Moto che hanno fatto la storia, appassionati da diversi Paesi e un percorso spettacolare. Si è svolta a inizio luglio la 35.a edizione della Milano-Taranto, una rievocazione storica di motociclette d’epoca. Dai sidecar, passando per le vespe, per terminare con le moto con cilindrate superiori: tutte rigorosamente prodotte tra gli anni ‘20 e gli anni ‘60. Tra i diversi appassionati che si sono recati in Lombardia vi erano pure molti svizzeri, romandi e svizzeri tedeschi, ma pure qualche ticinese. È il caso di Milena e Norberto Bianchi (primi classificati nella categoria sidecar), di Gianfranco Chiesa, tutti di Rovio, e del malcantonese Jurg Schmid.
Rispettivamente con un sidecar BMW R69 S 600cc del 1966, una BMW R69 del 1957 e una Moto Guzzi GT16 500cc del 1931, sono tutti riusciti senza troppe difficoltà a completare l’intero percorso diviso in sei tappe, per un totale di 1’753 chilometri. Un intenso viaggio, dove la competizione non è al centro dei pensieri dei corridori in mezzo ad alcuni dei luoghi più caratteristici e incantevoli della penisola: dalle zone adiacenti allo storico circuito del Mugello, passando per Montenero Sabino e Cassino, per arrivare a Castel del Monte, la fortezza fatta costruire da Federico II di Svevia quasi ottocento anni or sono a nord della Puglia.
Un itinerario fantastico che percorso con moto d’epoca è reso ancor più affascinante.
Dal 1987 numerosi appassionato corrono sulle strade italiane in questa rievocazione della storica corsa motociclista che, in diverse salse (Milano-Caserta, Milano-Napoli, Milano-Roma-Taranto e solo Milano-Taranto), è stata organizzata tra il 1919 e il 1957, anno in cui, a causa degli incidenti mortali verificatisi in quella edizione, aveva subito un’interruzione forzata.
Ma che ambiente si trova in questo evento? Lo abbiamo chiesto a Gianfranco Chiesa, che quest’anno è riuscito a piazzarsi in terza posizione su 33 concorrenti nella categoria 500cc: “L’atmosfera è una delle cose più belle, siamo tutti uniti dalla stessa passione. C’è chi la fa da quarant’anni, chi partecipa per la prima volta, chi viene da oltreoceano, quindi si fanno delle conoscenze straordinarie. Oltre ai gruppetti che si formano lungo il percorso, durante le soste ti fermi a mangiare la bruschetta con chi vuoi. C’è un’atmosfera molto amichevole. Quando ad esempio incappi in un problema al tuo mezzo un altro partecipante ti presta la candela o la pompa per gonfiare le ruote”. La lunghezza delle tappe varia da quasi 400 km a poco meno di 200. La prima si percorre per metà in notturna dato che la partenza è fissata per mezzanotte. Le altre occupano l’intera giornata, dalle 8 alle 17 circa, in base all’itinerario e alla velocità con la quale una persona lo vuole percorrere.
“Viaggiare in sella a una moto d’epoca per un lungo viaggio è una grande emozione – ha proseguito il viticoltore roviese. – Con gli itinerari scelti dagli organizzatori si può godere di magnifici paesaggi e si può scoprire l’Italia in maniera differente da quella abituale. Questo evento ti porta in certi luoghi che non per forza visiteresti durante una classica vacanza, ma non per questo motivo meno incantevoli”.
Nel corso di ognuna delle sei tappe sono previste diverse soste, durante le quali il club o l’associazione autoctona di turno organizzano piccoli eventi con cibi e bevande per rifocillare i corridori. Al termine della rievocazione viene pure distribuito il premio per il miglior ristoro, assegnato da una giuria che viaggia assieme agli altri partecipanti e che fa parte della categoria “assaggiatori”.
Una volta arrivati a Taranto, in Puglia, la festa continua con la premiazione e la felicità di essere riusciti a portare il proprio mezzo in fondo al viaggio dilaga tra i concorrenti. Poi bisogna tornare indietro. Qualcuno si organizza con furgoni o altri metodi per riportare le moto a casa, altri, invece, tornano alla propria dimora come l’hanno lasciata, ripercorrendo, questa volta in senso contrario, da sud a nord, il Bel Paese, con la voglia di ripetere l’esperienza.