Quello del cronista è un mestiere difficile, a volte dannato, in particolare quando devi scrivere di qualcuno che non c’è più, per poi sentirti dire: come hai ricordato bene il tale o il tal altro”. Io non vorrei farlo mai, soprattutto se queste mie modeste poche e sofferte righe ricordano un campione, di quasi ventisei anni, che dietro una maledetta, dannata curva ha perso la vita. Su quel miracoloso, ma in questo caso dannato traliccio chiamato bicicletta, Gino Maeder, cosi si chiamava il nostro campione, è morto.
È caduto mentre disputava una dura tappa del “suo” Tour de Suisse.
A una salita segue sempre una discesa ma, e sembra un paradosso, è quasi sempre la discesa a essere più difficile e sicuramente pericolosa della salita. Questi nostri “giganti della strada“, cavalieri di uno sport che per durezza non ha uguali, lottando sempre sino all’ultimo. Scendono sfidando la fragile legge dell’equilibrio, rasentando i muri e sentendo in faccia il vento e l’ebbrezza della velocità, ignorando il pericolo che sta dietro a ogni curva.
Maeder era uno di questi: allegro e scherzoso prima della gara, serio e professionale quando s’iniziava a fare sul serio.
Lo ricordiamo con il magone; perche Gino era anche uno di noi; aveva iniziato la sua carriera nel Velo Club Mendrisio, alla corte di un grande scopritore di talenti qual è Alfredo Maranesi e per il club mendrisiense ha voluto sempre essere tesserato, anche dopo il suo passaggio al professionismo. Un pezzo della sua giovane esistenza l’ha passata qui, in questa terra di ciclismo che è il Mendrisiotto. Era l’unico corridore ad avere il suo “fans club”, composto da “momò” innamorati dello sport della pedivella, che lo seguivano ovunque.
La sua carriera era tutta da scoprire, scusandomi per la retorica possiamo scrivere, senza ombra di dubbio, che il suo era destinato ad essere un avvenire radioso.
Il primo importante messaggio l’aveva lanciato nel 2021 vincendo una tappa del Giro d Italia, impresa non da tutti. Gino si era poi ripetuto in bravura cogliendo il 5° posto alla Parigi – Nizza e alla Vuelta Espana.
A detta di chi conosce bene la materia, sarebbe stato un grande protagonista delle corse a tappe. Purtroppo, quest’anno, una serie di malanni ne ha fortemente condizionato l’attività, perciò era arrivato al Tour de Suisse con la voglia di ritornare sulla cresta dell’ onda, ma quella dannata curva non lo ha permesso.
Riposa in pace caro Gino e che la terra ti sia lieve!
Blick