
“I polmoni dell’Associazione Telefono S.O.S. Infanzia – come afferma sempre il nostro coordinatore Paolo Frangi – sono i volontari e l’ascolto. Mai frase più vera”. È con questa citazione che Tina Mantovani (membro e responsabile della sede) ha iniziato la conferenza stampa indetta, la scorsa settimana presso il centro di Via Puccini 4b a Chiasso, al fine di “fare il punto” dopo due anni di pandemia. La responsabile ha spiegato poi che il lavoro dei volontari non si limita al solo rispondere al telefono; infatti tra gli obiettivi del Telefono S.O.S Infanzia, oltre alla raccolta dei segnali di violenza psicologica e fisica, maltrattamenti e malessere sociale, ci sono pure un’azione di sensibilizzazione e prevenzione.
L’Associazione – ha messo in luce Tina Mantovani – non si fa carico delle urgenze in prima persona ma si occupa di attivare un meccanismo di intervento, affidabile e discreto, preoccupandosi preventivamente di accertare le generalità di chi fa la chiamata e di verificare il quadro della situazione descritta. Poi Telefono S.O.S. Infanzia contatta l’ente oggi preposto dalla legge che farà, a seconda del contenuto, proseguire la denuncia coinvolgendo i servizi sociali o altri enti interessati, già esistenti sul territorio. “Nonostante siano passati molti anni dall’inizio di questa attività, siamo ancora molto sollecitati; forse perché siamo volontari e con noi chi segnala si sente ascoltato veramente, non avverte giudizi e si fida, può liberare le emozioni… anche perché noi – ed è la base di tutto – agiamo col cuore, rispettando tempi e silenzi. E dove non può arrivare S.O.S Infanzia, visto che non usciamo dalla nostra sede, affidiamo l’azione “sul campo” a Lidia Canonico e alla sua associazione “La sorgente”, ha spiegato Mantovani. E ha specificato: “In casi complessi – soprattutto riguardanti i minori – ci chiedono al telefono di poter essere accompagnati in presenza, ma noi purtroppo per statuto non lo possiamo fare. Ecco che quindi Lidia entra nel pratico e li accompagna in ospedale, o in istituti,…”. “La nostra Associazione – continua Tina Mantovani – è riconosciuta a livello cantonale dal Dipartimento della sanità e della socialità; collaboriamo con stima e fiducia reciproca con lo Stato e le altre associazioni affinché il nostro servizio sia il più efficiente possibile. Questo proprio perché siamo volontari e non siamo professionisti – anche se abbiamo una formazione e una preparazione – e sappiamo bene dove possiamo andare e quando dobbiamo fermarci. Ecco infatti che la collaborazione con gli esperti – di vari settori – per noi è fondamentale e di primaria importanza”.
I dati
Nei due anni “di pandemia” si è assistito ad un aumento dei casi per abuso di alcol e psicofarmaci da parte dei giovani. Ecco nello specifico le casistiche.
2020 – Sono stati 33 i casi complessi segnalati al Telefono S.O.S Infanzia soprattutto dai vicini di casa e dalla famiglia (mamma e papà) stessa; di questi 27 provenivano dal Ticino, 3 dalla Svizzera e gli altri in Italia. Oltre a maltrattamenti fisici e psicologici sono stati registrati 13 casi per problemi legati alla droga. La fascia d’età è quella tra i 13 e i 16 anni, segue poi quella tra gli 8 e i 12.
2021 – I casi complessi segnalati al Telefono S.O.S Infanzia sono stati 31; 17 dei quali legati alla droga e alle violenze di ordine pubblico (già conosciuti alla polizia). I segnalatori in questo caso sono stati soprattutto la famiglia, ma anche i minori stessi. La fascia d’età è quella tra i 13 e i 14 anni, segue poi quella tra i 15 e i 16. Di questi 30 casi sono ticinesi, 1 invece italiano.
Sull’“impennata” di abuso di alcol, droga e psicofarmaci Lidia Canonico ha messo in luce come abbia recentemente dato il “la” al progetto di creazione di un centro d’accoglienza protetto per questi giovani. Progetto che è già stato sottoposto al Cantone e che presto vedrà la creazione di un gruppo di lavoro. “Troppo spesso – rileva l’ideatrice – questi minori non hanno la possibilità di essere accolti in strutture idonee e che possano fornire loro gli strumenti per uscire da queste situazioni. Così mi sono attivata in questo senso”.
Al di là della linea telefonica
Presso la sede di via Puccini vengono impartite da Max Onorari delle lezioni di pianoforte ai giovani meno fortunati; a Tesserete invece Ada Alloi da oltre 20 anni gestisce un negozio di abbigliamento che, attraverso gli introiti, permette di sostenere 5 adozioni a distanza in Togo; a Chiasso infine c’è posto pure per il progetto Treebù (ideato da Simona Gaggini e Sonia Zanetti e sostenuto dalla Catena della Solidarietà) che si rivolge ai ragazzi (14-20 anni con possibili eccezioni fino a 25 anni) che vivono situazioni di difficoltà transitoria in ambito scolastico, famigliare, nei rapporti con i pari età o nell’inserimento. E in questo contesto è nato pure “GuardacheRoba”, uno spazio di scambio-vendita di abbigliamento d’occasione dai giovani per i loro coetanei.
Premio Federico Mari
Il 17 novembre 2014 è venuto a mancare il fondatore e coordinatore Federico Mari che l’Associazione vuole ricordare come pioniere e visionario: il primo che si è chinato sul fenomeno degli abusi e dei maltrattamenti su minori. Dopo lo smarrimento iniziale i soci e i volontari hanno fatto quadrato e proseguito sulle linee guida indicate dal fondatore.
Nel 2015 la direzione dell’Associazione ha deciso di istituire un premio “Federico Mari”. Lo stesso viene conferito ad associazioni attive nel sostegno a minori in ambito sia locale sia internazionale. Particolare attenzione viene riservata alle associazioni che svolgono la propria attività in forma di volontariato e che sono al beneficio dell’esenzione fiscale. “Ci teniamo molto a questo premio e vogliamo ricevere ancora più candidature”, ha dichiarato Paola Primerano Robbiani, membro di Telefono S.O.S Infanzia e responsabile delle finanze. “Proprio per questo motivo abbiamo deciso di prolungare il termine per le candidature dei progetti: c’è tempo quindi fino al 10 novembre. Poi, dopo attenta valutazione il premio verrà consegnato il 19 novembre alle 10.15 nella sala del Consiglio comunale di Chiasso”.