Il punto a un anno dalla siccità

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Un anno fa la siccità nel Mendrisiotto. È capitato. Ricapiterà? «Occorrerebbe la classica sfera di cristallo per rispondere» – osserva Davide Cadenazzi, presidente della Federviti Sezione Mendrisio, che saggiamente preferisce trarre l’insegnamento da quanto accaduto la scorsa estate, farne tesoro, per affrontare il futuro con maggiore serenità, come in tutte le esperienze della vita.
“La grande differenza – dichiara – è che quest’anno abbiamo acqua nel sottosuolo. A maggio e giugno è arrivata un po’ di pioggia – davvero provvidenziale – perché la stagione era partita sulla falsa riga di un anno fa, senza cioè precipitazioni invernali e un inizio di primavera secco. Una situazione per la quale vedevamo già lo spettro dello scorso anno e un identico scenario. Poi, per fortuna, le cose si sono messe al meglio e proprio secondo il motto popolare “se al piöv par l’ascensa…” la tanta acqua scesa ha portato equilibrio.
E almeno per la viticoltura si può già dire che di acqua ne è arrivata a sufficienza da salvare la stagione, tanto che ora una siccità non guasta e anzi può persino contribuire a ottenere un vino qualitativo per la prossima vendemmia. La fioritura quest’anno è stata piuttosto buona e il carico di uva altrettanto”.

La Federviti, come pure la Società Agricola del Mendrisiotto, presieduta da Pierluigi Jelmini, rimane sotto lo stesso cappello dell’Unione Contadini Ticinesi. C’è una buona collaborazione fra voi?
“Non soltanto collaborazione, c’è solidarietà. Perché un viticoltore è al contempo un agricoltore. L’agricoltura nel Mendrisiotto vede anche aziende a produzione mista, vino, coltivazioni e animali”.

Qual è la fotografia del settore primario in questo momento?
“Se l’anno scorso abbiamo fatto un taglio solo d’erba, quest’anno il raccolto di fieno è stato abbondante. E inoltre il mais c’è. Mi sembra di poter dire che siamo tornati a una stagione normale”.

Eppure le incognite non mancano. In concreto, come avete affrontato la grave siccità della scorsa estate?
“L’anno scorso ci siamo messi in contatto con diversi enti per l’attivazione del dispositivo d’emergenza. È vero che alcune cose non hanno funzionato al meglio, ma quando abbiamo ottenuto l’autorizzazione di poter pescare l’acqua dal lago, il paradigma è cambiato. Nel frattempo si è pure messo a disposizione l’Acquedotto regionale del Mendrisiotto, fornendoci l’acqua da quei pozzi non utilizzati per l’approvvigionamento dell’acqua potabile e così l’ARM ci ha fornito acqua a San Martino, Stabio e Pedrinate. Inoltre il Comune di Castel San Pietro ha creato uno stallo intermedio senza il quale i piccoli viticoltori di quel comprensorio non avrebbero sicuramente potuto conseguire un raccolto dignitoso”.

Preziosa è stata anche l’attivazione della Protezione civile e dei militari.
“Esatto. Le nostre associazioni, con il supporto e la coordinazione con l’Unione Contadini Ticinesi, si sono attivate per avere l’accesso all’acqua per quelle aziende toccate dalla siccità e su nostra sollecitazione la Sezione dell’agricoltura ha attivato celermente il dispositivo di aiuto cantonale in caso di siccità coordinato dal DFE. Tre i Dipartimenti presso i quali abbiamo sollecitato le richieste di intervento: Territorio, Istituzioni e Divisione dell’economia. La PCi ha messo a disposizione una piscina e il materiale di pompaggio, l’Esercito una piscina per il contenimento dell’acqua, consentendo alla maggior parte dei viticoltori di approvvigionarsene. Occorre dire che il Mendrisiotto non è stato colpito allo stesso modo dalla siccità. Molte differenze si sono evidenziate a seconda del suolo e del sottosuolo. Sul versante sotto il Generoso e la Valle di Muggio, dove la roccia è calcarea e soggetta al fenomeno del carsismo, il suolo si prosciuga molto più velocemente rispetto ad altre parti del Mendrisiotto, come Stabio e Novazzano, dove la falda è innanzitutto più alta e poi il terreno è pianeggiante e dunque l’acqua si conserva più a lungo. Le zone più colpite dalla siccità sono state quelle che si estendono da Vacallo fino a Salorino e Mendrisio e a risentirne è stata soprattutto la viticoltura. Ma, a causa dell’assenza d’acqua, sono mancate pure le colture del mais e dei cereali. Con una irrigazione di emergenza il mais si è potuto recuperare solo in parte con un raccolto pari al 30% della resa normale e unicamente a scopo foraggero, mentre per le grandi superfici coltivate approvvigionarsi d’acqua è decisamente dispendioso e dunque non ne vale la pena. Non c’è insomma nulla di meglio e indispensabile della pioggia e se questa non arriva è davvero arduo”.

Tornando al presente, nonostante le precipitazioni di maggio e giugno, il Mendrisiotto rimane in una situazione di deficit idrico?
“Non siamo geologi. Ma dopo estati senz’acqua e inverni privi di neve il bilancio permane negativo. Ma perlomeno le piogge dei mesi scorsi hanno permesso una ripresa vegetativa importante”.

Qual è il vostro stato d’animo? Siete preoccupati per i prossimi mesi?
“Onestamente per quest’anno non vedo all’orizzonte gravi problemi per la viticoltura. Per quanto riguarda l’agricoltura siamo invece soggetti al rischio di un ulteriore periodo siccitoso, un fenomeno che d’altra parte dobbiamo tenere in considerazione. Ma siamo comunque forti dell’esperienza tutto sommato positiva dello scorso anno, quando di fronte a questa calamità siamo riusciti a reagire e a realizzare qualcosa di unico che mai prima d’ora era stato necessario per il Mendrisiotto. Abbiamo avuto dei riscontri importanti con i diversi Enti che si sono messi a disposizione. Anche dal profilo umano abbiamo potuto conoscere persone assolutamente disponibili e comprensive. Vero è che tante di loro si sono rivelate vicine, anche perché a loro volta viticoltori o agricoltori e dunque ancora più sensibili di fronte a questa emergenza”.