
Musica, birrette, toni alti e la voglia di stare insieme dopo due anni di Covid. Cresce la movida sotto le finestre di casa in via Gismonda e dura fino alle tre di notte. “Non ci sono tappi nelle orecchie o altri sistemi che funzionino. A volte diventa impossibile dormire e incominciamo anche ad avere paura di imbatterci in qualche situazione fuori controllo. A chi si affaccia è capitato di sentirsi dire frasi tipo “vieni anche tu a divertirti e non chiamare la Polizia!”. La pace è un ricordo e ci sono inquilini di appartamenti che stanno pensando di traslocare”. Questo ci dicono alcuni abitanti di via Gismonda nel nucleo storico di Mendrisio. Da mesi in certe serate (soprattutto di giovedì) succede questo: verso le 23 il bar Vignetta di fronte all’Accademia d’architettura chiude i battenti e gli studenti che lo frequentano – a mò di fiumana – si riversano al bar Növ Matag inoltrandosi nel centro storico. All’orario di chiusura di quest’ultimo locale pubblico, gli avventori (si parla a quel punto di 70/100 persone) si riversano in Piazzetta Borella dove certe sere rimangono fino alle tre o anche tre e mezza del mattino lasciando sul campo bicchieri, bottigliette, mozziconi e di recente anche escrementi. Il nervosismo aumenta tanto che diverse lettere sono state inviate al Municipio della Città. L’ultima è una raccolta di firme consegnata in queste ore al Municipio. Una sorta di petizione con la quale abitanti del comparto, ristoratori e negozianti lamentano notti agitate e chiedono che l’Esecutivo dia una svolta a questa escalation. “A dire il vero è una storia che è iniziata nel giugno del 2020” spiegano alcuni proprietari di immobili. Cosa accadrà ora? Come pensano le autorità di far fronte a questa tensione che si è creata nel cuore della Città ma che in realtà è esperienza comune a molte città fra le quali, a poca distanza, Lugano e Como. “Il problema in via Gismonda è pressante” ammettono il sindaco Samuele Cavadini ed il capodicastero sicurezza pubblica Samuel Maffi. Cosa accadrà ora?