Per la politica non è mai troppo presto. Gabriele Scilipoti, studente all’ultimo anno della Scuola cantonale di commercio, dal 2020 occupa la carica più alta nel Consiglio cantonale dei giovani: è presidente del comitato organizzativo. Ma sa che la gerarchia non conta e che il frutto del lavoro rappresenta l’esito di un’attività comune: “l’obiettivo è un buon clima di lavoro, il rispetto reciproco delle idee di ognuno, un dibattito nel quale non si viene giudicati per le proprie idee e anzi si viene esortati alla condivisione, ad avere più punti di vista possibili per poi giungere a una decisione”. Il Parlamento dei giovani, attivo dal 2001, è aperto a tutti gli interessati, basta risiedere in Ticino, ma si può aderire fino ai 19 anni di età, “pertanto – spiega il nostro interlocutore – potrò restare in carica solo fino ad agosto, fino al compimento dei venti, poi dovrò lasciare”.
Decisive sono le tre giornate annuali del Consiglio cantonale dei giovani: la prima a marzo, dedicata al dibattito e agli approfondimenti; la seconda ad aprile, nella quale dopo lo scambio di opinioni, si propone di elaborare una risoluzione con richieste concrete da sottoporre al Consiglio di Stato, che a sua volta elabora risposte; quindi la terza giornata ha luogo a settembre e vede uno scambio di opinioni e idee e di confronto tra i due organismi sulla risoluzione, la quale può ottenere concrete chances di tradursi in realtà.
Come è iniziata la tua esperienza nel Parlamento dei giovani?
“Andavo alle Medie a Chiasso e c’era una locandina appesa all’albo della scuola, ho letto il prospetto – ricordo ancora che il tema di discussione di quell’anno era “spazi reali o spazi virtuali” che ho trovato interessante – e mi sono detto, “perché non iscrivermi?, perché non provare?” e così nel 2018 ho aderito all’Assemblea dei Giovani, l’anno dopo sono entrato nel comitato e poi sono stato nominato presidente”.
Quali sono i tuoi compiti?
“Supervisiono tutta l’attività organizzativa del comitato, dalle riunioni alla pianificazione delle giornate, ognuno dei membri di comitato – siamo una decina – ha un suo ruolo, ci appoggiamo inoltre su un segretariato”.
E poi c’è l’Assemblea plenaria.
“Sì, una sessantina di iscritti. Un numero in linea con gli anni scorsi”.
Non avverti una disaffezione dei giovani per la politica?
“In realtà io vedo un interesse dei giovani. So di molti che hanno partecipato al Consiglio cantonale dei giovani e che oggi sono diventati municipali, consiglieri comunali, granconsiglieri. A mio avviso deve comunque essere la politica ad appassionare i giovani. Sembra tutto un mondo complicato la politica, un universo per soli adulti, quando invece potrebbe diventare più semplice e accessibile. Dal canto nostro abbiamo campagne di promozione che hanno proprio tra gli obiettivi quello di avvicinare i giovani alla politica. La legge giovani, attualmente in revisione, si propone intanto di aumentare a 25 anni la permanenza al Consiglio cantonale del giovani. Vedremo”.
Quali sono a tuo avviso le tematiche più urgenti per l’universo dei giovani, potendo stilare una classifica?
“I più gettonati sono la scuola – dalla revisione della griglia oraria, all’introduzione di mezzi digitali d’avanguardia nelle classi, come le lavagne interattive rivendicate qualche anno fa – e i trasporti pubblici. Sta inoltre tornando d’attualità il tema del sociale”.
Nella sua ultima sessione, il Gran Consiglio ha bocciato la proposta di abbassare a 16 anni l’ingresso in discoteca. Cosa ne pensi?
“Ne abbiamo parlato già sin dallo scorso anno anche nel nostro Consiglio, ma poi si è optato per non includerla tra le risoluzioni da sottoporre al Consiglio di Stato. Quanto a me, non sono troppo da discoteca”.
Come è nata in te la passione per la politica?
“Solitamente si è portati a pensare che il giovane debba andare a scuola, prendersi i titoli, eccetera. Ma c’è anche la possibilità di voler cambiare le cose, a livello globale, e da questa percezione, come pure di poter fare del bene anche agli altri, è nato il mio interesse per la politica e ho deciso così di iscrivermi al Consiglio cantonale dei giovani”.
Ma avete mai ottenuto risultati tangibili?
“Sì. Uno di questi riguarda l’introduzione, ormi anni fa, della carta dello studente: la proposta arrivò proprio dal Parlamento dei giovani e venne approvata dal Consiglio di Stato”.
Nel tuo futuro vedi la politica come orizzonte?
“Attualmente ci sto pensando, non lo escludo, ma prima di tutto voglio finire la scuola e prendere la maturità”.