Profughi, così Arzo risponde all’emergenza

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Per ora il fabbisogno per l’alloggio dei richiedenti l’asilo attribuiti al Canton Ticino è stato colmato facendo capo alle strutture ordinarie o a quelle a lungo termine. Alla Perfetta di Arzo, disponibile fino al 29 febbraio 2024, a giorni si prevedono i primi arrivi. “Sono oltre 540 le attribuzioni, più del 2022, di cui 120 minorenni non accompagnati”.

Dopo aver risposto lo scorso marzo all’emergenza ucraina, il centro studi e vacanze “La Perfetta” di Arzo, in territorio di Mendrisio, ha riaperto le porte da alcuni giorni ospitando in particolare richiedenti l’asilo – soprattutto famiglie con bambini afghane e turche, ossia le popolazioni in questo momento in cima alla classifica di chi cerca rifugio in Europa, Ticino incluso.
Ad oggi la struttura di Arzo (capacità di 74 posti) ha raggiunto una quarantina di ospiti e “entro la fine di questa settimana con tutta probabilità La Perfetta raggiungerà la massima capienza” – dichiara Renzo Zanini, capo dell’Ufficio dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati del Canton Ticino, con il quale abbiamo fatto il punto. “Si tratta di richiedenti l’asilo ordinari, che hanno già formulato la richiesta d’asilo a Chiasso e che hanno ottenuto l’attribuzione al Canton Ticino, chi con già risposta positiva di accoglienza, chi ancora in attesa”.
Non mancano iraniani, siriani e iracheni, seppure in minoranza. “L’attuale forte pressione migratoria che vive oggi la Svizzera – prosegue Zanini – ha imposto alla Segreteria di Stato della migrazione (Sem) di dover velocizzare l’uscita dai centri federali, perché la capacità dei letti non permette più di ospitare i richiedenti per i 140 giorni richiesti dalla procedura fino all’ottenimento della decisione d’asilo”.
L’attuale quarantina di ospiti della Perfetta sta così seguendo il percorso di integrazione, coadiuvato dalla Croce Rossa Svizzera, su mandato cantonale. “I richiedenti l’asilo ad Arzo non sono detenuti, hanno libertà di spostamento” – sottolinea Zanini – “Viene elargito loro un accompagnamento intensivo quotidiano della prima fase di integrazione, che va dall’insegnamento della lingua italiana a nozioni di geografia, anche solo per orientare i diversi ospiti sul luogo in cui sono improvvisamente approdati. Durante la notte c’è un presidio di sicurezza ”. Si dovrà ricorrere anche all’apertura di Centri della protezione civile in Ticino per rispondere alla forte pressione migratoria? “Non è escluso. Il Cantone deve far fronte al numero di persone che gli vengono attribuite dalla Sem. Oggi riusciamo a garantire un alloggio per tutti in strutture adeguate, di dimensioni medio-grandi. Ma se fra qualche settimana non avremo più strutture adeguate, allora dovremo purtroppo ricorrere ai centri della Pci”.