OBV e prevede anche un momento musicale che sarà proposto da Fabrizio Rosso, regista e professore al Conservatorio di Lugano. Lui farà conoscere musica e storia di Olivier Messiaen (1908 – 1992), musicista fatto prigioniero nel 1940 e detenuto in un campo di lavoro a Görlitz dove compose l’opera “Quatuor pour la fin du temps”.