REDOG, la Società svizzera per cani da ricerca e da salvataggio, istruisce squadre composte da donne e uomini e dai loro fedeli compagni a quattro zampe. Oltre cinquant’anni fa, nel 1971, un gruppo di pionieri ha dato vita a una piccola associazione che è cresciuta nel corso dei decenni e che collabora strettamente con la Confederazione e con i Cantoni, pronta a intervenire 24 ore su 24 nell’arco di tutto l’anno, rispondendo al numero di emergenza 0844 441 144. Un’organizzazione di volontariato che opera per prevenire e alleviare la sofferenza umana. Le squadre sono a disposizione per ricercare e soccorrere persone disperse in superficie – perché, ad esempio, hanno smarrito l’orientamento – e sommerse nelle macerie; in caso di catastrofe naturale, di esplosione o di crollo di un’abitazione, REDOG interviene sia nel nostro Paese, sia all’estero.
Oltre 700 volontari e circa 600 cani si allenano all’interno di dodici gruppi regionali.
Il gruppo regionale Ticino conta, per quanto concerne la ricerca di superficie (RS), quattro team brevettati, nove SAR Helfer (Search & Rescue) e dieci in formazione, di cui sei anche per SAR. Nell’ambito della ricerca catastrofe (CATA), sono undici i binomi attivi e formati su vari livelli, di cui due brevettati. REDOG è dispiegata in Ticino con due capi d’intervento, uno per disciplina.
Paola Poli di Mendrisio – responsabile dell’istruzione, capo-intervento e conduttrice – illustra l’attività svolta a l’Informatore, con il collega Mauro Bonomi (conducente di cane brevettato) di Riva San Vitale, reduce dalla missione compiuta con REDOG in Turchia, drammaticamente colpita da un terremoto lo scorso mese di febbraio (cfr. qui in fondo).
“La mia esperienza – racconta Paola Poli – è iniziata oltre quarant’anni fa. Mi sono avvicinata all’attività svolta da REDOG mossa dal desiderio di “lavorare” con il mio cane con l’obiettivo di soccorrere delle persone e di contribuire al salvataggio di vite”. Si tratta di una disciplina molto tecnica e sfidante sia sul piano fisico, sia emotivo – constata la nostra interlocutrice – proprietaria di Boom, cane attualmente in formazione. In passato, ha operato con Joy – brevettata sia in CATA, sia in Superficie – che oggi, quattordicenne, si gode… la meritata pensione!
Non ci sono preclusioni quanto alla razza dei cani impiegati. Nondimeno, l’animale che si vuole istruire per missioni di salvataggio deve possedere alcuni requisiti indispensabili, legati alla taglia (non troppo piccola, ma nemmeno troppo grande per garantire una buona agilità) e al carattere tendente alla socializzazione con gli esseri umani e con gli altri quadrupedi. È fondamentale che il cane sia dotato di ottimo olfatto e che sia in grado di… attivare il proprio naso anche se condotto su terreni inospitali, come possono essere le macerie dopo il crollo di abitazioni. Occorrono almeno tre anni di formazione ad alto livello per preparare il cane al lavoro richiesto da REDOG. La formazione, comunque, non termina mai: “ci alleniamo costantemente, una sera a settimana e durante i weekend in posti strani” come rileva la responsabile, ossia, ad esempio, in discariche, in cave, in centri di riciclaggio, in cantieri edili così come al centro di formazione della Protezione civile di Rivera. Ma non solo: capita anche di spostarsi oltre Gottardo – nella Svizzera centrale e a Ginevra – e al di là della frontiera, in Italia e a Vienna, dove esistono centri strutturati per questo tipo di preparazione.
Il battesimo sul campo, per Paola Poli, è stato di fuoco. Venticinquenne, pochi mesi dopo avere superato l’esame federale e avere ottenuto il brevetto, è giunta la chiamata a raggiungere le aree terremotate dell’Irpinia allo scopo di prestare soccorso alla popolazione. La responsabile dell’istruzione ricorda le 12 ore di treno e la difficoltà di raggiungere le zone sinistrate, oltretutto flagellate dal maltempo. Più di recente, nel 2015, è stata sul punto di partire alla volta della Cina, colpita anch’essa da un terremoto: all’ultimo, tuttavia, le autorità del Paese hanno rinunciato al supporto delle squadre di REDOG.
Sul territorio cantonale, Poli ha preso parte a numerose missioni, da Bombinasco a Davesco, alla Valle Morobbia. In questi frangenti, continua, “si allacciano rapporti umani davvero intensi” continua. E la relazione è speciale anche con il cane, senza il quale sarebbe impossibile intraprendere determinate ricerche sul terreno. “A livello tecnologico – afferma – oggi non esiste nulla di paragonabile al fiuto di un cane, tanto efficace nella ricerca di persone scomparse o seppellite sotto cumuli di macerie”.
Esseri umani estratti dalle macerie
dopo la devastazione del terremoto
È nata in ambito professionale, all’interno del corpo delle Guardie di Confine, la passione di Mauro Bonomi per l’attività con i quattro zampe che, raggiunta la pensione, è stata alimentata con la formazione in seno a REDOG e l’ottenimento del brevetto.
Nello spazio di soli tre mesi dopo questo traguardo, è giunta la prima richiesta di intervento. Il telefono è squillato alle 6 del mattino “e alle 17 dello stesso giorno mi trovavo già a Zurigo-Kloten pronto a volare in direzione della Turchia con tutto il materiale necessario per me e per il cane”.
Risale allo scorso mese di febbraio la missione di Mauro Bonomi che per una settimana ha lavorato con il suo cane Luna nelle aree del Paese colpite da un devastante terremoto, al confine con la Siria. “Siamo atterrati durante la notte e ci siamo spostati nelle zone sinistrate”. Oltre ottanta le persone mobilitate da REDOG provenienti da tutta la Svizzera suddivise in due squadre: la prima ha immediatamente iniziato le operazioni di ricerca, mentre la seconda si è occupata di allestire il campo base. Il lavoro sul terreno ha una durata minima di dodici ore, che sono quelle che generalmente occorrono per estrarre una persona viva dalle macerie.
Le emozioni sono ancora vibranti e traspaiono chiaramente dalle parole del soccorritore che mostra le immagini di una neonata di quattro mesi estratta viva e pressoché incolume, insieme alla madre, dalle macerie di un edificio crollato a causa del sisma.
“Ovviamente non auspichiamo il verificarsi di un evento catastrofico, ma quando purtroppo accade – rivela Paola Poli – sentiamo forte il desiderio di essere lì, per potere mettere in pratica le nostre conoscenze al servizio degli altri”. Confrontati, come nel caso della Turchia, a uno scenario apocalittico, si avverte una forte spinta ad affrettarsi verso i resti delle case distrutte alla ricerca di persone in vita. Ci sono tuttavia dei rigidi protocolli da osservare, anche in considerazione del fatto che sono molteplici gli enti di primo intervento chiamati a operare simultaneamente e che occorre fare tutto il possibile per tutelare la sicurezza di ognuno. L’attività dei volontari di REDOG non sfugge a questa regola. Il binomio uomo e cane lavora a gruppi di tre. Servono infatti tre diverse segnalazioni nel medesimo punto perché si possa dare il via allo scavo che procede passo dopo passo sulla scorta di successive segnalazioni che confermano la presenza di un essere vivente sotto i resti di strutture disintegrate. “Si lavora sotto stress, una condizione che percepisce chiaramente anche il cane, ma c’è anche grande solidarietà fra coloro che operano in situazioni di crisi”.