Contro le strade, l’ATA valuta il referendum

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Colonna autostrada Coldrerio

“Un programma di costruzione di strade del tutto esagerato, che si contrappone totalmente agli sforzi per raggiungere gli obiettivi climatici”. Così tuona la sezione nazionale dell’Associazione Traffico e Ambiente (ATA) sul messaggio concernente il Programma di sviluppo strategico Prostra 2023, presentato mercoledì dal Consiglio federale e che prevede di impiegare 13,2 miliardi di franchi: 11,6 miliardi per lo sviluppo strategico delle strade nazionali fino al 2030 attraverso la loro estensione, mantenimento e sfruttamento – ha precisato il governo – e 1,6 miliardi per progetti negli agglomerati.

L’ATA ha reagito annunciando di voler valutare, unitamente ad altre associazioni, il lancio di un referendum. Fra i sodalizi sul piede di battaglia, figura anche l’ATA sezione cantonale. La probabile raccolta di firme andrà a beneficio della lotta contro il PoLuMe, il potenziamento dell’autostrada A2 Lugano-Mendrisio con la creazione della terza corsia? Bruno Storni, consigliere nazionale Ps, vicepresidente del primo sodalizio e presidente del secondo, interpellato da l’Informatore, dichiara: “Per noi il PoLuMe vale lo stesso discorso come contro gli attuali cinque progetti di ampliamento sugli assi autostradali di Berna, San Gallo, Basilea e Sciaffusa. Se andrà in porto il referendum, noi speriamo che il Consiglio federali cambi atteggiamento e che dunque si abbandonerà di riflesso anche il PoLuMe attualmente inserito nell’orizzonte 2030. Noi non riteniamo per nulla proponibile allargare le strade, occorre invece interrarle dove si può e non certo aumentarne la capacità, perché così facendo non si producono che maggiori colonne e traffico”.
Il referendum ad oggi non è ancora stato deciso? «Lo stiamo valutando con diverse associazioni: oltre ad ATA, associazioni nazionali come Umverkehr e Medici per l’ambiente, e regionali, come i Cittadini per il territorio e il Gruppo no alla terza corsia A2. Recentemente a Berna i contadini sono scesi sulle strade con i trattori per dimostrare come un allargamento delle strade sottrae terreni”.
“Adesso – prosegue Storni – il messaggio approvato dal Consiglio federale arriverà all’esame della Commissione dei trasporti, poi si dovrebbe votare a settembre al Nazionale e quindi alle Camere, solo a quel punto si potrà eventualmente presentare referendum. In ogni caso, contro il PoLuMe, fra quattro anni, nel momento in cui il governo dovesse arrivare ad approvare il messaggio, sulla domanda di costruzione ci saranno anche le opposizioni dei Comuni. Il futuro deve coincidere con meno traffico e con una maggior promozione dei trasporti pubblici”.

“Così non si raggiungono gli obiettivi climatici”
Scrive la sezione svizzera dell’Associazione traffico e ambiente (ATA) a chiare lettere nel suo comunicato stampa diramato subito dopo la decisione del Consiglio federale di voler investire 13,2 miliardi di franchi per il potenziamento di arterie: “Ogni ampliamento autostradale comporta un aumento del volume di traffico. Velocemente si formano nuovi ingorghi e si tornano a chiedere nuove strade. Il risultato è un aumento delle ore in colonna, degli inquinanti atmosferici, del rumore e del CO2. Al contempo ogni ampliamento comporta la perdita di prezioso terreno agricolo e di biotopi. «Nonostante ciò, il Consiglio federale intende costruire nuove tratte potenziando la rete delle strade nazionali», ha denunciato dal canto suo, Ruedi Blumer, presidente dell’ATA «Il Governo non sta risolvendo nessun problema viario ma sta addirittura pianificando dei progetti che sono osteggiati dai Comuni e dalle Città interessate. Sono necessarie delle misure risolutive per diminuire e trasferire il traffico.»

“Trasporti pubblici, carpooling, telelavoro”
Secondo l’Associazione traffico e ambiente, “i progetti previsti non si giustificano per i seguenti motivi: 1) L’ampliamento delle strade porta inevitabilmente un aumento del traffico. Questo è stato confermato più volte in passato; 2) Invece dell’ampliamento, si devono perseguire strategie più sensate. Il passaggio ai trasporti pubblici, la riduzione della velocità e di conseguenza del rumore, l’uso del carpooling, il supporto al lavoro da casa e lo sviluppo dell’infrastruttura ciclabile permettono di orientare le abitudini legate alla mobilità e riducono il volume del traffico, il rischio di ingorghi e incidenti come anche l’inquinamento dell’ambiente; 3) Il potenziamento delle strade è la via sbagliata in termini di politica dei trasporti, pianificazione territoriale e politica ambientale e climatica. I progetti mancano l’obiettivo e sono in contraddizione con gli impegni climatici della Svizzera”
L’Associazione traffico e ambiente auspica “che le Camere federali correggano e riducano questo esagerato programma di costruzione di strade. In questa forma la lista di progetti previsti è inaccettabile. A queste condizioni, l’ATA e i suoi alleati – assicura il sodalizio – faranno tutti gli sforzi necessari per fermare, attraverso il lancio di un referendum, questo pacchetto di ampliamento stradale sovradimensionato e ostile al clima”.
Il Consiglio federale con il suo investimento miliardario intende invece “cofinanziare tutti e 32 i programmi d’agglomerato di quarta generazione presentati”.
Nel suo messaggio trasmesso al Parlamento, propone di partecipare ai programmi con aliquote di contribuzione comprese tra il 30 e il 45%. Più è elevata l’efficacia attesa da ogni programma in merito a trasporti, insediamenti, sicurezza e ambiente – ritiene il governo nel messaggio licenziato mercoledì – più sarà elevata la partecipazione federale”.
Per il trasporto pubblico, il trasporto individuale motorizzato e i progetti a favore del traffico pedonale e ciclistico, il Consiglio federale intende investire circa un terzo dei suoi contributi. Circa un decimo dei fondi federali è destinato alle piattaforme dei trasporti, tale per cui i viaggiatori potranno parcheggiare la propria auto e agganciarsi al trasporto ferroviario regionale. Insomma, il dibattito è lanciato.