Quarantacinque autori – inclusi i maggiori e più celebri, Giorgio e Giovanni Orelli – da tutto il canton Ticino, Mesolcina inclusa, dal ventesimo secolo ad oggi, compongono le pagine di un progetto editoriale notevole: un volume che riunisce decine di poesie scritte non in lingua, bensì nelle parlate native, nei dialetti, offrendo un’ampia e ricca varietà degli idiomi presenti nel territorio della Svizzera italiana, e conferendo così all’esito finale un valore letterario prezioso. Parliamo di “Dialètt che canta”. Paesaggi reali e mentali della Svizzera italiana: antologia di testi editi e inediti tra Novecento e i giorni nostri, uscito per alla chiara fonte di Mauro e Chiara Valsangiacomo e curato dai professori, Giampaolo Cereghetti e Guido Pedrojetta. Il volume, dalla sua pubblicazione avvenuta in primavera, è “in tournée” in diverse località del Cantone e nuove date sono già state approntate per il prossimo anno. Pubblicato grazie al contributo della Fondazione Federico Ghisletta dell’Associazione ticinese della terza età, il libro – ci svela l’ex direttore del Liceo 1 di Lugano, originario della valle di Muggio – è stato concepito durante il lockdown ed è il frutto dell’amicizia e della collaborazione in seno all’Università della Terza Età, UNI3 presieduta da Cereghetti e presso la quale Pedrojetta tiene corsi di letteratura italiana. Un periodo difficile “rispetto al quale si è avvertita l’urgenza di condividere, non tensioni e divergenze, bensì ciò che ci accomuna e rende vicini: il linguaggio, in quanto espressione della nostra capacità di relazionarci col mondo, di leggerlo e capirlo, di esprimere conoscenze e sentimenti, di testimoniare la nostra vita con gli altri”.
Ma come è nata l’iniziativa di un’antologia? “Il senso del progetto editoriale – evidenziano i curatori dell’opera – non è quello di presentare i dialetti ticinesi nella prospettiva del ripiegamento su se stessi o in chiave nostalgica, ma piuttosto di porre in evidenza il perdurare – nonostante l’evoluzione subìta, in linea con la modernità – di una certa consapevolezza linguistica collettiva”. “La presenza percettibile di una sorta di “fonte originaria” condivisa è in qualche modo ancora capace di generare un senso di “comune identità”. Con questa pubblicazione si vorrebbe perciò giustificare un pubblico che continua a servirsi del dialetto nella comunicazione quotidiana, o perlomeno ne avverte la presenza in chiave positiva, apprezzando l’espressività dei colori e le sfumature conferite alle parlate locali dalle poesie qui scelte a rappresentarle”.
Cereghetti e Pedrojetta hanno passato in rassegna – “un lavoro durato quasi un intero anno” – numerose raccolte di testi poetici dialettali della Svizzera italiana e hanno sviluppato l’antologia affidandosi a una precisa scelta tematica, quella del paesaggio. I criteri adottati per la selezione dei testi considerano tuttavia “una nozione ampia di territorio: non solo l’ambiente, per così dire, oggettivato (monti, fiumi, pianure, villaggi) ma anche le persone, gli animali e le cose che lo occupano”. E senza dimenticare “il luogo interiore”.
“Dialètt che canta” contempla così una portentosa porzione di versi in dialetto. Tra i 45 a autori 14 sono i viventi e tra questi molti hanno affidato alla pubblicazione testi inediti, arricchendo così ulteriormente il pregio dell’antologia.
I curatori hanno ben presenti i precedenti illustri pubblicati nel corso dell’ultimo secolo e che hanno anticipato il loro progetto editoriale sulla poesia dialettale ticinese, fra cui la raccolta, E quel’aqua in Lumbardia promossa da Mario Agliati o Le radici ostinate di Fernando Grignola (oltre 60 autori otto-novecenteschi). L’antologia curata da Cereghetti e Pedrojetta ha il merito di arricchire, ampliare e scandagliare ulteriormente l’indagine letteraria sui poeti dialettali della Svizzera italiana, riuniti in una interessante successione, formata dalla biografia di ogni autore e immediatamente seguita da alcune produzioni, delle quali si offre la traduzione in italiano, per mano degli stessi autori o dei curatori. Insomma, una miriade di voci e di suoni. Una ricca sequenza di grafemi e fonemi, capaci di produrre un… “dialètt che canta”.